1. Maledetta città degli Angeli.

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«Il segreto per andare avanti è iniziare»

Adoro l'arte, in ogni sua piccola e impercettibile sfumatura. Quando disegno, libero la mente da ogni male, pensiero, dubbio e mi lascio trasportare dalla fantasia, dall'immaginazione, dalla punta della matita che graffia il cartoncino, dalla gomma che sfrega sul foglio ogni volta che sbaglio e soprattutto dai colori. Migliaia e milioni di schizzi colorati, di ogni tonalità diversa. E' il mio piccolo mondo di rifugio, o come diceva mio nonno:

"La vita è come un arcobaleno principessa,
ogni giorno un colore diverso.
A volte sei tu che scegli il colore,
altre volte è il colore a scegliere te"

Ogni volta che ripenso a lui, mi manca più dell'aria. E' stato una parte fondamentale della mia vita, il mio salvagente che mi teneva a galla, ogni volta che la tristezza mi inghiottiva. Nonostante all'epoca fossi una bambina, molte cose sono ancora impresse con l'indelebile nella mia mente. Mio nonno era un grande amante dell'arte, proprio come me. Mi ha sempre insegnato a collegare il cuore con la mente e mai separatamente. Soprattutto, mi spronava sempre a non prendermela male se qualcuno non capiva il significato della mia tela, perchè io e solo io ne sapevo la vera definizione e se le persone non riuscivano a leggere i miei sentimenti attraverso uno tela, voleva dire che non erano grandi osservatori di mari ancora inesplorati. Sapete...aveva ragione.

«Bene ragazzi, per oggi la lezione è finita, ci vediamo settimana prossima» La voce acuta dell'insegnante di disegno, la professoressa Smith, mi riscuote dai miei pensieri (stavolta belli). Dopodichè, inizio a raccogliere in fretta e furia tutto il materiale che ho fra le mani: pennelli sporchi di vernice, vari tubetti sparsi e la tavolozza. Metto tutto nella mia borsa a tracolla e scendo giù dal mio piccolo sgabello in legno. Per finire, sciolgo i miei capelli neri come la notte, dal nido che mi ero creata in testa, tolgo la piccola tela dal cavalletto e a testa china esco dall'aula.

Da circa un anno, sto frequentando questo corso di disegno, ma non perchè non sono brava, solo che mi è sempre piaciuto imparare nuove tecniche e poi non costa molto, con la mancia che riesco a guadagnare attraverso i miei quadri me lo permetto appieno.

Purtroppo, sono una ragazza molto chiusa e diffidente delle persone, per questo faccio fatica ad instaurare un rapporto di amicizia. Ho paura che le persone mi abbandonino, così di punto in bianco nè senza una ragione nè senza un motivo.

Così, invece di restare ancora un pò all'esterno dell'edificio a chiaccherare con qualcuno, mi dileguo frettolosamente per ritornare a casa.

Oggi a Los Angeles c'è un sole che spacca i cieli (si lo so, che è da spaccare le pietre, ma a me piace cambiare i detti), come sempre le strade sono affollate e nel pieno del traffico. Percorro le numerose vie, salutando di tanto in tanto, i negozianti che vedo spesso pulire le loro vetrine o indaffarati a sistemare qualcosa, tra cui la signora Vander, che è un'ossessionata del pulito e del suo negozio di fiori, tant'è che con lo spruzzino fa il lavaggio a quei poveri petali con la candeggina. Ora capisco perché marciscono in pochi giorni. Infine svolto l'angolo, giungendo finalmente a quella che dovrebbe essere casa mia, ma che in realtà non lo è mai stata veramente. La guardo e penso che è soltanto una costruzione in mattoni e insignificante, senza alcun valore affettivo.

Abito al sesto piano di un palazzo, nel cuore della città degli angeli, con mia zia Alma e sua figlia Giselle. Lei è la sorellastra di mia madre, ma a quanto pare entrambe non hanno avuto mai un buon rapporto di sorellanza (se così si può dire). Deve sempre mettere una brutta parola sulla persona che mi ha messo al mondo e onestamente non la sopporto, oltre che essere una strega. D'altronde i servizi sociali, mi hanno affidato a lei dopo l'incidente in auto con la morte dei miei genitori e a susseguirsi, quella di mio nonno, con: "E' l'unico parente che ti rimane". Così mi lasciarono nelle sue mani, come un cucciolo di cane che viene ceduto ad un'altra famiglia.

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