Capitolo diciannove

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Io: Bea fai tacere quell'aggeggio infernale, è domenica.

Mi lamentai a causa di quel fastidioso suono che emetteva la sveglia sul cellulare di Bea.

Bea: Mmm cosa?

Disse lei in tutta risposta, per poi girarsi col fianco sul lato opposto.

Io: Va be ho capito cià.

Mi alzai dal letto con una velocità pari alla velocità di in bradipo in letargo e mi diressi a passi cementati verso il comodino di Bea, che poi era il mio.

Lo sbloccai facilmente, non essendoci il codice.

Io: Per l'amor del cielo Bea!

Gridai furiosa

Io: Come diamine si spegne sta roba?

Bea grugnì rumorosamente, era parecchio ridicola.

Bea: Possibile che se non penso io alle cose tu non riesci a fare mai niente?

Disse piagnucolando, sembravamo due ragazze mestruate in quel momento.

Io: Suvvia, non dire cavolate.

Le risposi a tono, coricandomi a letto di nuovo.

Io: Bea?

La ragazza si girò verso la mia parte.

Bea: si?

Era buffissima, praticamente mi stava parlando mentre stava in uno stato di trans, o per meglio dire in uno stato di dormiveglia. Dubito fortemente che mi avesse ascoltata.

Io: Beh ecco, ho pensato a fondo per quanto riguarda il fatto accaduto ieri sera. Forse dovrei accettare e rispondergli di si. Ma da un lato sono così vulnerabile, mi verrebbe persino da rifiutarlo. Bea, sono troppo confusa.

Era vero, il cuore diceva si ma il mio cervello protestava, ammettendo il contrario.

Non ricevetti risposta, chiaro segno che si era addormentata beatamente, mentre le stavo chiedendo l'ennesimo parere.

Io: Va bene ho capito.

Dissi per poi portare il mio sguardo sul suo viso, era così pallida.
I capelli erano tutti arruffati, con ciocche che sparavano a destra e a sinistra, mente la bocca era semi aperta.
Era così tanto ridicola in quelli stato che riuscì a strapparmi un piccolissimo sorriso.

Ormai avevo perso il sonno, quindi decisi di controllare l'orologio analogico attaccato alla parete; l'orologio segnava perfettamente le 10.00.

Mi alzai cautamente dal letto nella speranza che quella scansafatiche di Bea non si svegliasse, l'impresa ebbe esito positivo e non appena mi assicurai che non si fosse svegliata per causa mia, scesi al piano inferiore salutando i miei genitori con un sorriso sornione.

Io: Ciao mamma, ciao papà.

Risposero semplicemente con un movimento del capo.

Io:Papà hai visto il latte?

Chiesi senza distogliere lo sguardo da ciò che stava dentro al frigo.

Papà: Aria, è sul tavolo proprio dietro di te; certo che una visitina da un bravo oculista la farei se fossi in te.

Mi rispose divertito per poi riportare il suo sguardo fisso sulla prima pagina del quotidiano che teneva frae sue grandi mani.

Mentre ero intenta a servirmi, udimmo una voce provenire dalla sala.

Bea: Buongiorno

Era ancora più buffa, pigiama extra large con pantofole da zitella decrepita.

Bea: Perché non mi hai svegliata?

Mi chiese versandosi qualche centilitro di latte in una tazza di media grandezza.

Risi

Io: Sai, ho provato a svegliarti più di una volta e il risultato è stato un bello schiaffo sulla spalla. Ho pensato fosse meglio lasciarti dormire, temevo mi avresti uccisa.

Bea: Mi dispiace non volevo.

Era evidentemente divertita, lo si intuiva dal modo con cui enunciò quella frase composta da quattro parole.

Io: Che facciamo oggi?

Chiesi posando la mia tazza, ormai priva di contenuto liquido.

Bea: Si può che devo decidere sempre io?

Rispose turbata, in effetti non prendevo mai iniziative e aspettavo sempre che gli altri scegliessero per me.

Io: Ok ma non agitarti.

Alzai le mani in segno di resa.

Mamma: Bea, Aria! Io e mio marito andiamo a trovare dei nostri vecchi zii. Mi raccomando non aprite a nessuno. Se volete uscire qua ci sono le chiavi.

Disse mia madre, indicando lo scaffale della piccola credenza, dove vi era posto il mazzo di chiavi.

Io: Va bene, a più tardi.

Dissi accompagnata dallo sventolamento della mano di Bea da destra verso sinistra e viceversa.

Richiusi la porta dietro le mie spalle.

Bea: Perché non chiami Mirko e vi mettete d'accordo per un'uscita oggi pomeriggio?

Mi voltai lesta dalla parte di Bea

Io: Oh no cara, oggi passeremo la giornata insieme solo io e te, proprio come ai vecchi tempi ricordi? Quindi non venire a farmi la predica.

Risposi agitata, puntandole l'indice contro.

Bea rise e alzò lo sguardo verso il soffitto.

Bea: Ne' se, ne' ma. Passeremo lo stesso la giornata insieme, con la sola differenza che sta volta ci sarà pure lui, dai Aria so che muori dalla voglia di vederlo.

Aveva ragione, in parte.
È vero il fatto che muoio dalla voglia di vederlo.

Io: Va bene, vado a chiamarlo al cellulare.

Risposi senza tanti giri di parole.

Mi recai a passi felpati in direzione della mia camera, dalla quale uscii poco dopo con in mano il mio telefono cellulare.

Composi con fare tremante il recapito telefonico di Mirko e attesi la sua risposta.

Mirko: Ehi Aria buongiorno! Come mai mi chiami a quest'ora? Già senti la mia mancanza?

Rispose il ragazzo divertito, mentre le mie guance bianche iniziarono a prendere colore.

Io: No, non montarti la testa Trovato! Volevo solo chiederti se oggi pomeriggio ti andava di venire con me e Bea a fare un giro per il paese.

Temevo la sua risposta, se avesse detto no?

Mirko: Allora è proprio vero, non riesci a stare un giorno senza di me, senza i miei baci, le mie carezze, il mio tocco sulla tua pelle.

Disse con voce roca, abbassando sempre di più il suo tono.

In meno di un secondo il mio corpo fu scosso da una scarica elettrica.

Io: Ehm, si quindi lo prendo come un si. Alle 15.00 fatti trovare sotto casa mia, ciao.

Chiusi in fretta la conversazione, senza dargli il tempo di ribattere.

Spero solo di aver fatto la scelta giusta.

Angolo autrice: Vorrei innanzitutto scusarmi con voi per la mia lunga assenza ma ultimamente sono molto impegnata con la scuola.
Come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto e se volete commentate, alla prossima ❤️

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