Capitolo 5 "Con un minimo di furbizia"

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Le mancavano pochi passi per arrivare all'aula della 1^A, eppure la castana aveva rallentato di poco il passo per vedere chi stava correndo alle sue spalle.

-Ehi Ye! -gridò a una decina di metri un ragazzo dai capelli gialli e piuttosto lunghi con una ciocca nera. Lei arrestò la sua camminata e si girò completamente dando le spalle alla sua destinazione.

-Ciao. Kaminari, giusto? -domandò lei con uno sguardo per aver conferma una volta che lui si era avvicinato.

-Esatto-replicò lui con un leggero fiatone-sono seduto vicino a Jirou-.

-Ah sì. Ti serve qualcosa? -chiese la castana sistemandosi la piccola borsa sulla spalla.

-Ecco...tu sei nuova di queste parti, non è così? -.

-Be' non proprio, ma perché mi fai questa domanda? -ribatté accigliandosi appena.

-Saresti libera questo week-end per fare un giro per la città? -propose Denki con un sorriso che avrebbe potuto sostituire il suo quirk per quanto era smagliante.

-Il week-end dici? -chiese conferma riflettendoci un attimo. O per meglio dire, fingeva di rifletterci. Non era stupida, infatti sapeva benissimo dove voleva arrivare quel ragazzo e lo si capiva perfettamente dalla sua sfacciataggine e dal suo tentativo goffo di far sembrare la sua proposta innocente. Non serviva un genio per capire che quello era il tipo di ragazzo che faceva la radiografia a qualsiasi essere umano di sesso femminile in grado di respirare. Non era la prima che la ragazza incontrava un ragazzo di quella specie.

-Esatto. Giusto un pomeriggio per vedere i posti più belli e prenderci un gelato se ti va-incalzò. Come pensava. Si è fregato da solo e il bello che sembrava che non cercava neanche di nascondere le sue intenzioni con un minimo di furbizia.

-Ti ringrazio molto, ma onestamente non saprei dirti adesso su due piedi come sono messa sabato e domenica-spiegò mentre si metteva dietro l'orecchio una ciocca di capelli sfuggita all'acconciatura-ti dispiace se ti confermo nei prossimi giorni? -.

-No tranquilla, nessun problema-e con questa frase Xingming fece un cenno di saluto e si diresse in classe.

Quest'ultima era completamente deserta e nella penombra. C'era il più completo silenzio, ma non era uno di quel silenzi che necessitano di essere colmati da qualsiasi tipo di suono, bensì uno di quelli rilassanti che molto spesso conciliavano il sonno.

Per la castana quella era un'occasione per rilassarsi come voleva, quindi si insinuò tra i banchi, si abbassò sul suo zaino per riporre il sacchetto del pranzo e prendere il suo telefono. Si sedette comodamente sulla sedia, infilandosi i suoi auricolari bluetooth nelle orecchie e cliccò sulla voce "riproduzione casuale" dello schermo.

Il bit della grancassa iniziò a rimbombare nella sua testa e quello fu il segnale che si poteva liberare finalmente degli inibitori. Se li tolse e fu come se la sua testa non fosse più circondata da una quantità consistente di spade puntate contro. Chiuse gli occhi e buttò la testa all'indietro.

Mentre gli strumenti si aggiungevano a uno a uno alla melodia, i suoi pensieri scorrevano liberamente, senza che ci fosse qualcosa che la frenasse. Andavano veloci, forse troppo veloci. Pensò a un sacco di cose, alcune in contemporanea, forse avrebbe fatto meglio a rallentare un pelino, dato che non poteva gestire tutto quel marasma nel suo cervello. Almeno non come avrebbe voluto.

Così schiuse gli occhi ed estrasse un quaderno e l'astuccio dallo zaino. Aprì una pagina bianca e iniziò a mettere nero su bianco ciò che le passava per la testa, perché solo così riusciva a mettere ordine nella promiscuità delle parole che pensava. Quello era un modo anche per aver il controllo su sé stessa ed era solo una delle cose che si sentiva in dovere di mantenere al suo posto. Molto spesso non riusciva a sopportare il fatto di non saper come mantenere tutto in ordine, ovviamente non era una maniaca, però molto spesso il suo quirk richiedeva un freno che non la portasse a fare del male.

Per fortuna o chissà grazie a che cosa non era mai successo, ma questo non escludeva la possibilità che sarebbe potuto accadere, mettendo in conto anche il fatto che aveva lasciato il luogo che amava di più al mondo solo per imparare a controllare il potere che l'era stato donato, anche se avrebbe preferito rimanere il più vicino possibile alla sua famiglia e ai suoi amici. Le era costato molto lasciare tutto per imbarcarsi in un'avventura di cui non sapeva un bel niente. Era stato un po' come buttarsi nel buio, ma col senno di poi forse era stato meglio così. Meglio imparare ciò che possiedi al posto di vivere nell'ignoranza.

Delle mani più rosa della pelle umana si posarono sul banco della cinese, facendola schizzare sul posto come una molla impazzita. Spostò l'attenzione dalle righe del quaderno a un viso di una ragazza dai capelli rosa, delle corna incastrate tra di essi e degli occhi con la sclera nera (la parte intorno all'iride e alla pupilla, che normalmente è bianca per gli esseri umani) e le iridi gialle. Una volta che la castana si tolse le cuffiette dalle orecchie, fu come se un'onda la travolgesse in piena fronte violentemente, facendole dimenticare per un momento degli inibitori rimossi.

"Ma che ci faceva tutta da sola qua in classe?".

-Mi stavo riposando-rispose istintivamente cercando di riprendersi da quello stato di stordimento. Si massaggiò le tempie mentre cercava di calmare quell'accenno di mal di testa.

-Eh? -la ragazza dai capelli rosa aggrottò la fronte perplessa. L'altra sbarrò gli occhi e alzò nuovamente questi ultimi nella direzione della sua interlocutrice.

Oh cavolo!

-Non hai parlato, vero? -domandò quasi meccanicamente e prendendo tra le mani i suoi orecchini, per poi metterseli sulla parte esterna delle sue orecchie.

-No, ma stavo pensando a...-.

-Non importa-la interrompe Ye, mettendosi in piedi e sorrise nel tentativo di recuperare quel suo momento di disattenzione-Comunque tu sei Ashido, non è così? -chiese nel tentativo di distrarla da quello che era appena accaduto, ma non fu così veloce, perché si illuminò una lampadina nella testa della rosa.

-Oh mio Dio! Tu sai leggere nel pensiero! -esclamò Mina nel suo solito ed unico entusiasmo. Alla castana si gelò per un attimo il sangue nelle vene. E pensare che aveva progettato, in qualche strano modo, di descrivere il suo quirk come una banale telecinesi, in caso gliel'avessero chiesto, ma dopo con quella terribile gaffe: ciao ciao progetti.

-Comunque, se ti va, puoi chiamarmi Mina-.

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