«Scappa finché sei in tempo, nulla può sconfiggerti. Non avere paura delle stessa paura perché alle volte, può essere essa stessa una protezione.»Dovrete combattere con la vostra più grande paura.
Sono queste le parole che continuano ad essere impresse nell'anticamera del mio cervello. Ogni cellula, ogni fibra, ogni particella contiene questa semplice ma terribile frase.
In ogni essere umano c'è sempre uno scheletro nell'armadio e nel mio ce n'è uno bello grande che ormai è rimasto lì, nelle profondità delle mie ossa a guardare cosa ne è rimasto della me di un tempo.
«Forza!» continuo a sentire qualcuno che si lamenta e che sbatte ripetutamente i pugni contro un vetro che a quanto pare sembra indistruttibile.
«E' inutile che fai così, non usciremo da qui se lo prendi a pugni.» ribadisce qualcun altro mentre io sono ancora chiusa in me stessa. Persa in un mondo tutto mio. solo il bruciore al braccio è la mia unica compagnia.
«Non mi interessa!» urla e riprende a martellarlo di pugni, botte e calci.
«Se continui così ti farai male!»
«Allora preferisco farmi male che morire qui dentro.» sento altre imprecazioni e il mio corpo continua a dondolare avanti e indietro come una marionetta.
Ad un tratto una mano si appoggia sulle mie ginocchia, cessando il movimento che stavo facendo e quando sollevo la testa, per vedere chi è stato, noto Paul cercare di sorridermi ma il dolore glielo impedisce. Che cosa ti sta succedendo?
«Respira.» e solo adesso mi accorgo che stavo trattenendo il fiato.
«Signorina mi sente? Respiri.» in questo momento mi sento un pezzo di catrame, la vista è offuscata e non riesco a vedere la persona che mi sta parlando. Tutto intorno a me è confuso e non capisco più dove mi trovo.
«Si così, continui così...» sento qualcosa toccarmi il polso e un bruciore allucinante mi emettere un lamento, ma non gli do molto peso, visto che la mia testa continua a pulsare di un dolore lancinante.
«Forza, portate subito una barella al più presto!» suoni ovatti si sovrappongono al mio udito e non sento quello che l'uno dice all'altro ma testuali parole mi rimarranno in testa per sempre.
«Si...sono tutti morti, solo lei è rimasta in vita.» e dopodichè il nulla. Non riesco neanche a formulare qualche parola perché il mio corpo mi abbandona, la mia mente pure e io avrei voluto in quel momento raggiungere i miei genitori in un posto più felice di questo.
Cerco di regolarizzare il mio respiro e lentamente riacquisto lucidità. Mi osservo intorno e noto che tutto è rimasto come prima tranne per Piper che continua invano a trovare un via di fuga.
«Sto bene.» farfuglio rivolta a Paul e poi mi alzo in piedi per cercare di trovare una soluzione e levarmi dalla testa quell'incubo.
«Ma che stai facendo?» chiedo mentre guardo Emily lanciare proprio dalle sue mani, delle piccole palle di fuoco contro il vetro in cui siamo rinchiusi. Mi è bastato prima essere colpita da una di quelle cose e ora non vorrei mica uscire da qui carbonizzata.
«Secondo te Sherlock? cerco di uscire da questo cubo.» e dopodiché continua a colpirlo senza sosta mentre Edvard si mette una mano sulla faccia e scuote la testa. Ma io dico è impazzita?!
«Un momento...sta cambiando qualcosa.» ci avvisa Edvard osservandosi intorno, mentre tutti quanti noi, notiamo che la stanza sta cominciando a scurirsi. Non mi piace affatto tutto ciò.
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Academy of Bloodwynd
FantasyViviamo sempre con la percezione che le fantasie non esistano, che le storie e le favole siano soltanto frutto della nostra immaginazione. Quest'ultima, può condurci in mondi surreali mai scoperti dall'essere umano e inesplorabili nella vita di chiu...