CLANG!
Xingming aprì l'antina metallica dell'armadietto per prendere le sue scarpe e per riporre quelle scolastiche* nel cubicolo. Una volta fatto lo scambio, prese lo zaino e se lo mise in spalla, per poi avviarsi verso le rastrelliere con passo spedito.
Era stato il suo primo giorno di scuola ed era stato davvero impegnativo per quanto riguardava le infinite ore di lezione, ma nonostante ciò era stato piacevole. Aveva fatto amicizia con alcuni compagni e alcune compagne e, per una volta, si sentiva accettata, soprattutto per il suo dono. Certo, aveva passato davvero poco tempo con la 1^A e le uniche conversazioni che aveva avuto avevano come fulcro la sua prestazione ai test di quella mattina e il suo quirk. A proposito di quest'ultimo, si era ritenuta davvero fortunata a farsi scappare la lettura solo dei pensieri di Mina e non qualcos'altro. La castana era convinta che se non fosse stato per gli inibitori avrebbe combinato qualche disastro, però non era cosciente del fatto che stava solo ritardando qualcosa che temeva da troppo tempo: perdere il controllo.
E con questi pensieri slegò la catena dalle ruote della bicicletta, per poi mettersi in sella e avviarsi verso la via di casa.
Qualche spinta ai pedali e si trovava già fuori dalle porte imponenti della U.A., mentre il vento le scompigliava i capelli scappati allo chignon.
Una volta varcato il cancello della sua dolce dimora, non le restò che mettere a posto il suo mezzo di trasporto ed entrare in casa. Quando fece questo notò però che c'era qualcosa che non la convinceva. C'era un'atmosfera decisamene troppo silenziosa e a tratti inquietante. Le vennero addirittura i brividi lungo la schiena per quella quiete quasi spettrale, cosa che non apparteneva a quella casa.
Ricordava benissimo che sin da piccola non c'era mai stato quel tipo di silenzio, perché quest'ultimo era sempre accompagnato da vari rumori o anche da un semplice sottofondo anche se praticamente impercettibile, ma quello era davvero troppo. Ci doveva essere per forza qualcosa sotto.
Così appoggiò la borsa e si tolse le scarpe, per poi attraversare il salotto e sbucare nel grande giardino sul retro dell'edificio.
Nonostante il sole fosse ancora presente all'orizzonte, una leggera ombra avvolgeva il prato verde. La castana era ancora inchiodata sulla cima degli scalini legnosi, mentre ispezionava centimetro per centimetro quella distesa erbosa con lo sguardo.
-Ma che...-sussurrò tra sé e sé, prima di decidersi a mettere i suoi delicati piedi sui fili d'erba ed è lì che capì.
Che i giochi abbiano inizio.
Non ne poteva già più. Il sole, il caldo e il sudore erano cose che il biondo proprio non riusciva a sopportare in quel momento. Era pomeriggio inoltrato, le strade erano accompagnate solo dalla luce primaverile di metà aprile alternata da qualche rara macchia scura sul terreno. Trascinava i piedi ed era stufo del fatto che l'afa lo stava facendo sudare nei suoi vestiti scolastici. Generalmente non gli sarebbe dispiaciuto grondare di sudore, ma solo se fosse stato in abiti più adatti.
Svoltò l'angolo e sbucò sul piccolo sentiero pavimentato di casa sua.
-Oi! Sono a casa! -gridò appena entrato in casa, mentre si toglieva con fare svogliato le scarpe, per poi filare al più presto al piano di sopra per evitare la sua genitrice.
SBAM!
Sbatté la porta di camera sua, mentre lanciava la borsa sulla sedia accostata alla scrivania. Si buttò a peso morto sul letto distrutto dalla giornata scolastica, a suo parere alquanto straziante.
La sua schiena così contratta ringraziò nell'esatto momento in cui entrò in contatto con la superficie morbida del materasso, tanto da farlo entrare in uno stato di beatitudine indescrivibile.
Il suo respiro echeggiava nella camera come un mantra disturbando il silenzio intorno a lui, ma non era la stessa cosa nel suo cervello. Bakugou chiuse gli occhi e si mise l'avanbraccio sopra a questi ultimi per stare completamente al buio per qualche attimo e nel tentativo di tappare quelle voci, ma con scarsi risultati. I suoi pensieri correvano, rimbalzavano e sgomitavano con prepotenza tra di loro da una parte all'altra della sua mente, impedendogli di riposarsi quei pochi minuti prima di mettersi a studiare.
Era una tortura e per quanto la sua volontà fosse grande, non riusciva a mettere a tacere tutto. Probabilmente dall'esterno molti non avrebbero mai pensato al ragazzo come una persona molto riflessiva e solitamente era così, se non fosse che l'oggetto dei suoi pensieri non era la sua scalata verso il primo posto nella classifica degli eroi e Deku, ma qualcos'altro. In fondo sapeva a che cosa stavano roteando i suoi pensieri, però preferiva ignorare per ora la fonte di tutta quell'attività mentale e andare a farsi una bella doccia fredda prima di darsi da fare con lo studio.
Le sottili dita sfioravano i piccoli quadratini neri con velocità ed eleganza, tanto da sembrare leggere carezze date a un neonato appena nato. Nonostante i polpastrelli si muovessero con ritmo sostenuto la schermata ubbidiva deliziata da quella delicatezza che apparteneva alla padrona.
Sì, hai capito lettore. Ti sto prendendo in giro. È vero che le dita si muovevano veloci, ma di certo non aveva eleganza, ma neanche goffa. Diciamo che la sua figura era statica, ma le sue dita erano la controfigura di Flash.
Era quasi sera e il sole era in procinto di abbassarsi all'orizzonte prima di lasciare spazio alle tenebre della notte spezzate dalla purezza del bianco lunare.
Xingming sedeva sulla sua sedia mentre era impegnata a scrivere a grande velocità sul computer nella speranza che le parole usate fossero accattivanti e abbastanza pertinenti allo scopo a cui puntava. Ricontrollò un paio di volte quello che aveva scritto prima di premere il tanto agognato tasto invio e abbassare la schermata del portatile.
Si accasciò allo schienale della sedia, buttando il capo all'indietro e togliendosi gli occhiali da lettura dal naso torturato dalle molte ore di studio.
Era esausta.
Dopo la giornata scolastica non aveva avuto un attimo di tregua e ciò era abbastanza comprensibile. Era arrivata con due settimane dopo l'inizio delle lezioni e doveva mettersi assolutamente in pari. Odiava rimanere indietro e non aveva nessuna intenzione di farlo proprio in quel momento.
La castana liberò i suoi lunghi capelli dallo chignon disordinato, facendo rilassare la sua cute dopo sofferenze.
Fece calare il buio sui suoi occhi e svuotò più che poté la mente, per godersi la quiete nella camera, se non fosse che un neurone ribelle non glielo permise.
DANNATO NEURONE.
Schiuse gli occhi infastidita e scattò dalla sedia catapultandosi di faccia sul suo letto, ma evidentemente neanche il computer era d'accordo sul farla riposare.
DIREI CHE È UN COMPLOTTO.
*In Giappone prima di entrare nei corridoi scolastici, si cambiano le scarpe usate per l'esterno con quelle scolastiche e viceversa quando devono uscire dalle mura scolastiche.
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SPAZIO AUTRICE
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Qualcosa in più - Bakugou Katsuki
Fanfiction~Tratto dal "Capitolo 11"~ Quegli anni passati senza di lei erano stati colmati solo dall'odio incondizionato per Deku, però al posto di riempirlo, lo aveva svuotato sempre di più. [...] -Senti, so che sei arrabbiato e se vorrai che mi allontani d...