Lo Scorrere Del Tempo

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A volte quell'uomo è davvero strano, tu ci hai capito qualcosa?- mi chiese George. Non gli risposi ma gli feci un grande sorriso. Le fenici si rigenerano. Le fenici bruciano solo per poi rinascere dalle proprie ceneri ancora più splendide e più forti di prima. Silente e i suoi enigmi.
Si, ho capito qualcosa- mormorai.
Avevo capito. Io dovevo essere la fenice. Il mio cuore, la mia anima, tutto in me era stato polverizzato e ridotto in cenere, ma io dovevo rinascere. Rinascere dalle mie ceneri... forte, coraggiosa, bella. Rinascere. Come una fenice.

Ah, bè, l'importante è che hai capito tu- farfugliò Fred, guardandomi confuso mentre ancora sorridevo per le affermazioni di Albus Silente.
Lei sa, signorina, cosa fanno le fenici?
Amore, ma dici sul serio? Cioè, tu sei riuscita a decifrare un enigma di Silente?- chiese George corrucciato, sbattendo le ciglia a dir poco incredulo.
Cos'è che fanno le fenici? Volano? Mangiano? Bè, per forza, come tutti gli animali... e allora, parlano?- ribattè Fred, lo guardai indecisa se ridere o piangere. Ho ragione?- esclamò.
No, idiota- rispose il gemello, scuotendo la testa.
Ma che vi siete fumati, rossi?- chiesi ridacchiando.
Cosa si é fumato vorrai dire. Ti ricordo che sono stato qui tutta la notte e abbiamo anche...- lo interruppi con un'occhiataccia.
Lo so cosa è successo, grazie per il promemoria. E comunque non penso che Fred voglia sapere altri dettagli- lo rimproverai.
In effetti no- rispose lui. Però se la cosa diventa interessante la prossima volta chiamatemi, se non ho nulla da fare mi unisco- ridacchiò, George lo incenerì con gli occhi e serrò la mascella a tal punto che pensai si sarebbe spaccato i denti, alzai gli occhi al cielo.
George, la smetti di fare il protettivo psicotico? Sta scherzando, per Merlino!- dissi, Fred rise di gusto.
Lo spero. Non mi va proprio di condividere ciò che è mio. E tu sei mia- replicò, la sua voce profonda e cavernosa mi arrivò fin dentro le ossa. Fred, messo in soggezione dallo sguardo persistente del fratello, fece un sorrisetto tirato e iniziò a far vagare il suo sguardo per la stanza e a fischiettare e io assestai una gomitata al mio rosso, che finalmente decise di levarsi lo sguardo da assassino dal volto e sogghignare davanti al mio rossore.
Che Merlino mi protegga!- sospirai con una mano sulla fronte, esasperata.
Passarono pochi secondi prima che le tende si scostassero e una mandria di persone urlanti entrasse spintonandosi all'interno della piccola stanza. La prima che vidi fu la mia furia rossa, Ginny. L'espressione era quella tipica di chi affronta un combattimento corpo a corpo, le guance erano rosse e gli occhi ridotti in due fessure mentre esclamava -Fuori dai piedi, insulsi mocciosi. No, no, no! Assolutamente no, Harry, entro prima io!- una sua mano attraversò le tende per spintonare il povero malcapitato.
Ehi! La mia faccia!- si sentì protestare da una voce che non era quella di Harry ma quella di Ron.
Tanto non è mai stata un granché- gli fece eco Ginny, mentre si girava e si sistematava i capelli. Un sorrisone le spuntò sulle labbra, dietro di lei entrarono tutti gli altri; Ron, che si massaggiava il naso. Harry, imbronciato, accanto a Neville, Luna e Hermione, che esibiva una faccia esausta per quella scenata.
È un maledetto ospedale non un circo!- esclamò quest'ultima.
Amelia!- strillò Ginny gettandosi letteralmente su di me.
Piano!- urlai, abbracciandola. Sono ancora dolorante, santo Godric- dissi.
Oh, no, mi dispiace! Scusa, mi dispiace tanto- scattò.
Gin, contegno- scherzò George. A parte gli scherzi, è davvero ancora dolorante, ha un livido enorme sull'addome. State attenti- li mise in guardia.
Grazie, mamma- ridacchiai.
È bello vedere che stai bene- disse Hermione con un espressione dolce e quasi commossa.
Non vedevamo l'ora di poterti vedere- ammise Ron.
Io e Neville ti abbiamo fatto un biglietto e ti abbiamo portato dei fiori- disse la vocetta di Luna, Neville arrossì un pò ma sorrise felice posando il mazzo di gigli con il foglietto penzolante sul comodino.
E voi come state?- chiesi.
Guariti alla grande, un pò ammaccati e con qualche dolorino ma stiamo bene- disse Ginny. La mia caviglia è guarita, Ron ha qualche cicatrice sulla mano e sul braccio dovuta a quello strano cervello che ha appellato, Hermione è un pò dolorante a causa delle maledizioni di Dolohov e, bè, i lividi sono un di più- ribattè.
Eravamo così preoccupati, Amelia. Abbiamo pianto per ore sapendoti svenuta in questa cameretta, piena di lividi e ferite- mormorò Hermione, il lampo nei suoi occhi e la smorfia di dolore sul suo viso mi fece capire che ancora non riusciva a parlare perfettamente senza provare dolore. Scusatemi...- si portò una mano sulle labbra e singhiozzò.
Oh, Granger, forza- le fece Fred, facendo segno con la testa a Ron di fare qualcosa. Ron strinse gli occhi confuso e scosse la testa, il fratello lo guardò sconvolto.
Mi dispiace tanto, Amelia. Ci dispiace tanto per... lo sai- ripetè con le lacrime che le bagnavano le guance.
Lo so- sussurrai, chinando la testa e spostando lo sguardo sulle mie mani. Gli altri dovevano sapere, volevo che sapessero. Volevo che conoscessero il cuore buono di mio padre.
Era mio padre, sapete? Ed era innocente, non aveva colpe- dissi, lo sguardo puntato su Luna e Neville. Luna sbattè le palpebre e Neville corrucciò la fronte guardandomi mentre mi torturavo le mani -Amy, scusami, ma noi non...- borbottò.
Sirius- dissi, la mascella di Neville toccò terra mentre Luna rimase impassibile se non per un piccolo movimento più veloce delle ciglia.
Sirius Black era tuo padre?- chiese Luna, io annuii.
È una storia lunga, l'ho scoperto solo quest'estate e per caso. Non lo sa nessuno tranne le persone in questa stanza, gli Auror, il preside e pochi altri- confessai. Sirius B...- chiusi gli occhi e deglutii, una mano calda si posò alla base della mia schiena e si mosse dolcemente. Mio padre era innocente, non ha ucciso nessuno né tanto meno tradito i suoi migliori amici. Ha passato dodici lunghi anni ad Azkaban, gli è stata tolta la possibilità di vivere la sua bellissima relazione, di crescere sua figlia, di avere una vita per... nulla- spiegai. E quando finalmente riesce a scappare è costretto a rinchiudersi in un maledetto tugurio, con una strega per madre che gli urla insulti tutto il santo giorno e nulla più- risi amaramente.
È orribile- farfugliò Neville impietrito, la fronte aggrottata per il dispiacere.
E poi muore e di lui non rimane neanche il corpo. Sparito nel nulla- aggiunse Harry che fino a quel momento aveva taciuto, senza aggiungere altro in pochi passi raggiunse il letto e mi strinse forte. Infilai le dita nei suoi capelli corvini e li scompigliai -Mi sei rimasta solo tu- sussurrò. Solo io di quella che avrebbe dovuto essere una famiglia.
Supereremo anche questa, piccolo Potter- gli dissi.
Tra due giorni dovrò tornare a Little Whinging, non posso restare, lo ha detto Silente- disse, gli posai una mano sulla guancia e inclinai la testa confusa. Ti spiegherò meglio con una lettera tutto quello che mi ha detto, te lo prometto. Te la scriverò al più presto. E mi dispiace per James- ribattè.
Io... organizzeremo una cena per ricordarlo, non un funerale... non gli piacevano. Una cena per James e anche per Sirius, quindi tu non ci sarai?- chiesi, lui scosse la testa.
Non voglio neanche parlarne- sussurrò. Quindi basta, per favore- fece, tolse gli occhiali rotondi e si premette il palmo sulla fronte.
Non potei fare altro che annuire e lasciargli un'ennesima carezza poi ritornai a guardare tutti gli altri mentre mi schiarivo la gola.
Bene, ora che sapete la verità vi chiedo di non farne parola a nessuno- dissi.
Certo, chiaro- rispose Neville.
Che centotrenta Gorgosprizzi possano farmi impazzire se da questa bocca uscirà una sola parola- Luna si portò la mano sul petto con aria solenne e fece un leggero sorriso.
Grazie, davvero, ragazzi, per tutto- dissi, tutti fecero un leggero cenno della testa e Ginny si schiarì la voce. Il tono impertinente e scherzoso tornò, apprezzai il suo tentativo di distrali e di distrarmi, cosa molto difficile visto che la mia mente era ancora ferma a quella notte nonostante cercassi di convincermi di star superando tutto. Passerà, passerà, passerà.
Ma in realtà non sarebbe passato mai.
Abbiamo un pò di cose da raccontarti, sai?- fece Ginny. Per esempio che la professoressa Umbridge è, come dire, traumatizzata dai centauri e distesa su un letto in infermeria e scatta al minimo rumore- disse.
Sul serio?- risposi ridacchiando.
Certo!- rispose lei.
A scuola non mi considerano più un pazzo dopo che Caramell ha ammesso sulla Gazzetta del Profeta che Tu-Sai-Chi è tornato- fece Harry.
Fred e George, Vitious ha eliminato quasi completamente la vostra Palude- disse Ron. L'aveva lasciata lì per fare un dispetto alla Umbridge- ribattè, gli occhi dei gemelli brillarono.
Quasi completamente?- chiese Fred.
Si, bè, ne ha lasciata un pò sotto la finestra... credo come monumento in vostro onore- gli rispose il fratello, Fred e George si diedero il cinque ed io scossi la testa sorridendo.
C'è un'altra cosa, in realtà. I Dissennatori hanno abbandonato Azkaban- disse Hermione.
Per unirsi a Voldemort?- chiesi, il tono glaciale. Tutti i presenti tranne me ed Harry tremarono, il silenzio tombale che calò mi diede la conferma.
Vi siete accordati per dire le buone notizie e le cattive alternandovi?- fece George, io fissavo un punto indefinito tra la testa di Hermione e quella di Neville. Con una calma e una lentezza inquietanti spostai gli occhi e guardai tutti, strinsi le coperte -Se quei bastardi escono di prigione io giuro che li uccido. Li uccido tutti, dal primo all'ultimo- sibilai. A partire dagli Scott- replicai.
Mantieni la calma, Amelia- disse George, la mia testa scattò e mi girai verso di lui.
Non provare neanche per un secondo a dirmi cosa fare della vita dei bastardi che hanno ucciso i miei genitori- sbottai. I suoi occhi marroni mi scrutarono il volto deformato da una rabbia cieca, la mascella mi faceva male da quanto la serravo -Quindi adesso te ne andrai in giro a uccidere persone?- disse.
Amelia, George...- sentii pronunciare a qualcuno.
Tu non capisci, non puoi capire. Tuo padre non é morto e tu non sai cosa si prova- risposi.
Tu non gli dici niente?- George guardó Harry, che scosse la testa con convinzione.
Harry!- gracchiò Hermione.
Quindi le lasceresti uccidere...- iniziò lui.
Le lascerei uccidere le persone che hanno ucciso Sirius, James, i miei genitori e molti altri? Si- rispose Harry. Se ne avessi l'occasione lo farei anche io- confessò.
Ah, bè, stupendo- George strinse i pugni poi indurì la sua espressione. Fuori di qui. Tutti- disse.
Siamo appena arrivati- protestò Ginny. Non fare così! Non è tua e può fare ciò che desidera- sbraitò, alzai un sopracciglio in segno di sfida.
Manteniamo la calma tutti quanti, Amelia dice così solo perché sta passando un brutto momento. Smettiamola- fece Hermione, tentando invano di calmare gli animi.
No, non è affatto vero- risposi. Non sono mai stata più seria di così- ribattei.
Ho detto tutti fuori di qui!- ringhiò George. Anche tu, Fred- disse al gemello che aveva appena aperto la bocca per tentare di parlare. In pochi secondi tutti uscirono e la stanza si svuotò, un raggio di sole illuminava il volto furente di George che, con un movimento del polso, insonorizzò di nuovo per sicurezza l'ambiente. Riuscivo ancora a sentire il chiacchiericcio dei ragazzi quando lui si alzò, iniziando a vagare nella stanza -Non ti lascierò diventare un'assassina- sbraitò, le mani strette a pugno lungo i fianchi.
Tu non devi lasciarmi fare un bel niente, è la mia vita e decido io come gestirla, George- dissi.
Amelia, io capisco cosa stai passando in questi giorni e mi dispiace. Mi dispiace tremendamente, amore mio, ma non ti lascierò diventare quello che neanche tu vorresti essere- disse, qualche passo in avanti e raggiunse la pediera di ferro bianco del letto.
Mi parli come se questa non fossi io- risposi indignata, la mia mano destra premuta sul petto.
Perché non sei tu. Amelia, tu non sei così, non faresti male ad una mosca... figurati a delle persone, cattive ma pur sempre delle persone- si spiegò, poggiò le mani sulla pediera.
Quella Amelia è morta quella notte al Ministero. È morta a causa delle ferite, delle botte, dei lividi, delle cadute, delle maledizioni Cruciatus, di quello che ti pare! Ma è morta, morta come James Moore e Sirius Black- risposi.
Amelia...- mugugnò con gli occhi sgranati.
Avrò la mia vendetta un giorno, George. Con il tuo appoggio o senza- dissi. E no, non capisco cosa si prova perché i tuoi genitori sono perfettamente sani e vivi, stanno bene e sono con te e io ne sono contenta, credimi- lui strinse il ferro del letto, le nocche sbiancarono.
Ma certo, allora facciamo così: diventa il sicario dell'Ordine della Fenice. Vattene pure in giro per tutto il mondo magico a dare la caccia a Bellatrix Lestrange e prova ad ucciderla. Ah, e, già che ci sei, riporta la sua bacchetta a casa quando avrai finito di torturarla e ucciderla. Potremmo incorniciala e metterla sul camino in salotto, che ne pensi?- sbottò. Santo cielo, quello che è successo è orribile, atroce, disgustoso anche per me, ma è accaduto e non puoi fare nulla. Lo so che ti senti in colpa e non devi. Lo so che vuoi vendetta, la voglio anche io ma è la vita, Amy. È la vita e a volte è ingiusta e fa schifo mentre altre felice e bellissima. Io ti amo e ti amerò nonostante tutto, però se è questo quello che desideri allora prosegui da sola- finì, rimasi zitta con gli occhi che bruciavano per via delle lacrime.
Mi stai lasciando?- sussurrai.
Non lo so, Godric! Ho... ho bisogno di una pausa- disse.
Da me- replicai.
Da tutto- ribattè.
Quindi anche da me- dedussi, il suo sguardo divenne sofferente.
Si, anche da te- sussurrò, annuii e mi sfregai gli occhi con i palmi.
Bene, e ora che cosa farai? Te ne andrai via?- chiesi, tirai più su le coperte... fino alle spalle. Ti prego, non andare via e resta con me. Scosse la testa -Lo capirò se vorrai chiudere qui la nostra storia- dissi. Non voglio che tutto questo accada perché ti amo più di quanto ami me stessa.
Solo qualche giorno- disse.
Solo qualche giorno in cui tu deciderai se concludere la nostra storia solo perché ho detto di volere vendetta? Questo dovrebbe tranquillizzarmi?- dissi.
Ho solo bisogno di pensare- affermò.
Bisogno di pensare. Ascolta, perché in questi giorni di riflessione non te ne vai un pò a festeggiare da Fortescue o magari in qualche altro posto in cui poter riflettere? Magari in compagnia di una ragazza- replicai, una lacrima mi bagnò la guancia. Non fare nulla, resta a casa. Non frantumare il mio cuore più di quanto lo sia già.
Non lo farei mai, non ne sarei capace, lo sai- rispose sincero, allungò la mano verso il mio viso e asciugò la lacrima.
Non mi toccare- mi scostai e lui lasciò ricadere la mano lungo il suo corpo. Mi avvicinai al carrello dove c'era i miei anelli e presi quello che mi aveva regalato George mesi prima, glielo posai sul palmo -Tieni. Ora vai se devi- dissi.
Ma è tuo, io non voglio...- iniziò, con un gesto della mano lo zittì.
Vai- risposi, la voce profonda e cupa. Trattenni dei singhiozzi e mi rimisi nel letto, girai la schiena a George e mi coprii con la coperta. Le sue dita mi sfiorarono il braccio destro e la sua dolce voce spezzata mi raggiunse persino la più piccola delle mie ossa -Mi dispiace- disse, poi rimasi sola in quel silenzio tombale.
Restai ferma in quella posizione quasi mezz'ora prima che le tende frusciassero ancora, non mi voltai a guardare ma sperai soltanto che non fosse uno dei ragazzi.
Amelia...- fece la voce di Madama Berkeley. Dormi?- chiese.
No, Madama Berkeley- risposi.
Puoi guardarmi?- continuò.
No, Madama Berkeley- ribattei, lei sospirò.
D'accordo, allora... Con il preside Silente è arrivato anche il tuo baule con tutte le tue cose- il rumore di qualcosa di pesante che veniva trascinato sul lucido pavimento bianco pervase la stanza, l'infermiera ansimò dalla fatica. Te lo lascio qui accanto al comodino, e poi mi hanno riferito che tra quattro o cinque giorni potrai essere dimessa e tornare a casa- mi spiegò.
Mh, mh, okay- risposi.
Sei contenta?- chiesi.
Si, davvero contenta- risposi atona.
Va bene, sei giù di morale ho capito, ti lascio sola- disse, mi accarezzò la gamba coperta e si allontanò.
Signora Berkeley?- domandai.
Si?- rispose, con la coda dell'occhio la vidi fermarsi, una mano poggiata sulla tenda bianca.
Non voglio vedere nessuno fino al giorno in cui verrò dimessa. Nessuno, neanche mia madre- dissi.
Ma...- iniziò lei.
Nessuno, per favore- dissi velocemente stringendo ancora di più la coperta.
Va bene, riferirò- rispose, la sua voce sembrava delusa e triste, poi uscì. Mi accucciai e chiusi gli occhi, respirai a fondo inalando il profumo di George sulle coperte, il letto era ancora grande e il lato opposto al mio sapeva di lui. Di quello che era successo la notte prima.
Lui mi aveva chiesto indirettamente di scegliere, ne ero sicura. Vendetta o George? Vendetta o George? Vendetta o George? Ma non potevo scegliere, non in quel momento. Forse il giorno dopo o quello dopo ancora ma non quel giorno.

//Just The Way You Are♡//George WeasleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora