Capitolo sei

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Fortunatamente riuscii ad arrivare prima che le lezioni iniziassero, ringrazio il cielo.

Mi sentivo così persa senza Bea, conoscevo ogni singolo angolo e ogni singola parete di quell'aula, eppure mi sembrava così vuota, sembrava quasi di stare in una classe differente rispetto a quella in cui ero solita stare.

Piano piano vidi la classe riempirsi, a quanto pare non ero l'unica ritardataria, e la cosa mi rincuorava parecchio.

In totale eravamo 20, tutte ragazze.

Non è il massimo della vita condividere la stessa stanza con diciannove ragazze, all'inizio può sembrare un'idea carina, ma già dopo una settimana cambi totalmente opinione. Ovviamente non possono mancare i soliti gruppetti, da quelle menose a quelle più studiose, io rientro in un gruppo a parte. Si, perché il mio gruppo non esiste, e sinceramente non voglio avere niente a che fare con queste bambinate.

Il mio banco si trovava davanti alla cattedra, oserei dire appiccicata.

Il bello è che mi ci sono messa io, di mia spontanea volontà, per riuscire a seguire meglio, visto che mi distraggo con poco.

Le ore sembravano non finire più.

L'intervallo dovrebbe iniziare a momenti, spero il più presto possibile.

Non riesco più a sopportare quella straccivendola della prof di latino, che si tenesse quella fogna chiusa una volta per tutte, era capace di irritarmi come pochi.

Forse qualcuno ascoltò le mie preghiere e la campana dell'intervallo suonò, dolce suono per le mie orecchie.

Siccome Bea non c'era, mi vidi costretta a passare il resto dell'intervallo seduta, intenta a ripassare gli argomenti della lezione successiva.

Sentii due colpi sulla porta, istintivamente portai lo sguardo verso la porta, era Mirko.

Ma cosa ci faceva qui?

Io: Mirko, che ci fai qui?

Mirko sorrise, doveva smetterla di sorridere in quel modo, era terribilmente affascinante.

Mirko: Ho chiesto di te e mi hanno detto che eri in questa classe, ma che fai tu piuttosto? Come mai stai sola come un cane?

Rimasi spiazzata.

Io: Non sono affari che ti riguardano.

Risposi freddamente.

Mirko: Scusa ero solo venuto a chiederti se volevi uscire ai parcheggi con me, sai solo per cambiare "Aria".

Disse divertito.

Io: Credi di essere divertente facendo queste battutine stupide sul mio nome? Sei un idiota.

Dissi sorridendo, non riuscivo ad essere arrabbiata.

Mirko: Dai Aria, vieni con me.

Irresponsabilmente accettai.

Mi alzai dalla sedia e raggiunsi il ragazzo in corridoio.

Mirko: Allora Aria, come sta andando la giornata?

Io: Senza Bea non benissimo.

Dissi calciando un sassolino che trovai nei parcheggi.

Mirko: Ehi, ci sono io! Grazie per la considerazione eh.

Disse scoppiando a ridere, che bel suono.

Io: Non montarti la testa

Dissi soffocando una risata.

Mentre stavamo camminando, sentii qualcosa toccarmi la mano.

Io: Mirko, ma cosa stai facendo?

Mirko: Ti sto tenendo la mano, non posso? Devo firmare un contratto per poterti toccare?

Rispose sorridendo.

Non so come, ma scoppiai a ridere.

Io: Tu sei pazzo, completamente.

Mirko: Può essere.

Disse in tono malizioso.

Ci fermammo e poggiai la schiena al muro mentre incrociai le braccia.

Io: Mirko siamo seri, cosa vuoi da me?

Il riccio sembrava confuso.

Mirko: In che senso "cosa voglio"?

Cercò di imitare la mia voce scandendo le ultime due parole.

Io: Quello che voglio dire, è perché mi stai attorno? Perché sei comparso tutto d'un tratto nella mia vita? Perché fino a un mese fa non facevi altro che sputtanarmi alle spalle?

Forse avevo fatto troppe domande, ne ero consapevole.

Mirko sorrise abbassando la testa, scuotendola leggermente da destra verso sinistra e viceversa.

Mirko: Perché le persone cambiano, cara Aria.

Non mi sto prendendo gioco di te, tutt'altro.

Ti trovo interessante caratterialmente e mi trovo bene in tua compagnia, niente di più.

Disse avvicinandosi sempre di più a me.

In pochi secondi mi ritrovai le sue mani attaccate ai miei fianchi, gli occhi puntati sulle mie labbra e il suo respiro caldo sulla mia pelle.

Non riuscivo più a ragionare, era troppo vicino. Non voglio che succeda niente, almeno per ora.

Con quel poco di lucidità che mi rimaneva lo allontanai dal mio corpo mettendogli una mano sul petto.

Io: Mirko come posso fidarmi di te?

Tutto questo è sbagliato!

Sembrava deluso dalla mia affermazione, mi dispiaceva molto.

Mirko: Non potrei mai prendermi gioco di te, Aria. Non puoi negare che ti piace quando ti sto vicino, ti si legge negli occhi. Non puoi negarlo, devi smetterla di mentire a te stessa.

Rispose il riccio seccato.

Forse aveva ragione, ma non doveva succedere tutto così in fretta.

Io: Devo andare, ciao Mirko.

Dissi cercando di trattenere tutta la rabbia e l'amarezza che avevo in quel momento.

Mirko se ne stava lì, immobile a scrutarmi in lontananza.

Ripensai alle sue parole, aveva perfettamente ragione.

Angolo autrice: Buonasera a tutti! Eccoci qua, siamo già arrivati al sesto capitolo. Vi ringrazio ancora infinitamente per tutto, davvero.
Sono contenta che la storia vi piaccia.
Cosa succederà ai due? Aria riuscirà a fare i conti con stessa? Mirko sarà cambiato veramente come dice? Staremo a vedere, alla prossima

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