Tu mi leggi nella mente?

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-Scusate ragazzi, devo rubarvi il vostro professore per qualche minuto.- interruppe la lezione Dafne.
Harry si alzò, confuso, e la seguì fuori dalla sua classe.
-Che succede?- chiese.
-Volevo chiederti un favore. Sono passati tre giorni ma Tag non vuole uscire dalla sua camera. Puoi andargli a parlare?
-Lucy non riesce ad aiutarlo?- chiese Harry.
Dafne scosse il capo. Harry sospirò e ci pensò su.
-Va bene, cerco di sbrigarmi oggi pomeriggio. Faccio un paio di commissioni per Louis e poi vado in serata da Tag per parlargli. Magari riesco a convincerlo almeno a presentarsi alle lezioni.
Dafne annuì.
-Ti ringrazio. Gli altri Consiglieri non sono riusciti a molto.
-Io non sono un Consigliere però.- le fece notare Harry, sorridendo divertito.

Ormai capitava sempre più spesso che le persone si rivolgessero a lui in qualità di Consigliere e non più come Harry e basta.
Da una parte ne era felice. L'altra invece pregava di non illudersi per poi rimanere male alla fine.

-Dai, ormai fai parte di noi. Io lo dò per scontato, così come fanno anche gli altri.

Ad Harry faceva paura proprio quello infatti.
Non dava mai per scontato nulla, perché dare per scontato voleva dire cercarsi delusioni a prescindere.

-Torno in classe.- disse, sorridendole debolmente.
Dafne così lo lasciò andare. Una volta dentro cominciò di nuovo a filosofeggiare come al solito.
Harry, ormai, trovava in quelle lezioni un modo per sfogarsi. Parlare per ore di come si fa a mantenere il controllo, a cosa serva e come lui fosse riuscito a farlo, era una sorta di psicoanalisi.
Gli faceva lo stesso effetto.
Quei ragazzi poi pendevano dalle sue labbra.

Passò la successiva ora a chiacchierare, finché l'ora non finì e la campana suonò.

-Ci vediamo domani ragazzi.- li salutò.
Tutti uscirono e lui si sbrigò a fare quanto Louis gli aveva chiesto.
Lo caricava sempre di lavoro. Essere il suo assistente non era affatto facile, a differenza di quanto pensasse all'inizio.
Da qualche giorno poi, Louis era proprio strano con lui.
Non era freddo e nemmeno apatico nei suoi confronti ma comunque gli dedicava meno tempo del solito.
Non andavano più in missione insieme, forse anche perché non ve ne fosse nessuna nuova, ed in ufficio non aveva bisogno granché di lui. Le uniche cose che doveva fare per suo conto, non lo vedevano granché coinvolto.

Ad Harry mancava tantissimo Louis ma non ebbe tempo per riflettere su quel genere di cose.
Doveva sbrigarsi o non sarebbe riuscito a passare in serata dal nuovo ragazzo.
Verso le otto di sera, invece di andare a cenare, decise che fosse meglio dirigersi nel dormitorio, fino alla stanza di Tag.
Bussò un paio di volte prima che il ragazzo aprisse la porta.

-Tu chi sei?- chiese.
-Ciao, sono Harry.- si presentò allungando la mano perché l'altro la stringesse.
-Io ti conosco. Mi ricordo di te. Sei venuto con Lucy la prima volta a casa mia.
Harry annuì.
-Esatto. Mi hai beccato!- scherzò anche se l'altro non rise. -Mi fai entrare?- tentò.
Avrebbe scommesso che Tag rispondesse di no ed invece lo lasciò entrare.
-Sei venuto come tutti gli altri per parlarmi, non è vero?- chiese con le braccia incrociate al petto.
-Giá! Colpito e affondato Tag.- scherzò ancora. Ma proprio nulla. Nessuna risata scappava dalle labbra dell'altro. Harry pensava che fosse anche normale come cosa. Era un Maledetto e, per quanto ne sapeva lui, questo genere di persone non ridevano più di tanto. Era come se una malinconia ed una tristezza perenne li seguisse ovunque.
Il Maleficio li dominava perciò era consigliabile per loro studiare ed allenarsi. Per controllare quella parte di loro e riuscire a depositarla in un angolo del loro Io. Così che non li dominasse sempre.
-Vedi Tag. Siamo preoccupati per te. Non puoi stare per sempre chiuso qui dentro e la scuola che c'è fuori di qui è meravigliosa. Io ero un allievo loro fino a qualche mese fa e come te all'inizio mi sentivo strano. Ma ci sono persone come te li dentro, persone che hanno bisogno di aiuto. Studiano, si allenano e riescono a vivere in pace con loro stessi. Perché non gli dai una possibilità?- chiese Harry.
-I miei mi hanno cacciato di casa perché sono un mostro. Anche i tuoi hanno fatto lo stesso con te?- chiese sulla difensiva.
Harry abbassò lo sguardo.
-No, non lo hanno fatto. Ma proprio per questo devi venire a scuola. Perché così potrai imparare a controllarti e potrai un giorno guardarli in faccia e rendere conto a te stesso del fatto che non sei un mostro e che, chiunque nella tua vita ha detto che lo fossi, sbagliava.- Harry fece una pausa -Dacci una possibilità. Nessuno ti obbliga a venire ma almeno potresti provare a vedere di cosa si tratta. E poi potresti farti degli amici.
Tag scosse il capo.
-Non voglio amici. Le persone non mi piacciono.
-Va bene, ok. Niente amici! Però almeno dai una possibilità al resto.- fece una pausa -Davvero pensi di non poter riuscire a fare questo?- chiese sperando con tutto il cuore che l'altro rispondesse di si.
Tag guardò fuori dalla finestra. Si riusciva a vedere la mensa da lì ed era tutta illuminata per via degli studenti che stavano mangiando ancora.
-Che cosa fanno li?- chiese poi.
-Quella è la mensa. Li si mangia.
-E poi? Nel resto della scuola?
-Si studia, come in qualsiasi altra.- spiegò Harry -Potrai fare lezione, per tutto il giorno quasi, allenarti con i tuoi insegnanti e poi tornare qui quando avrai finito.
Tag non rispose, continuando a guardare fuori dalla finestra.
-Pensi di poter provare?
Guardò Harry per qualche momento, senza rispondere, poi: -Non lo so.- e detto ciò tornò a guardare fuori dalla finestra.
-Va bene. Ma secondo me sbagli!- Harry diede ascolto, come sempre, alla sua parte impulsiva -Sbagli perché non dai una possibilità a noi ma nemmeno a te stesso. Sbagli perché potresti migliorare e sentirti bene ma non vuoi farlo. Io più di così non posso dirti ma provaci. Anche se non ti va all'inizio. Provaci!
Tag lo guardava fisso.
Poi, quando Harry capì che non avrebbe detto nulla, uscì dalla camera e tornò nella sua, pronto a riposare.

Saturno non ha anelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora