Capitolo quattro

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Cosa ci facevano loro qui?

Girai lentamente la testa verso Beatrice e con voce flebile le domandai cosa ci facessero loro seduti al nostro stesso tavolo.

Inizialmente credevo che avessero sbagliato tavolo, ma non fu così.

Bea mi guardò come se mi stesse chiedendo perdono, vedevo che era preoccupata.

Fummo distratte da un colpo di tosse proveniente da uno dei soggetti seduti dietro al "nostro" tavolo.

Bea: Forse è meglio se ci sediamo

Mi sussurrò all'orecchio, non avevamo altra scelta.

Uno dei due ragazzi fece partire la conversazione. Si chiama Alessandro, credo.

Alessandro: Finalmente siamo qui tutti insieme.

Io e Bea non rispondemmo alla sua affermazione.

Alessandro: Beh, che avete? Adesso manco parlate più?

Feci un respiro profondo, mi sentivo estremamente a disagio.

Il mio sguardo si spostò da Alessandro all'altro individuo seduto al suo fianco. Mirko.

Odiavo davvero tanto trovarmi in situazioni simili, credo persino che se ne siano accorti.

Io: Cosa volete?

Chiesi nervosamente picchiettando l' estremità della forchetta contro la superficie piana del tavolo.

I due ragazzi prima di rispondere si diedero un'occhiata fugace.

Mirko: Non vogliamo niente di particolare. Volevamo solo conoscervi meglio. Sembrate delle ragazze per bene.

Il tono con il quale pronunciò quella frase mi fece rabbrividire, avvertii un tocco di malizia nelle sue parole.

Alessandro: Non dovete aver paura di noi.

Disse quasi.. dispiaciuto? Non saprei.

Io: Non abbiamo paura di voi, semplicemente non ci piace come vi comportate nei confronti delle altre persone. Non provate a negarlo perché sappiamo tutti che vi divertite a veder soffrire i più deboli. Vi nutrite di questo, mi fate schifo.

Non sapevo davvero dove trovai il coraggio di dire una frase così. Sinceramente ne andavo fiera, non avevo risentimenti.

Beatrice girò il viso dalla mia parte e mi guardò con aria interrogativa.

Mirko: Cara Aria, è evidente il fatto che non ci conoscete affatto. Siamo qua per questo, è per questo che vi abbiamo chiamate stasera.

Si stava chiaramente irritando.

Bea: ok ragazzi finiamola con queste scemenze e ordiniamo da mangiare.

Alessandro: sarà meglio.

Beatrice chiamò il cameriere con un cenno della mano.

Ordinammo la cena e dopo un quarto d'ora circa arrivarono le nostre pietanze.

Durante la cena non parlammo molto, più che altro ci limitammo a guardarci in faccia, tutti e quattro.

Era imbarazzante, almeno lo era per me.

La cosa che mi metteva più in agitazione era il fatto che per qualche assurdo motivo, non riuscivo a togliere gli occhi di dosso da Mirko. C'era qualcosa in lui che non mi convinceva.

Probabilmente si accorse che lo stavo guardando, sorrise e io abbassai la testa d'istinto. Probabilmente il mio viso si era tinto di un color rosso fuoco, proprio come il colore della tovaglia.

Ore 22.00, la cena terminò.

Decisi di farmi accompagnare a casa da Beatrice, ma Mirko sembrava contrariato dalla mia scelta e si oppose.

Mirko: Beatrice, accompagno io a casa Aria, ragiona un attimo. Tu la accompagni a casa, poi come fai a tornare a casa tua? È pericoloso per una ragazza andare in giro a quest'ora tutta sola, lascia che la accompagni io.

Non ebbi il tempo di protestare che vidi Bea annuire

Mirko: perfetto, Ale tu accompagna Bea a casa sua, ci vediamo lunedì.

Detto questo, Mirko mi prese di prepotenza per il polso.

Io: Vedi di mollarmi

Dissi ad alta voce, liberandomi dalla presa del riccio.

Mirko: Scusa, davvero non volevo.

Sbuffai.

Io: No infatti.

Restammo in silenzio per il resto del tragitto, fino a quando non giungemmo a destinazione.

Mi girai verso Mirko, trovandolo a pochi centimetri dal mio corpo, ero come ipnotizzata da quei bellissimi occhi color nocciola.

Cercai di non mostrare quanto fossi nervosa in quel momento, lo ringraziai per la serata e mi avviai verso l'entrata di casa mia.

Mirko era lì, immobile.

Io: Mirko forse è meglio che tu vada a casa.

Dissi aprendo la porta.

Mirko annuì facendo un cenno con la testa, dopodiché alzò la mano, in segno di saluto.

Mirko: Ciao Aria, ci vediamo lunedì. Buona notte.

Gli sorrisi lievemente ed entrai in casa, richiudendo la porta alle mie spalle.

Cosa mi stava succedendo? Non mi ero mai sentita così, così bene.

Angolo autrice: ecco il quarto capitolo. L'intervento è andato bene ma diciamo che sono priva di forze, ma come potevo non aggiornare?! Ahaha, spero comunque che vi sia piaciuto, alla prossima ❤

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