- 𝘤𝘩𝘢𝘱𝘵𝘦𝘳 𝘯𝘪𝘯𝘦𝘵𝘦𝘦𝘯

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„𝙳𝚘𝚙𝚘 𝚃𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚀𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚃𝚎𝚖𝚙𝚘"

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„𝙳𝚘𝚙𝚘 𝚃𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚀𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚃𝚎𝚖𝚙𝚘"

Le pareti del familiare edificio non erano nemmeno lontane dal farmi sentire di nuovo a casa.
Troppi erano i pensieri invadenti, mi ricordavano che io non avevo più nessuno.
Sapevo benissimo che bastavano poche ore lì dentro per rimandare la mia mente, ancora, nei suoi posti più oscuri. Le emozioni si scontravano come in una guerra aperta su un campo di battaglia ricoperto di sangue. E il mio cuore batteva per l'ansia di rivederlo, dopo tutto quel tempo.

Si era scordato di me? La scintilla del suo amore si era affievolita? Ma soprattutto, lo sarei riuscita a perdonare?
Volevo abbandonarmi alle sensazioni del cuore, però la testa mi riportava alla ragione.

Deve sudare il mio perdono. Dettai a me stessa.
Non sarei passata per una debole. Non davanti agli altri, non davanti a lui.

«Tutto bene?» mi domandò Bruce all'improvviso. Si voltò così da osservare ogni mia espressione. Non tollerava bugie.

«Sono stata meglio» risposi continuando a guardare di fronte a me.
Niente era cambiato, forse solo le persone al suo interno.

Sapevo che avremmo dovuto aspettare ancora qualche ora per il ritorno di Steve e Sam, che erano andati a chiamare Natasha, quindi Wanda e Visione; così la preoccupazione che si irradiava su ogni mio muscolo involontario, divenne più leggera quasi come una piuma, tuttavia sarebbe ritornata veloce come un uragano non appena avrei risentito la sua voce.

Ero così persa fra le nuvole che non mi accorsi il modo in cui Bruce mi aveva trascinato all'interno del complesso. Sentiva la mia tensione, ma non era nulla che non conoscesse già. Ci viveva in quello stato, ogni giorno senza lamentarsi nemmeno una volta. Sembrava irrispettoso, quindi, farlo io.

L'unico all'interno del centro era Rhodey, che una volta chiamato, aveva dato l'ordine di convocare i rappresentanti degli Accordi insieme al Segretario di Stato. Non avevo intenzione di entrare in quella stanza piena di bamboccioni, anche se non erano realmente lì.
Piuttosto, decisi di andare in bagno a rinfrescarmi un po' e a medicarmi alcune ferite inflittemi dal mostro con cui avevo combattuto poche ore prima.

Vedermi allo specchio in quello stato non giovava affatto sulla mia autostima, e qualcosa all'interno della mia testa mi gridava di sistemarmi.
Così, presi una spazzola dallo sportello a destra e cominciai a pettinare i capelli, facendo si che fossero presentabili, alla fine. Per il viso non potevo fare molto, graffi lo adornavano creando un quadro la cui tela aveva subito dei danni. Solo la t-shirt bianca che indossavo era rimasta intatta, forse con qualche punto sporco qua e là.

Age Of Caos » Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora