Qualche notizia su Seneca

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Prima di lasciarvi alla lettura della raccolta vera e propria, ci tengo a darvi qualche notizia sull'autore, soprattutto qualora siate giovani studenti del liceo che ancora non l'hanno affrontato nel loro percorso di studi - visto che Seneca si studia per lo più all'ultimo anno - o semplicemente se non lo conoscete poiché non avete fatto studi classici o non avete mai letto le sue opere. Questo perché penso che sia necessario conoscere il background culturale di ogni scrittore, per capirlo meglio e relazionarlo con il contesto in cui ha vissuto e con le correnti di pensiero e di filosofia che hanno caratterizzato la sua formazione, anche nel caso che si leggano soltanto degli aforismi e non delle intere opere: così come, ad esempio, le citazioni di Oscar Wilde o di Frederich Nietzsche sono da mettere in relazione rispettivamente con il movimento dell'estetismo o con la filosofia del Superuomo, allo stesso modo le sententiae di Seneca sono fortemente imbevute dei concetti propugnati dalla filosofia stoica, una filosofia, però, meno dogmatica e di gran lunga più moderata rispetto a quella molto rigorosa e severa delle origini, più interessata all'interiorità spirituale. Inoltre, bisogna ovviamente considerare l'epoca della storia romana in cui ha vissuto: non quella augustea, segnata da grandi personalità come Virgilio e Ovidio, né quella della tarda repubblica, in cui si distinsero, tra gli altri, Cicerone e Cesare, tanto per fare nomi conosciuti da tutti - quanti di voi li hanno amati o odiati sudando sulla traduzione delle loro opere? -, ma quella della prima età imperiale. Infatti, la sua vita ruota soprattutto attorno a quella del suo più celebre pupillo, passato poi alla storia non certo per essere un filosofo - come Marco Aurelio nel secolo successivo -, ma un imperatore capace addirittura di ordinare l'uccisione della propria madre: Nerone.

Seneca nasce nel 4 a.C. in Spagna, a Cordova, da famiglia di ceto equestre; suo padre è il famoso retore Seneca il Vecchio, mentre uno dei suoi due fratelli sarà il padre del celebre poeta Lucano. Ben presto lui e la sua famiglia si trasferiscono a Roma, dove riceve un'ottima educazione filosofica e retorica. Una volta terminati gli studi, nel 26 parte per l'Egitto, al seguito di uno zio materno, prefetto della provincia. Ritorna a Roma nel 31, ottenendo la carica di questura e grande fama oratoria, a causa della quale attira su di sé l'invidia dell'imperatore Caligola. Viene probabilmente salvato da un'amante dell'imperatore stesso, la quale fa notare la sua salute cagionevole. In effetti, anche nelle sue lettere Seneca ricorda di essere stato affetto da una grave malattia in quel periodo. Dal 41 al 49 è costretto a vivere in esilio nella selvaggia Corsica: una condanna ricevuta dal nuovo imperatore Claudio, per il suo presunto coinvolgimento nell'adulterio di Giulia Livilla, figlia di Germanico e sorella di Caligola, promotrice di una forte opposizione politica all'imperatore stesso. Durante questo periodo, scrive delle Consolationes e il De Ira.
Torna a Roma richiamato da Agrippina, neosposa di Claudio, la quale lo vuole come pedagogo e tutore del figlio avuto dal matrimonio precedente, Nerone, che diventa imperatore nel 54, dopo la morte di Claudio stesso. Seneca prende in giro quest'ultimo nella sua Apokolokyntosis, dato il rancore che aveva nei suoi confronti. I rapporti con Nerone sono buoni ed egli cerca di influenzarlo positivamente, dedicandogli, per esempio, il De Clementia, dove affronta il problema del buon sovrano; per garantire uno stato stabile, costui deve ottenere il consenso dei sudditi con la clemenza, cioè con un atteggiamento di filantropica benevolenza, e non con il timore. Il suo progetto di filosofia al potere, però, è destinato a fallire miseramente: la relazione con il suo ex pupillo si fa sempre più burrascosa e difficile, soprattutto dopo l'uccisione della madre Agrippina nel 59, ordinata dal figlio stesso, e il filosofo è sempre più costretto a gravi compromessi, dopo aver perso del tutto la sua influenza come consigliere. Nel 62, mentre l'imperatore è ormai nelle mani di Poppea, Seneca decide di ritirarsi dalla vita politica, dedicandosi ai suoi studi e alla composizione di moltissime opere, tra cui ritroviamo le famosissime Epistulae Morales ad Lucilium, 124 lettere in 20 libri. Si occupa anche di interessi scientifici nelle Naturales questiones e scrive persino tragedie di carattere mitologico, destinate probabilmente alla sola lettura.
Nel 65 viene accusato di aver preso parte alla Congiura dei Pisoni contro Nerone, di cui egli forse è solo informato. Viene dunque costretto al suicidio; tra l'altro, secondo lo stoicismo, la morte è un mezzo per ottenere la libertà e sfuggire alla tirannia dei potenti e alla sofferenza. Tacito descrive nei particolari la sua dipartita negli Annales, donando ai posteri un ritratto del saggio che non teme la morte e la affronta con gravitas, al pari di Socrate: un uomo che, secondo le sue stesse parole, lascia come eredità l'esempio della propria vita, un'eredità non caduca ma immortale. Socrate aveva fatto suo il motto dell'oracolo di Delfi "conosci te stesso", ponendolo come guida della sua filosofia e del suo stesso vivere e considerandolo l'unico mezzo per arrivare alla felicità, strettamente congiunta alla virtù. Allo stesso modo, per il filosofo romano solo attraverso la riflessione interiore si può giungere alla vera gioia e alla soddisfazione di vivere davvero la propria vita, sapendo sfruttare il tempo - il bene più prezioso, così spesso disprezzato o sciupato dall'uomo in vane occupazioni e attività - a propria disposizione.

P.s. Se qualcuno vuole lasciare un commento alle massime di seguito riportate, sarò lieta di scambiare le mie riflessioni con lui o lei. Perché la filosofia è un dialogo aperto a tutti!

Seneca in pillole - Cento Sententiae per riflettereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora