I ricordi nascondono i segreti

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Camminando per il corridoio alla ricerca di qualcosa che mi faccia calmare mi viene in mente una cosa, una volta tenevo una sottospecie di diario, non l'ho mai buttato, quella è la prova di ciò che succedeva una volta, più per me che per altri dato che potrei essermi inventata tutto, ma ho una prova che potrebbe accertarmi che questa assurda teoria sia giusta.

Tra le mani mi cade quel piccolo baule di legno antico come frugo nell'armadio di camera mia, ce l'ho da più di trecento anni ed ormai è un reperto storico.  Con il cuore in gola sfoglio le pagine alla ricerca di qualche dannata prova, qualcosa che possa farmi ricordare a pieno e rendere questa situazione ancora più assurda.

"12 luglio 1722... William" leggo nella mente quelle parole un paio di volte prima di voltare il foglio, spero bene di sbagliarmi...mi appare davanti il volto del ragazzo che pensavo di aver dimenticato, i lunghi capelli scuri gli incorniciano il volto giovanile, certo è sempre un ritratto, ma è come se avessi davanti una foto.

Dorian non solo ci assomiglia tantissimo, ma tanto da farmi quasi pensare che siano la stessa persona ma, questo, è del tutto impossibile. Non può esserlo perché questa persona è morta, davanti ai miei occhi quindi non si può nemmeno dire che ci sia stato un malinteso, l'unica differenza sarebbe la barba ed i capelli più corti che lo fanno sembrare più vecchio ma... no è impossibile.

No non ci riesco... mi ritrovo in bagno a rigettare ogni cosa che ho bevuto sia oggi che ieri, rivoltando lo stomaco per intero con i pensieri che mi premono la mente in una morsa dolente, so che mi stanno aspettando tutti e so che devo tornare di sotto, ma riuscirò a fingere che la persona che ho davanti sia una dall'aspetto qualunque?  

Ripulendomi al meglio cercando di far smettere alle dita di tremare, ora ho anche bisogno di nutrirmi di nuovo... scendendo le scale di corsa improvvisandomi una conversazione nella mente, passo per l'atrio gigantesco dalla parete in vetro ove vi sono alcune persone, sono in quattro, passando noto che mi puntano gli occhi addosso manco avessi qualcosa scritto in fronte e...

Me ne rendo conto in ritardo bloccandomi di colpo, facendo cigolare le scarpe sul pavimento lucido, ora sì che posso anche ufficializzare il mio stato di panico, tenuto a bada solo da tanta eleganza e scetticismo. Mi volto lentamente verso questi quattro, sono vestiti normalmente ma nemmeno troppo casual, tutti  indossano abiti di colore scuro e tutti emanano un odore che non mi piace affatto.

Rimango in ascolto...il loro... il loro battito è così... lento...

<<Chi siete e perché siete qui?>> cerco di mantenere un tono piatto e calmo <<Siamo qui con Black...>> marcano sul cognome e credo perché sappiano che è anche il mio, e forse, ora comprendo tutto... c'è solo una persona a cui ho detto il perché mi sarei chiamata Black un giorno...

Non è questo il problema ora, ma ben un altro, rimango ancora a fissarli e mi rendo conto che il loro petto non si alza e ne si abbassa, rimane fermo, immobile... sono morti che camminano tra i vivi e solo Dio sa quanto so come ci si senta.

Un raptus di paura e rabbia si insinua in me, perché "Dorian",  ha mandato in un branco di pecore (alle quali tengo molto aggiungerei) un branco di lupi che in un secondo solo potrebbero fare del male a chiunque volessero.

Così a passi lunghi, veloci e con i pugni stretti, seguo la scia lasciata dalla mia squadra dirigendomi proprio nella nostra sala privata, e come intravedo le spalle ampie di Dorian la frustrazione, rabbia, paura e tutte le sensazioni negative esistenti mi fanno perdere per un secondo la lucidità.

Come Natasha  e Wanda che non danno le spalle alla porta mi vedono spalancano gli occhi, credo che i miei siano ormai rossi e non è mai un bene.

Spalancando la porta di colpo individuo colui che non dovrebbe essere qui e, mentre tutti sobbalzano per il movimento repentino, lui non fa in tempo a reagire che io molto velocemente lo afferro per il collo buttandolo a terra con un colpo così forte che il tonfo risuona per tutta la stanza. Lo rialzo di peso ancor prima che gli altri mi dicano di non farlo, di calmarmi e mi chiedano cosa io abbia e, sempre afferrando per il collo l'uomo che si rende conto solo ora che lo sto aggredendo, comincio a trascinarlo di peso e molto velocemente.

The Genesi of Marvel pt 6: The bloodline of time/ StarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora