Capitolo venti

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Chiusi frettolosamente la chiamata e portai la mano destra, ancora tremante, verso la mia bocca.

Ciò che disse in quel piccolo istante al telefono mi fece ricordare inconsciamente tutto ciò che accadde la sera scorsa, la sera del suo compleanno.

Perché si, era vero.

Non posso scordarmi quella sensazione di terrore e di bene che trovai nel suo tocco, nel suo sguardo, nelle sue rosee labbra.

Faceva così male ricordare, eppure vivevo di quello.

I miei pensieri furono interrotti da un rumore secco e assordante provenire dalla cucina.

Scossi leggermente la testa per riportarmi alla realtà e corsi in cucina.

Bea: Ops, io.. Cioè scusa ma.. Volevo sistemare un po' il macello che c'era qua ma, involontariamente..

Non terminò la frase, si limitò solo ad indicarmi lo scempio che si presentava davanti ai miei occhi.

Piatti e bicchieri completamente rotti in tanti piccoli pezzi cristallini.

Guardai il pavimento rivestito di tanti piccoli diamantini che riflettevano la luce della lampada, in fondo non era così brutto.

Io: Tranquilla, l'importante è che tu non ti sia fatta male. Stai bene?

Le chiesi dolcemente, avanzando verso di lei per vedere se era stata ferita da qualche scheggia di vetro.

Bea: No tutto a posto grazie, ora ti do una mano a ripulire.

Si avviò verso lo sgabuzzino, dal quale estrasse scopetta e paletta.

Immediatamente la presi per un braccio.

Io: Non c'è bisogno, credo che tu abbia fatto già abbastanza per oggi, mica vorrai distruggermi la casa.

Dissi sorridendole, giusto per farla rilassare un attimo.

Io: Quindi ora vai su in camera e vedi di prepararti, soprattutto vestiti con vestiti comodi e niente tacco.

Sorridemmo entrambe, quei momenti mi erano mancati come ossigeno.

Le tolsi paletta e scopetta dalle mani e la guardai mentre saliva le scale con passo felpato.

Era davvero la persona migliore che potessi incontrare, a parte Mirko ma quello è scontato.
È buffo pensare a come cambino velocemente le cose.
Un giorno pensi alla tua vita e ti rendi conto di quanto faccia schifo la solitudine, il giorno dopo incontri quella persona pronta a stravolgere tutti i tuoi piani e sei felice, semplicemente felice.

Riportai nostalgica gli occhi sulla moquette e mi abbassai, iniziando a raccogliere le piccole e colorate schegge di vetro.

Una volta raccolto il tutto, raggiunsi Bea in camera.

Io: Come mai non ti sei cambiata? Hai intenzione di uscire conciata in quel modo?

Le dissi ridacchiando, aveva indosso ancora il pigiama.

Bea mi guardò e rispose.

Bea: Senti Aria, ho pensato davvero a fondo su questa cosa... Perché non uscite solo voi due? Insomma, io cosa c'entro con tutto questo?

Rispose indicandomi.

Io: No Bea non dire sciocchezze, non puoi nemmeno pensare che io ti voglia lasciare a casa. Quindi tu vieni con me e Mirko a fare un giro, non staremo via molto.

Ero scocciata, non poteva pensarlo davvero.

Io: Bea io e Mirko siamo solo amici.

Bea alzò lo sguardo e inarcò un sopracciglio.

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