-Che vuol dire che sei come me?

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Rick era al suo fianco.
Metteva crocette a caso come Harry non lo aveva visto mai fare.
Per mezz'ora aveva chiesto a lui e agli altri compagni di classe quale fosse la risposta corretta alle domande del compito il classe ma era riuscito a copiare davvero poco.
-Ma perché non studi?- lo prese in giro Harry ridacchiando con una mano davanti la bocca per non farsi vedere dal professore.
-Ho avuto da fare ieri.- rispose scontroso l'altro.
-Certo.- ridacchiò ancora Harry.
-Ragazzi, consegnate.- disse il professore all'intera classe.
Il grattare delle penne sui fogli finí improvvisamente e tutti consegnarono il loro compito al professore.
-Richard, non hai messo nome è cognome.- lo riprese annoiato il professore.
Il suo amico corse di nuovo alla cattedra per aggiungere ciò che aveva dimenticato.

Harry rideva tra sé mentre rifaceva lo zaino prima di uscire dalla scuola.
Se Rick aveva dimenticato persino il cognome, poteva solo immaginare come fosse andato il compito.

-A te come è andata? Ho visto che hai risposto a tutte.- disse Rick.
Paul si avvicinò a loro.
-Sei pessimo anche a copiare allora.- lo prese in giro Harry facendo ridere Paul -Se avessi copiato bene, avresti visto che non le ho inserite tutte le risposte. Alcune non le sapevo.
-Ma come credi sia andato?- chiese Paul.
-Bene. Tutto sommato non mi lamento. Non sapevo la seconda e la quarta, la quinta l'ho proprio dimenticata. Sono sicuro che una volta a casa me la ricorderò come al solito.- rispose mentre tutti e tre uscivano dall'aula.
-A te come è andata?- chiese Harry.
-Bene! Ho risposto a tutto.
-Potevi farmi copiare.- si intromise innervosito Rick.
-Ma se mi trovavo due file davanti a te.- si difese l'altro.
-Che importa? Ho una vista da falco.
-Non sei riuscito a copiare da me, Rick. Figurati da Paul!
Paul ed Harry scoppiarono a ridere ed anche Rick sorrise divertito.

Una volta usciti da scuola, Harry tornò a respirare. Dentro quella scuola alle volte non ci riusciva quasi.

Passarono davanti ad un gruppo di macchine, diretti tutti e tre alla fermata del bus.
Li, Harry incontrò diversi suoi amici.

Non si definiva un ragazzo popolare. Solo molto socievole. Faceva amicizia in fretta e tutti lo consideravano simpatico. Certo non erano amicizie vere e profonde, al massimo conoscenze o amicizie di circostanza. Non come Paul o Rick.
Nonostante tutto però ad Harry non dispiaceva. Non era mai solo almeno.
Stava parlando con alcuni di loro quando una voce lo chiamò.

-Harry.
Quest'ultimo si girò.
Non conosceva l'uomo davanti a lui.
Non era troppo grande, doveva avere massimo ventidue o ventitré anni.
Era alto quanto lui, doveva arrivare massimo al metro e settanta, aveva un viso pulito, senza barba, un orecchino che pendeva dal lobo destro e capelli lisci mediamente lunghi che teneva legati in una coda.
Gli sorrideva gentile.
-Ciao.- lo salutò Harry, confuso e sorpreso.
-Ciao, tu non mi conosci. Mi chiamo Éclair.- gli porse la mano l'altro.
Harry la strinse ancora confuso.
Il ragazzo aveva un accento francese, insolito da quelle parti.
-Lo so che ti potrebbe sembrare strano ma ti andrebbe di fare quattro passi insieme?- gli propose.
I suoi amici lo guardarono un po' preoccupati.
In teoria non bisognava fidarsi degli sconosciuti ma Harry stranamente non era spaventato da quel ragazzo.
Era sicuramente un ragazzo insolito, con quello stile trasandato, ma ad Harry ispirava fiducia.
-Ok.
L'altro gli sorrise.
-Andiamo allora.- e così dicendo mosse qualche passo verso il lato opposto della strada, quello meno popoloso.
Harry lo seguì.
-Come sai il mio nome?- chiese curioso il più piccolo.
-Ti tengo d'occhio da un po'.
Nonostante la frase avesse molto colpito Harry, quest'ultimo continuò a non sentirsi minacciato o preoccupato dall'altro.
-Mi tieni d'occhio?- rise.
L'altro annuì.
-Si ma ti spiegherò meglio dopo. Prendiamo un caffè così possiamo parlarne con tranquillità.

E così fecero.
Harry lo seguì in un bar poco distante dalla scuola e si misero seduti ad un tavolino, lontani da orecchie indiscrete.
Dopo aver ordinato, Éclair cominciò a parlare.
-Mi dispiace se ho interrotto prima una conversazione con i tuoi amici.
-Non ti preoccupare.- lo tranquillizzò Harry.
L'altro continuò a sorridergli cortese.
-Prima ti ho detto che ti tengo d'occhio da un po'. È qualche giorno che ti osservo. Ho visto quello che è successo nell'alimentare ieri sera.- disse tranquillamente.
Ora si che Harry era stupito.
-Hai... Hai visto cosa, esattamente?- indagò.
Éclair sorrise divertito.
-Ho visto che hai giocato un po' con il commerciante.
Harry non riusciva a capire. Ora sì che si sentiva inquieto.
-Non capisco.
-Ti sei trasformato. In una bambina, in un uomo ed infine in una donna.
Harry ingoiò un groppo di saliva, rumorosamente.
-E perché se mi hai visto non sei spaventato? Come mai sei così sereno?- chiese ansioso.
Che volesse minacciarlo?
Che volesse consegnarlo in un qualche centro sperimentale perche facessero esperimenti su di lui come fosse una cavia da laboratorio?
Lui sorrise ancora, divertito e.. quasi intenerito.
-Perchè io sono come te.

Saturno non ha anelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora