Capitolo 11 "Fare pace"

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Il pranzo era finito ormai da una decina di minuti e Katsuki non aveva fatto altro che evitare di guardare la sua amica d'infanzia. Sì, insomma come poteva guardarla negli occhi senza avere un peso enorme sullo stomaco, tanto da avere il potere di fargli rimettere?

Quegli anni passati senza di lei erano stati colmati solo dall'odio incondizionato per Deku, però al posto di riempirlo, lo aveva svuotato sempre di più. All'inizio credeva che sarebbe stata via per poco tempo, infatti le scriveva lettere che consegnava alla madre nella speranza che le spedisse per lui. Pensava ogni giorno a lei, ma realizzò che non sarebbe tornata presto dopo aver festeggiato il suo decimo compleanno da solo.

Lo aveva fatto piangere lacrime infinite e mangiare bocconi amari per molto tempo. Aveva odiato se stesso, perché credeva che avesse qualche colpa per la partenza ingiustificata della sua migliore amica ai suoi occhi di bambino. Poi aveva odiato lei, perché credeva che si fosse dimenticato di lui.

Gli ci era voluto tutto il periodo delle medie per ricostruirsi e fare pace con il fatto che era stato abbandonato dalla persona a cui voleva più bene in assoluto, focalizzandosi solo sul suo sogno di diventare il numero uno degli eroi.

Ma ora? Che fine aveva fatto tutto quel lavoro di tutti quegli anni? Era andato in fumo? Si sarebbero riavvicinati? Poteva perdonarla?

E così, mentre si poneva quelle domande seduto sui gradini della casa che davano sul giardino sul retro, lei lo guardava dal fondo del corridoio. Abbastanza vicina per osservare con attenzione i lineamenti che aveva assunto negli anni e abbastanza lontana per non violare la sua mente.

Erano stati lontani per tanto tempo, ma non c'era stato giorno in cui il pensiero del suo migliore amico non le fosse passato almeno una volta per la mente. Erano stati anni duri e ora non poteva di certo pretendere che il rapporto tra loro due fosse come otto anni prima, composto di giocattoli e scherzi infantili. Erano adolescenti e in quanto tali avrebbero dovuto allenarsi a essere più adulti.

Lei lo nascondeva, ma aveva paura che non potesse più recuperare il rapporto che aveva, visto l'orgoglio ben noto del biondo. Alla fine si fece coraggio e compì qualche passo per scambiare due parole con il ragazzo.

-Ehi-Bakugou si girò appena scorgendola con la coda dell'occhio, per poi tornare a guardare davanti a sé. Lei si sedette appoggiandosi allo stipite opposto della porta.

-Il gatto ti ha mangiato la lingua? – gli domandò ancora, sperando in una sua risposta. L'aria era tesa e ogni secondo che passava senza una replica diventava sempre più insostenibile.

-Senti Katsuki, mi dispiace se non ti ho detto subito che ero io e che ero tornata. Sinceramente speravo e credevo che mi avresti riconosciuto tu-il biondo non accennava a spiccicare una sola parola. Lei sospirò un po' sofferente per quel silenzio che odiava che ci fosse tra di loro. Sinceramente avrebbe preferito di più che le urlasse addosso piuttosto che ignorarla.

-Senti, so che sei arrabbiato e se vorrai che mi allontani da te, va bene. Rispetterò qualsiasi condizione. Ti darò il tuo tempo-ma non fece in tempo a finire la frase che lui la interruppe.

-Io non ho bisogno di tempo-si gelò sul posto-Stai lontana da me e non rivolgermi la parola-.

E detto ciò, lui si limitò ad allontanarsi dalla ragazza.

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Una nuova settimana scolastica stava volgendo al termine e il festival sportivo si avvicinava ormai sempre di più. Ogni studente e studentessa della U.A. si stava allenando per arrivare pronto e pronta all'evento. Nessuno voleva farsi cogliere impreparato.

Le ore pomeridiane della sezione eroi erano state impiegate a sollevare pesi, correre e a sviluppare le proprie unicità.

Tra tutto quel sudore e respiri affannati, c'erano anche tutti i se e i ma della competizione. Non si poteva di certo dire che chi entrava alla Yuei non fosse competitivo, perché se non fosse così probabilmente il desiderio di entrare nell'industria degli Hero non era così grande come la fatica che avevano fatto per entrare in quella scuola.

Inutile dire che Bakugou e Ye non si parlavano, nonostante la ragazza avesse tentato di provocarlo senza il successo sperato. Lo sapeva benissimo che quando il biondo si metteva qualcosa in testa, non c'era niente che lo potesse smuovere, soprattutto se doveva ignorare qualcuno di cui non gli importava un bel niente. O meglio ignorare qualcuno del quale fingeva di non interessarsi.

Anche un cieco l'avrebbe capito che il ragazzo non faceva davvero sul serio, poiché ogni volta che la castana usciva da scuola, vedeva le mani della ragazza totalmente fasciate per nascondere i lividi lasciati dal sacco che prendeva a pugni sia per allenarsi che scaricare la frustrazione.

Xingming aveva compreso che Katsuki avesse bisogno di tempo, per elaborare e per provare a tollerarla. Lo sapeva più di ogni altro, ma cosa poteva pretendere da se stessa? Che sarebbe stato come bere un bicchiere d'acqua aspettare che lui facesse un passo verso di lei?

La cinese cercava di fingere meglio che poteva e scaricava tutto quello aveva dentro tramite l'allenamento e quello che le piaceva di più.

Un'altra giornata scolastica era giunta al termine e uscì per l'ultimo pomeriggio della settimana dallo spogliatoio femminile della scuola. Si diresse verso la rastrelliera intenta a scegliere la canzone che le avrebbe fatto compagnia per la prima parte del tragitto verso casa, ma in quel preciso istante le arrivo una notifica.

Hai voglia di sfogarti? Domani al cantiere alle 17.00

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SPAZIO AUTRICE

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