11. Piccole scoperte.

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«Qualcuno mi disse che bisogna credere nelle favole. Ma se tutte quante fossero delle menzogne?»

«E voi cosa ci fate qui?»

Rimaniamo entrambe immobili, io spiaccicata contro il pavimento e Piper inginocchiata di fronte a me, incapaci di spiccare parola. Il cuore mi batte all'impazzata, visto che la persona alle nostre spalle non è altro che il solo e unico Reval. Siamo state colte in flagrante.

«Lo sapete, che se rimanete immobili vi vedo allo stesso?» aggiunge piccato e io chiudo gli occhi dalla figuraccia appena fatta. Non so se mi ha vista cadere di faccia ma potrebbe arrivare ad una conclusione tutta sua d'altronde.

«E va bene!» esclama Piper sbuffando e aiutandomi a rimettermi in piedi. Mi pulisco la felpa dai probabili residui di polvere e do anche una piccola sistemata ai miei capelli, prima di girarmi verso di lui a testa bassa dall'imbarazzo. Ma perché tutte a me?

«Ma che sia chiaro, nessuno mi vieta di fare qualcosa tantomeno voi.» punta il dito contro di lui duramente e io capisco che da quelle sue parole traspare qualcos'altro di più profondo, cupo e sofferente. Mi aspetto una risposta da Reval ma non arriva e appena alzo lo sguardo per guardarlo, lui sta attentamente osservando il mio polso racchiuso nella forte stretta di Piper, quasi come se volesse risucchiare nei suoi occhi quella mano e incenerirla lentamente.

«Oddio scusami.» scandisce lei liberandomi dalla sua stretta, ma io non bado al dolore momentaneo che piano piano sta svanendo insieme al live rossore intorno al mio polso, visto che continuo ad essere incatenata agli occhi come la notte tetra di Reval, fissi sempre su quel punto. Sta percaso alleviando il mio dolore?

Piper rendendosi conto, lo guarda sbigottita senza parole e fa passare lo sguardo tra me e lui studiandoci. Non appena però si accorge che la sto guardando in modo strano, abbassa lo sguardo e scuote la testa con un sorriso incamminandosi verso l'entrata dell'ufficio, lasciandoci soli in quel corridoio deserto. Ma dove sta andando? Perchè mi ha lasciata da sola con lui? Non mi piace l'effetto che mi fa e le sensazioni che mi provoca.

Non sapendo che fare, guardo le punte delle mie converse consumate aspettando che se ne vada, ma non lo fa e questa cosa mi fa impazzire ancora di più.

«Forza andiamo.» dice, ed io lo vedo che fa un cenno col mento verso la porta dell'ufficio della preside, dalla quale si sentono degli schiamazzi e delle scuse affrettate da parte dei gemelli verso Piper.

Mi sblocco dalla mia postazione e a piccoli passi mi incammino verso di lui. Mentre proseguo, osserva tutta la mia figura e soprattutto scruta la felpa che indosso. Esitante, gli passo di fianco e lui si sposta per farmi passare, mentre io sfreccio come una saetta all'interno della stanza al sicuro e al riparo da quell'ammasso di paura, frenesia ed elettricità.
Sento i suoi occhi dietro di me, trapassarmi la cassa toracica ma faccio di tutto per non fargli notare che lo sento e lo percepisco.

«Aspetta un attimo...la copertina è vecchia, ammaccata e con sopra inciso un simbolo strano?» domanda Damen, scrutando Nett che ha appena scovato qualcosa in mezzo a quella grande libreria sul lato sinistro del muro in pietra.

«Si ce l'ho, guarda un pò se è lui.» recupera un tomo di grandi dimensioni e glielo porge, Damen lo osserva attentamente e dopo con un grande sorriso annuncia...

«Sì, è questo!» lo apre, sfogliando le pagine e contento che è proprio quello il volume che stavano cercando, lo richiude e lo mette sottobraccio.

«Bene, se ce lo abbiamo possiamo andarcene prima che arrivi la Michigan.» erompe Reval alle mie spalle, facendo scattare tutti gli occhi su di lui, compresi i miei, attaccati come una calamita.
Detto questo, esce dalla porta da cui siamo appena entrati, seguito da tutti noi.

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