Un Regalo Inaspettato

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Erano passate diverse ore da quando mi ero rifugiata nella stanza vuota. Nessuno era venuto a bussare alla porta ma qualche volta avevo sentito dei passi al di fuori della camera, segno che qualcuno era comunque venuto ad origliare cosa stava succedendo. Sfortunatamente per loro però non avevo solo bloccato la porta ma anche usato il Muffliato. Ero seduta sul letto e tra le mani rigiravo il pacchetto che Piton mi aveva dato prima di andare via da Grimmauld Place, indecisa se aprirlo o no. Era incartato con della carta rossa e tutto intorno aveva un nastro e un fiocco dorato, nell'angolo destro in alto, scritto con una calligrafia elegante c'era il mio nome. Sorrisi e presi la mia bacchetta ma proprio quando stavo per pronunciare l'incantesimo per tagliare il nastro qualcuno bussò alla porta.
Chi è?- dissi, ma nessuno rispose. Mi ricordai del Muffliato e sbuffai per la mia stupidità, feci il controincantesimo.
Chi è? Che cosa volete?- ripetei.
Piccola...- disse una voce dolce -Posso entrare?- chiese.
Sei solo?- chiesi.
Si, sono solo- rispose -Voglio vederti, mi manchi. Sai che non riesco a stare troppo lontano da te. Ti prego, apri la porta- disse, i miei occhi iniziarono a riempirsi di lacrime e agitai velocemente la bacchetta verso la porta. Scesi dal letto e andai ad aprirla, trovandomi davanti George dall'aria preoccupata. Appena mi vide entrò, chiuse la porta e si tuffò su di me abbracciandomi forte e accarezzandomi i capelli, io iniziai a piangere.
Sssh! Piccola, lo so- sussurrò, posando delicati baci sulla mia fronte.
Mi sento un completo schifo. Sono un disastro, sono una figlia orribile- singhiozzai, stringendo nei pugni la sua camicia.
Non sei una figlia orribile. Non è stata solo colpa tua, la situazione è sfuggita di mano a entrambi. Non darti tutte le colpe come sempre, ti prego- parlò dolcemente.
Gli ho detto che... che non è mio padre. Ho detto una cosa orribile- dissi, iniziando a singhiozzare più forte.
E lui ti ha urlato contro, siete pari- provò a tranquillizzarmi.
No! Tu non capisci, lui ha sbagliato ma io ho fatto di peggio. Perché so che non è stato lui ad abbandonarmi ma ho detto ugualmente quella cosa. Hai sentito cosa ha detto a James? Ti sei preso anche mia figlia, e sai perché? Perché lui è ancora innamorato della mamma. Ho triplicato il suo dolore preferendo prima Piton a lui e poi James- dissi.
Va bene, hai sbagliato...- disse.
Lo so- risposi, singhiozzando.
Lo so che lo sai- sorrise lui, prendendo il mio viso tra le mani -Ma questo non vuol dire che tu sia orribile. Anche tuo padre ha sbagliato. Tutti sbagliano e non possiamo evitarlo, siamo umani- disse.
Si, ma io...- provai a dire.
Si,ma tu l'hai ferito. Ho capito. Sono sicuro che tutto si sistemerà. Adesso Sirius è nella sua camera e sono sicuro che anche lui, come te, si sente in colpa. Quindi, perché non vai a parlarci e chiarite tutto?- disse.
E se non vuole vedermi?- dissi, tirando su col naso e in procinto di ricominciare a piangere.
Perché mai dovrebbe non voler vedere sua figlia?- sbuffò George.
Perché gli ho detto delle cose orribili- ribattei io.
George alzò gli occhi al cielo e sbuffò -Io ho fatto delle brutte cose e tu mi hai perdonato. Ho baciato un'altra e mi hai perdonato...- disse.
Non era tua intenzione...- mormorai, poi alzai gli occhi nei suoi -Vero?- dissi.
Si, non era mia intenzione...- ridacchiò lui, baciandomi il naso- Ma comunque l'ho baciata e tu mi hai perdonato. Per non parlare di tutte le volte in cui sono geloso di... di Pucey... e ti sfinisco con le mie paranoie e tu mi sopporti, poi ti arrabbi e alla fine però mi perdoni sempre. Siamo ancora qui, no?- disse, poi aggrottò la fronte -Diamine a pensarci così, io mi lascerei se fossi in te- affermò, poi ci pensò su un attimo -No, scherzo, non mi lasciare. Ti amo, ti prego- ridacchiò, scuotendo la testa.
Dopo tutto questo come potrei lasciarti?- dissi sorridendo, accarezzando il suo viso.
Lui sorrise -Perciò, amore, perché tuo padre non dovrebbe perdonarti per un solo errore che hai commesso? Fidati di me, vai a parlare con lui- disse, io annuì.
Va bene, ci vado- dissi.
Bene. Facciamo così, ora vai a parlare con Sirius poi vieni di nuovo in questa stanza. Ti aspetterò qui con un bel vassoio di cibo, visto che hai saltato la cena- sorrise ampiamente, io annuì e lo baciai per poi uscire dalla stanza.
Salì al piano di sopra e percorsi il corridoio torturandomi le maniche del maglione, arrivai davanti alla porta della camera di mio padre e bussai.
Avanti!- sentii dire, girai la maniglia e entrai.
Non ero mai stata nella stanza di mio padre fino ad allora e dovetti ammettere che era davvero bella. Era un pò scolorita ma mi piaceva tanto. Le pareti erano tappezzate di stendardi Grifondoro, foto di squadre di Quidditch e foto di mio padre da giovane insieme ai suoi amici. Accanto al letto notai anche delle foto insieme a mia madre e alcune con me da piccola.
Sirius era seduto sul letto con le mani giunte, posate sulle ginocchia e lo sguardo freddo e interrogativo. Smisi di guardarmi intorno e chiusi la porta, mi avvicinai e mi sedetti accanto a lui sul letto.
Per qualche minuto, che io impiegai a fissare le pareti della stanza, rimanemmo in silenzio poi una mano si posò sul mio ginocchio, io mi girai a guardare mio padre.
Mi dispiace, bambina mia- disse, quasi sussurrando.
No, dispiace a me. Non dovevo dire quella cosa, è stato un colpo basso. Papà, io non preferisco James a te, voglio che tu lo sappia- spiegai.
Bè, forse un pochino lo fai... poco, poco così- disse e mimò un piccolo spazio tra il pollice e l'indice.
No, voglio bene a entrambi. Non preferisco nessuno- dissi con un sorriso.
E se facciamo che sono il più simpatico e che preferisci me?- disse speranzoso, alzai un sopracciglio -Va bene, lo prendo come un no- sbuffò, poi sorrise e mi strinse a sè.
Mi dispiace averti ferito- dissi.
Anche a me, non avrei dovuto urlarti contro. Per non parlare del l'imbarazzante scenata su Mocciosus o la frase a James...- disse.
Già- risposi, arricciando il naso.
Credo di essermi fatto scoprire... cioè, forse c'è la possibilità che abbiano capito che i miei sentimenti verso Elizabeth non sono spariti- disse.
Non so se hanno capito qualcosa ma di certo hanno capito che ce l'hai con James- ridacchiai.
Bè, è vero- ammise, ridendo di cuore.
Dai, Sir- lo rimbeccai.
Non mi piace quando mi chiami per nome, vuol dire che sei arrabbiata- disse.
Dimmi una cosa...- mormorai, guardandolo negli occhi -Quella volta sotto il vischio con la mamma non è stata una casualità, vero?- chiesi, lui arrossì.
Touchè!- ammise -Ci ho provato, ma nulla da fare- disse, risi.
Sei terribile- risi -Lo so che non è facile accettare di vedere la persona che ami con un'altra persona, lo capisco. Ma dovresti lasciar perdere, no?- ribattei.
Non ho intenzione di rovinare la relazione tra tua madre e tuo padre, tesoro, sta tranquilla- disse.
Non è per questo. Sirius, seriamente, sei un uomo magnifico. Hai dei valori, non lo faresti mai. Lo sto dicendo per te, non voglio vederti soffrire più di quanto tu abbia già fatto- dissi sincera.
Hai sempre dannatamente ragione. Hai preso tutto da me, decisamente- disse, ridendo mentre mia attirava in un abbraccio.
Scusa se ti ho disarmato- dissi.
Sssh! Hai fatto bene- disse, mi baciò la fronte e mi prese il viso tra le mani -Sei così cresciuta. L'ultimo ricordo che ho di quando eri piccola è quello del giorno prima del mio arresto, eri così piccola. Adesso sei una donna, stai per finire la scuola, quel rosso ti ha rubato il cuore...- disse.
Quel rosso mi ha rubato il cuore... si, lo stesso che mi ha spedito qui a parlare con te- dissi.
Ricordami di ringraziarlo, allora- ribattè.
Lo farò. Posso sapere cosa è successo in cucina?- chiesi.
Battibecco tra vecchi compagni di scuola- sospirò mio padre -Non parliamone più. Piuttosto voglio sapere cosa ti ha dato Mocciosus, da quando fa regali alla mia bambina?- chiese imbronciato.
Non lo so, non l'ho ancora aperto- ammisi.
Assicurati che non sia qualcosa di esplosivo che attenti alla tua vita, per favore- disse.
Sto con George, le esplosioni non mi intimoriscono. Sono letteralmente all'ordine del giorno. Pensa che l'anno scorso mi sono ritrovata nel bel mezzo di uno scherzo dei gemelli a Gazza, chiusa in uno stanzino con George che mi diceva di star zitta altrimenti ci avrebbero scoperto- raccontai ridendo.
Diamine! Come posso essere arrabbiato con quel ragazzo dopo che mi hai detto questo. Io facevo di peggio a Hogwarts con James, Remus e quel brutto bastardo figlio di...- ringhiò sulle ultime parole.
Lo immagino- dissi - Adesso è meglio che vada- sorrise e gli baciai una guancia.
Vengo anche io, devo ringraziare il rosso-disse.
No! No, starà già dormendo. Lo ringrazierai domattina, se proprio devi. Buonanotte, papà- dissi.
Va bene- analizzò per bene il mio volto e poi sorrise -Buonanotte, tesoro- disse.
Sorrisi ancora una volta poi uscì e mi diressi al piano di sotto.
Quando aprì la porta della stanza trovai George sdraiato sul mio letto che si rigirava la bacchetta tra le mani, sul comodino c'era un vassoio con del cibo e una brocca d'acqua. Non sembrava essersi accorto della mia presenza, perciò mi avvicinai piano a lui e gli salì addosso. Lui mi guardò sorpreso e buttò la bacchetta sul letto, posò le mani sulle mie cosce e aggrottò la fronte -Non puoi saltarmi addosso così, senza il mio consenso- disse.
Ti dispiace?- chiesi.
Non ho mai detto questo- alzò le mani lui, sorrisi e gliele portai sui miei fianchi, che lui strinse -Cosa vuoi?- chiese.
Niente- risposi, sorridendo innocente.
Non mi sembra- rispose lui.
Alzai le spalle e presi la mia bacchetta, la puntai verso la porta e la bloccai, subito dopo silenziai la stanza.
Cosa hai fatto? Incantesimi non verbali?- chiese.
Si, e sono certa che tu sappia anche quali- ammisi, George sorrise.
Lo guardai negli occhi,afferrai in un pugno il colletto della sua camicia e lo tirai. George seguì i miei movimenti e si mise seduto, posò le mani sul materasso per sostenersi e io lentamente sbottonai i primi tre due bottoni della camicia e mi chinai sul suo collo per baciarlo. Lo sentì sospirare e una delle sue mani mi sfiorò un fianco poi scivolò sul mio fondoschiena, che strinse attirandomi a sé e costringendomi a staccare le labbra dal suo collo. Alzai la testa e George posò prima un bacio sulle mie labbra, mi baciò sotto il mento e infine passò al collo. Tracciò con caldi baci il percorso dal mio collo alla mia spalla, nel mentre le sue mani viaggiavano sotto il mio maglione. Presi il suo viso tra le mani e lo guardai negli occhi, ammirai tutte le sue lentiggini e le baciai sensualmente e con dolcezza, passando dalle guance alla mandibola e al suo punto debole appena sotto l'orecchio. Lo sentì rilassarsi completamente e iniziare ad ansimare, mi schiacciai ancora di più contro di lui, che mi accarezzò dolcemente la pancia da sotto il maglione. Si mise ancora più dritto in modo da non doversi tenere con le mani, mi afferrò la nuca e sorrise, guardandomi negli occhi. La mano che teneva sulla mia pancia salì fino a sfiorare la stoffa del mio reggiseno, sorrisi anche io e avvolsi le braccia attorno al suo collo, accarezzai il suo petto e slacciai anche gli ultimi bottoni della sua camicia, presi i due lembi laterali, la tirai giù e quella cadde sul materasso. George la prese e la gettò a terra, passò le mani sui miei fianchi e mi sfilò dolcemente il maglione e, quando anche quello finì per terra, io ritornai a baciarlo sul collo. Poggiai una mano sul suo petto e lo spinsi per farlo sdraiare, lo baciai sul petto e sugli addominali, quando le mie labbra si posarono appena sotto l'ombelico lui sussultò e mi afferrò il mento, trascinandomi di nuovo su. Lo guardai interrogativa e lui rispose alla mia tacita domanda baciandomi e slacciando il bottone dei miei pantaloni, che poco dopo volarono via insieme ai suoi. George mi cinse un fianco con un braccio e capovolse le posizioni con un ghigno furbo sulle labbra ormai rosse per i troppi baci e morsi. Si abbassò su di me senza pesare sul mio corpo e con una mano spostò la spallina del mio reggiseno. Inebriata dai suoi baci e al limite della sopportazione infilai una mano tra i suoi capelli e lo strattonai piano, portando il suo viso davanti al mio e baciandolo con desiderio. Avevo bisogno di sentire le sue labbra sulle mie, il suo sapore e il suo calore. George si mosse e la sua intimità collise con la mia, gemetti sulle sue labbra e lo sentì fare lo stesso per poi sorridere. La mano che era tra i suoi capelli scivolò sulle sue spalle, poi sul suo petto fino all'elastico dei suoi boxer con cui giocai. Lui ringhiò e io sorrisi soddisfatta, facendo scontrare di nuovo i nostri fianchi mentre con l'altra mano sfioravo le sue spalle larghe e la sua schiena liscia. Ci guardammo per qualche secondo, ansanti e pieni di desiderio poi anche la nostra biancheria volò via e finì gettata chissà dove sul pavimento. George entrò in me con un gemito, trattenni il respiro per qualche secondo poi presi ad ansimare insieme a lui tra mille baci e carezze. Ore dopo ricademmo sfiniti l'uno al fianco dell'altro, sorridendo come degli idioti ansanti e tutti sudati.
George puntò il gomito sul materasso e posò la testa sulla mano, iniziando a guardarmi e accarezzarmi il viso mentre io guardavo i suoi occhi e i ciuffi rossi che si attaccavano disordinatamente alla sua fronte umida.
Quando racconterai di queste ore passate insieme alle tue amiche ricordati di precisare che a saltarmi addosso sei stata tu- disse, puntando un dito sul mio petto.
Va al diavolo, George. Io non racconto nulla a nessuno- risposi, tirando su le coperte per coprirmi meglio.
Fidati che non ce n'è bisogno, ho già visto tutto... proprio tutto- ghignò il mio rosso.
Sai essere insopportabile. La tua camicia, prego- dissi, mettendomi a sedere e allungando una mano verso di lui.
Come, scusa?- alzò un sopracciglio.
La tua camicia, Georgie, dammela- dissi, lui sorrise e la raccolse dal pavimento.
La presi e la indossai, George mi guardò sorridendo e io ricambiai -A cosa pensi?- chiesi curiosa.
A quando tra qualche mese ti vedrò così ogni mattina. Nel mio letto, con solo la mia camicia addosso, i capelli sparati in tutte le direzioni e le guance rosse. Il paradiso, no?- disse -Si, voglio decisamente svegliarmi con te al mio fianco- ribattè, io arrossì fino alla punta dei capelli.
È una cosa importante quella che hai appena detto, lo sai, vero?- dissi.
Certo- rispose.
Non devi dirlo se non lo pensi davvero- replicai, schiarendomi la voce e abbassando la testa mentre giocherellavo con le lunghe maniche della sua camicia.
Il fatto è che io lo penso davvero. Magari ti sembrerò folle ma voglio davvero, davvero con tutto il mio cuore, svegliarmi ogni mattina e vederti con i miei vestiti addosso accanto a me- rispose, guadagnando dritto nei miei occhi.
Ti amo- dissi, sorridendo.
Anche io, troppo- rispose lui, mi baciò -Mmmh! Sono curioso, voglio sapere cosa ti ha dato il professor Piton- disse.
Devo ancora aprirlo- confessai, guardando il pacchetto posato sull'altro comodino dall'altra parte del letto -Puoi passarmelo?- chiesi, George annuì e lo prese.
Lo posai sulle mie gambe e presi la bacchetta, pronunciai un incantesimo e il fiocco, insieme alla carta da regalo, cadde ai lati del pacchetto e io la tolsi. Era un pacchettino abbastanza lungo, lo aprì e vidi una piuma rossa molto elegante, sopra essa era posato un bigliettino. George prese il biglietto mentre io iniziai ad analizzarla con attenzione, chiedendomi perché Piton mi avesse regalato una piuma. George ridacchiò divertito e io girai la testa verso di lui, che mi passò il bigliettino.
Leggilo- disse, aggrottai le sopracciglia e lo aprì.
Era la stessa calligrafia elegante della busta, la calligrafia di Piton.
Visto che le piace così tanto prendere appunti troverà questo regalo particolarmente interessante. Dica pure al suo fidanzato che non avrà più bisogno di preoccuparsi per la sua mano, adesso non la stancherà più. Buon Natale. Professor Severus Piton. Ps: non è come quella di Rita Skeeter-lessi ad alta voce, sul mio viso apparve un sorriso.
Una penna prediappunti! Godric! Cosa fai alle persone? Questa si che è magia- disse George, risi di gusto e conservai il biglietto nel cassetto del comodino.
Non lo so...- dissi.
Parleremo dopo delle tue abilità sovrannaturali- disse, sorrisi e gli diedi un piccolo bacio. Ricambiò il bacio poi fece levitare il vassoio sulle mie gambe.
Si sarà raffreddato tutto, però meglio di nulla. Mangia o sverrai...- disse, si avvicinò al mio orecchio -...soprattutto dopo tutta questa magnifica attività fisica- sussurrò. Scossi la testa esasperata e iniziai a mangiare.
Però sono soddisfatta che tu abbia detto magnifica- ammisi, facendolo scoppiare a ridere, lo osservai e anche io iniziai a ridere.

Il giorno dopo...

Ci svegliammo tutti presto quella mattina. A Grimmauld Place regnava il caos, tutti giravano per casa raccogliendo le proprie cose, i propri libri, vestendosi e allanciandosi le scarpe, inciampando sui loro stessi piedi e mangiando velocemente la colazione che Molly aveva preparato.
Dal piano di sotto provenivano i borbottii di Molly, che si era innervosita vedendo che nessuno aveva preparato I bagagli la sera prima.
Insomma, perché Hermione deve sempre essere l'unica pronta a qualsiasi cosa? Siete degli irresponsibili, tutti quanti! E quando dico tutti quanti intendo tutti, anche tu, Amelia. Stare insieme ai gemelli non ti fa bene- disse, salendo furiosamente le scale e facendo irruzzione nella camera di noi ragazze.
Molly, perdonami, ho avuto da fare- dissi, infilando gli ultimi vestiti e libri nel baule.
George che era entrato dopo la madre, accompagnato da Fred, mi rivolse uno sguardo pieno di malizia.
E cosa hai dovuto fare di così impegnativo, piccola?- disse.
Idiota- mormorai, fulminandolo con lo sguardo.
Santo cielo, meno chiacchiere e più lavoro. Muovetevi, Remus e Tonks sono già di sotto!- ribattè Molly, aiutando Ginny con il baule.
Ecco fatto!- dissi soddisfatta.
Hai lascia fuori qualcosa- disse Fred, chinandosi a prendere qualcosa dal pavimento. Quando si alzò quasi ebbi un mancamento, annuì attonito -Ah, bè... complimenti!- disse.
Dammi qua! Non osare mai più, brutta copia- ringhiò George, strappandogli il mio reggiseno di mano. Spalancò di nuovo il baule e lo buttò tra gli altri abiti -Ora hai finito- disse.
Grazie- sorrisi, lo baciai sulle labbra.
Vai a salutare i tuoi genitori, il tuo baule lo scendo io- disse, gli sorrisi grata e corsi al piano di sotto.
All'entrata intavidi Remus e Tonks, li salutai con la mano e corsi in cucina, dove c'erano solo Hermione, Sirius, mio padre, mia madre e Arthur.
Siete pronti, tesoro?- disse la mamma.
Si, quasi- risposi.
Il tuo baule?- chiese mio padre.
George si è offerto di portarlo giù, mi ha detto di venire a salutarvi- spiegai, abbracciando mia madre.
È un tesoro quel ragazzo- sussurrò lei.
Lo so, è fantastico- sussurrai io, sorridendo e stringendola a me.
Mi madre mi baciò la fronte e mi raccomandò di stare attenta e studiare per gli esami. Passai a mio padre, lo abbracciai e lui mi baciò la fronte -Tesoro, ti voglio bene, lo sai?- disse dolcemente.
Non ne ho mai dubitato- dissi.
Mi raccomando, fa vedere a tutti chi sei, tesoro- disse.
Lo farò- dissi, lo abbracciai -Non avercela con Sirius, ti prego- dissi.
Sta tranquilla- rispose, mi diede un ultimo bacio e mi lasciò andare.
Mi diressi verso Sirius che, seduto come sempre a capo tavola, sorseggiare una tazza di tè e lo abbracciai forte.
Voglio bene anche a te, ricordalo sempre. Sei il mio papà e nulla potrà mai cambiare questa cosa, neanche l'accusa di assassino- dissi.
La mia bambina cresciuta, sei meravigliosa, Amelia. Fa vedere a tutti di che pasta sono fatti i Black. Bè, magari solo di che pasta sono fatti i Black sani mentalmente... anche se nessuno sa che sei una Black... si, d'accordo, hai capito!- disse, scoppiando a ridere.
Si, si, ho capito- risposi, divertita.
In cucina arrivarono anche tutti gli altri, i saluti continuarono e George raggiunse me e Sirius.
Rosso, prenditi cura di mia figlia- disse mio padre, assestandogli una pacca sulla spalla.
Lo farò, Sirius- rispose lui, sorridendo.
E grazie per ieri sera, è anche merito tuo se io e mia figlia abbiamo parlato. Grazie tante- ribattè, George sorrise imbarazzato e mi cinse un fianco, baciandomi sulla tempia.
Quando tutti fummo pronti, insieme a Remus e Tonks, uscimmo da Grimmauld Place. Arrivammo al castello più o meno tutti interi e, nonostante il turbolento viaggio sul Nottetempo, eravamo di nuovo a scuola. Ero estremamente contenta di ritornare a scuola, tra le lezioni, gli incontri dell' ES e tutto il resto. L'unico difetto di quel ritorno era la presenza della Umbridge che, a prima vista nella Sala Grande, sembrava più agguerrita di prima.

Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo.
Vi amo piccole puffole pigmee.
Ila❤💫

//Just The Way You Are♡//George WeasleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora