È Tutto Finito

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Ero in ospedale da giorni ormai. Di mio padre nemmeno l'ombra, mentre Namjoon veniva spesso accompagnato da Jin. Jimin e Yoongi passavano ogni pomeriggio a controllare che non mi mancasse nulla.

Tuttavia mancava lui.

Erano alcuni giorni che non si faceva vedere nemmeno tra i sogni. Dormivo poco: mi svegliavo nella notte nella speranza di trovarlo affianco a me.

Quella notte non fu da meno. Erano le due passate. Il ventre mi faceva male. Strinsi a me le lenzula. Le stringevo, ma avrei preferito fossero Taehyung. Pensavo a lui e soffocavo le lacrime tra le coperte.

Lo desideravo vicino a me più di ogni altra cosa.

Lui sarebbe riuscito a farmi alleviare quel dolore con un solo gesto.

Con un solo sguardo.

Con una sola parola.

"Signore, le visite sono terminate già da un po'! Si fermi, le sto dicendo che non può entrare!".

La porta della stanza si aprì rivelando Taehyung.

"È vietato entrare fuori orario! Devo chiamare le guardie??".

Restammo a guardarci. Mi alzai dal letto per raggiungerlo, ma fu lui ad abbracciarmi per primo. Scivolammo a terra. Mi strinse a sé e mi baciò diverse volte tra i capelli.

Non credevo sarebbe tornato.

Tremavo pensando se ne sarebbe dovuto andare via subito.

Non volevo.

"Ora basta piangere, sono qui. Non me ne andrò. È tutto finito".

La dottoressa restò a guardarci a terra: "Scusate, qual è il vostro grado di parentela?". Taehyung alzò lo sguardo per guardarla e mi strinse a sé: "Sono il suo compagno. Posso restare, vero?".

Lei sospirò: "Certo, però ora rientrate nella stanza. State disturbando gli altri pazienti".

Taehyung annuì e mi guardò. Mi prese delicatamente tra le braccia e mi posò sul letto coprendomi. La dottoressa chiuse la porta lasciandoci al buio.

"T-Tae, perché non dormi con me?" chiesi ancora piangendo. "Piccolo mio, devi stare comodo. Siete già in due. Dormirò qui, affianco a te" disse recuperando una sedia e mettendosi affianco.

Negai tirando su con il naso: "T-ti prego, dormi con me". Mi guardò per qualche istante poi alzò il lenzuolo e si infilò sotto. Mi avvicinai e mi accoccolai a lui.

Iniziò ad accarezzarmi dolcemente i capelli: "Come sta il nostro bambino?" "bene. Hanno deciso di tenermi qui per qualche giorno, il tempo di riprendermi" "per fortuna..." bisbigliò lui.

Guardai la mano che mi accarezzava per poi spostare lo sguardo sui polsi: erano scuri. Dovevano averlo legato molto stretto. Rivolsi la vista al collo: scuro anche quello. Feci per toccarlo, ma mi bloccò: "Non lo fare" disse soltanto.

"Ti hanno fatto male?" "non quanto te ne ho fatto io". Mi strinse a sé e mi baciò sulla testa: "Ora dormi, sono qui con te e non me ne andrò"

He Was ScaryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora