Capitolo tre

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Io: Mamma, sono a casa!

Urali varcando la soglia.

Mamma: Cosa vuoi da mangiare?

Io: Vedi tu quello che c'è, io vado un attimo in bagno.

Detto ciò, salii senza fretta le scale e mi recai verso il bagno.

Mi guardai allo specchio, perché non potevo essere uguale alle altre ragazze? Perché le altre stanno bene pure senza una minima traccia di fondotinta o di mascara?

Perché?

Mentre mi specchiai, la mia mente iniziò a cercare risposte razionali alle mie domande.

I miei pensieri furono poi interrotti dalle urla di mia madre.

Mamma: Aria vieni a tavola che è pronto

Io: Arrivo subito mamma!

Mi diedi un'ultima occhiata fugace e raccolsi i capelli in una coda sbarazzina.

Scesi al piano inferiore e mi sedetti a tavola.

Mamma: allora Aria, com'è andata oggi?

Chiese in modo dolce.

Io: al solito mamma, solite cose.

Mamma: perché non chiami Beatrice questo pomeriggio? Ti farebbe bene uscire ogni tanto.

Disse mia madre poggiando la schiena contro il frigo.

Non avevo voglia di uscire sinceramente. Non perché non mi trovassi bene con Bea.

Solo per il semplice fatto che ero troppo stanca e già sapevo che avrei incontrato qualcuno lungo la strada. Magari persone che proprio non posso tollerare. Dovevo inventarmi qualcosa.

Io: No mamma ho un sacco di compiti da fare, e poi Bea oggi ha già un impegno.

Il viso di mia madre si incupì, forse era amareggiata. Forse sapeva che stavo mentendo, bah.

Finii di mangiare e mi avviai al piano superiore, fino a raggiungere la mia stanza.

Ero esausta, probabilmente avrei dormito tutto il pomeriggio, così fu.

Ore 18.00, fui svegliata dal rumore assordante della mia suoneria.

Sbuffando, allungai il braccio verso il comodino e presi il telefono.

Io: ciao Bea avevi bisogno?

Bea: Ehi ma buongiorno, stavi mica dormendo? ahahaha

Io: Brava, acuta osservazione ahahaha

Bea: Ti conosco fin troppo bene cara. Comunque, ho chiamato per chiederti se ti andava di andare a mangiare una pizza con me e le mie amiche stasera.

Esitai un istante prima di darle una risposta

Bea: Aria ci sei?

Sbuffai leggermente

Io: Bea non saprei.

Beatrice sembrava turbata dalla mia risposta.

Bea: Dai Aria non fare la bambina, ci sono io non devi mica sentirti esclusa. Non hai niente di diverso dalle altre ok? Quindi mi fai il piacere di alzarti da quel letto e iniziare a prepararti. Ti passo a prendere alle 19.30, ciao.

Non ebbi nemmeno il tempo di ribattere che mi attaccò in faccia.

Bene, a quanto pare questa volta avrei dovuto fare un piccolo sacrificio.

Mi alzai a malavoglia dal letto e mi trascinai, letteralmente, verso la cabina armadio, dalla quale tirai fuori un vestito molto semplice, con motivi floreali che andavano dal color rosa al viola scuro, lo sfondo era rigorosamente nero.

Decisi di mettermi solo un filo di mascara, niente di più.

Erano le 19.30, Bea sarebbe arrivata a momenti.

Nel frattempo continuavo a guardarmi allo specchio. Per una volta mi sentivo bene, oserei dire persino "carina".

Fui distratta dal suono del citofono, probabilmente Bea era arrivata, sempre puntuale come un orologio svizzero.

Presi da sopra il letto la borsetta e mi avviai verso l'uscita.

Mamma: Mi raccomando, divertiti. Quando state per tornare a casa avvisatemi, e soprattutto fatti accompagnare da Bea o da qualche sua amica, non mi fido a lasciarti andare in giro da sola la sera.

Io: si mamma non preoccuparti.

Bea: Tranquilla, te la riporteremo a casa sana e salva ahahaha.

Detto questo, ci recammo verso il locale.

Durante il tragitto non parlammo molto, anzi non parlammo affatto.

Una volta arrivate, entrammo in quel grandissimo e luminosissimo locale.

Non appena arrivammo al tavolo prenotato, mi si gelò il sangue. Cosa ci facevano loro qui?

Angolo autrice: ecco il terzo capitolo, volevo solo avvisarvi che probabilmente domani non riuscirò ad aggiornare perché verrò sottoposta ad un intervento, niente di grave.
Vi dico solo che dal prossimo episodio inizierà la "vera storia". Diciamo che questa era solo un'introduzione. Spero vi sia piaciuto.
Alla prossima ❤

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