Capitolo diciotto

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Girai l'angolo e andai a scontrarmi con qualcuno.

Feci un passo indietro a causa dell'impatto col corpo estraneo.

Alzai il viso cercando di scoprire che fosse il soggetto in questione.

Io: Ah Bea, sei tu.

Dissi facendo un sospiro di sollievo.

Bea: Certo, chi credevi che fossi scusa?

Rispose turbata.
Io semplicemente mi limitai ad alzare gli occhi al cielo.

Bea: Comunque tu e Mirko siete troppo carini, da diabete.

Spalancai gli occhi.

Io: Bea! Da quando si spiano le persone?

Le risposi, incrociando le braccia al petto, tamburellando nervosamente il piede destro sul cemento grigio del marciapiede.

Non si scomodò nemmeno a rispondere Alla domanda che le avevo appena posto, si limitò semplicemente a sorridere.

Io: Va be dai ho capito, torniamo a casa.

Dissi sbuffando, mentre la trascinavo per un braccio.

Passò un quarto d'ora e finalmente giunsimo a destinazione.

Estrassi le chiavi di casa dalla tasca interna della borsa e le infilai nella toppa.

Feci girare la chiave una, due, tre volte e finalmente la porta si spalancò.

Io: Mamma siamo tornate.

Urlai, aspettando una risposta.

Mamma: Oh ciao ragazze, Bea come stai? Scusa se ne' io ne' mio marito siamo venuti a farti visita, ma eravamo completamente sommersi entrambi dal lavoro.

Disse mia madre, era chiaramente dispiaciuta.

Bea: Figurati Elena, ora sto molto meglio grazie.

Le rispose allegramente.

Mamma: Sono contenta, eravamo tutti molto preoccupati. Comunque, se volete andare in camera andate pure. Ho preparato già tutto, mi raccomando non andate a letto troppo tardi.

Ma cosa credeva che fossimo? Non eravamo più due bambine, davvero non capisco perché ci deve trattare da tali, che bisogno c'è?

Sbuffai alzando gli occhi verso il soffitto bianco.

Io: Sì mamma, non preoccuparti.

Cercai di assecondarla, alla fine mi dispiaceva risponderle in modo sgarbato.

Io: Bene allora io e Bea andiamo, saluta papà quando rientra a casa. Buona notte.

Salutammo entrambe e insieme ci recammo verso la mia stanza.

Bea: Tuo padre non è riuscito a far cambiare l'orario di rientro? È pesante tornare a casa così tardi.

Eh già, mio padre lavora presso un'azienda tessile e disgraziatamente il compito di assicurarsi che all'ora di chiusura sia tutto in ordine è toccato a lui. Era sempre fuori casa e a causa di questo fatto non sono mai riuscita a passare molto tempo con lui, essendo sempre molto occupato.

Io: Purtroppo no, cara grazia che abbia ancora un lavoro. Spero che un giorno le cose cambino, a volte non mi sembra nemmeno di avere un padre.

Risposi abbassando sempre di più il tono della mia voce.

Bea: Tranquilla Aria, vedrai che col tempo le cose si sistemeranno.

Ribattè mostrando un piccolo e tenero sorriso.

Entrammo nella camera e ci sedemmo sul mio letto, iniziammo a parlare di ciò che era accaduto pochi minuti fa tra me e Mirko, mentre ci mettevamo il pigiama.

Io: E quindi niente, non so che fare Bea.

Caddi di schiena sul materasso e iniziai ad osservare il soffitto indaco, che si rivelò interessante tutto d'un tratto.

Bea si stese dalla parte opposta alla mia e prese a parlare.

Bea: Per me la cosa è chiarissima, vi amate. Perché non gli dai una possibilità? A me non sembra che ti stia prendendo in giro.

Rispose fermamente, riponendo cautamente il suo telefono cellulare ormai scarico nel primo cassetto del comodino.

Io: Lo so, ma vedi il fatto è che non voglio soffrire. Se mai succederà qualcosa tra di noi non potrà durare in eterno.
Come pensi che possa starci io in tal caso? Sicuramente non la prenderei bene e non voglio immaginare neppure quale possa essere la mia reazione.

Risposi schietta.

Bea: Classico discorso incoerente di una persona egoista e orgogliosa. Si esatto, egoista.
Egoista perché pensi solo a te stessa, prova a metterti nei panni di Mirko.
Lui ancora ti sta aspettando e immagino che stia soffrendo almeno in parte, anche se non lo da a vedere. Pensaci Aria, preferisce aspettare te invece che un'altra. Fossi in lui avrei rivolto il mio interesse verso un'altra ragazza, visto che tu sei troppo orgogliosa per dargli una changes.
È raro trovare ragazzi che aspettano e comprendono le decisioni di una donna. Per una volta fidati di ciò che dico, dagli una possibilità.

Dagli una possibilità, dagli una possibilità.
Queste tre parole messe assieme continuavano a rimbombarmi nella testa.

Io: Ci penserò, grazie Bea. Ora è meglio dormire.

Bea: Va bene, mi raccomando rifletti bene. Notte Aria.

Detto ciò spensi l'abajour e mi girai sul fianco destro.

Mi aspettava una nottata molto lunga.

Angolo autrice: Buona sera a tutti, mi starete maledicendo per il fatto che Mirko non è presente in questo capitolo, ma tranquilli rientrerà in gioco dal prossimo.
Spero vi sia piaciuto e vi ringrazio per tutto, visualizzazioni, voti e commenti.
Alla prossima ❤

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