Mi chiamo Natasha, ho diciassette anni e vivo in un quartiere di Roma. Ho i capelli lunghi e castani, gli occhi marroni e il mio fisico non è dei migliori, non sono né grassa né magra. Da quando i miei genitori si sono separati, la mia vita è cambiata e sono cambiata anch'io caratterialmente. Ho due sorelle ed anche un fratello più grande, che si è trasferito da mio padre. Quando si sono separati ho cominciato ad essere più chiusa con me stessa ed anche con gli altri, per il semplice motivo che avevo sempre immaginato di avere una famiglia perfetta, quando perfetta non è mai stata.
Arrivo a casa, neanche il tempo di pranzare che mi chiudo in camera e indosso dei jeans e una maglietta a maniche corte, mi trucco con un filo di eye-liner ed esco di casa, ho bisogno davvero di prendere una boccata d'aria.
"Ehi bambini, la smettete? Piuttosto che litigarvi l'altalene, venite a salutarmi." urlo, continuando ad andare verso i miei amici.
Mi trovavo in un parco, poco distante da casa mia. Trascorrevo la maggior parte del tempo qui, non veniva molta gente e questo era un motivo fondamentale per venirci e stare un po' in solitudine. La mia migliore amica mi si butta addosso, racchiudendomi in un forte abbraccio, che ricambio. Si chiama Naomi, ha gli occhi marroni, un fisico che invidio moltissimo e dei capelli biondi. Il mio rapporto con lei è sempre rimasto lo stesso, non litigavamo mai e c'era sempre nel momento del bisogno, ed essendo più grande di me non mi staccava gli occhi da dosso per paura che potessi sbagliare. Dopo aver salutato anche gli altri, corro velocemente verso l'altalena libera, seguita subito da Marilyn.
Noi siamo un gruppo come gli altri, facciamo le peggio cavolate e le figure di merda non mancano mai. Mi piace stare con loro, mi fanno sentire diversa da quello che faccio dimostrare. Riescono a tirare fuori di me ogni singolo particolare e non si fanno sfuggire nulla. Sono una seconda famiglia e so benissimo che con loro posso stare tranquilla. Non devo aver paura di essere giudicata, di non essere all'altezza, di sbagliare, di chiudermi con me stessa e di dimostrarmi diversa.
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Suona la sveglia, un altro orrendo giorno di scuola. Mi preparo con dei semplici jeans e una maglietta rosa, mi trucco solo con un filo di matita e di eye-liner. Prendo l'occorrente e senza fare colazione, esco di casa. La scuola si trova in centro, è un grand edificio, con un giardino enorme all'interno. Ci sono un sacco di aule e la mensa, i corridoi sono immensi e le finestre sono decorate con dei mosaici.
Arrivo al cancello della scuola e noto i miei amici, seduti su una panchina e li raggiungo.
"Buongiorno bella addormentata, sai che c'è una notizia? Marilyn ci ha detto chi gli piace." dice la mia migliore amica, che solo lei riesce ad essere euforica pur essendo mattina presto.
"E chi sarebbe questo ragazzo?" chiedo incuriosita.
"Travis, il ragazzo che è nella tua stessa classe." risponde Eleanor.
Travis il ragazzo più menefreghista e psicopatico di questo mondo. Il ragazzo che se la tira, il più bello della scuola, il capitano della squadra di calcio. Il ragazzo con cui non vado d'accordo, che quando lo vedo entrare in classe cerco di nascondermi sotto al banco. Il ragazzo che mi ha fatto alzare un muro per non far avvicinare gli altri, che mi ha fatto diventare vulnerabile, che riesce a tirare fuori le mie paure, che mi ha scombussolato la vita, che ha peggiorato la mia vita, ma che alla fine mi ha sempre fatto girare la testa. Perché lui è quel solito ragazzo a cui vanno appresso tutte, con il fisico scolpito, gli occhi verdi, i capelli castani ed un sorriso che non so neanche descrivere.
"Amo ci sei? Sei tra noi? A cosa stai pensando?" mi risveglia dai miei pensieri Naomi.
Non so che rispondere, le parole mi rimangono incastrate dentro e non sapevo come tirarmi fuori da quella situazione, ma per la prima volta la campanella suona e mi salva da quel silenzio imbarazzante.
Appena entro in classe, lo vedo seduto sulla sedia a chiacchierare con altri. Mi vado a sedere al mio banco e cerco di non guardarlo. Non ci parliamo quasi mai e quelle poche chiacchiere che ci scambiamo sono solo degli insulti che ci mandiamo a vicenda, perché la nostra intesa è sempre stata questa fin dalle medie, non ci sopportiamo e anche essendo un bel ragazzo, ha un carattere che non gli si addice. Per lui sono sempre stata una ragazza fragile ed è per questo che continua a trattarmi come un cane.
Suona la campanella per la ricreazione e rimango in classe, sono da sola finché non entrano Travis e i suoi amici. Lui comincia ad infastidirmi e a spintonarmi da una parte all'altra, lo lascio fare come ogni volta. Rideva e anche se la sua risata era musica per le mie orecchie, la odiavo.
"Tuo padre ha fatto bene ad andarsene, guarda che figlia gli è capitata."
Rimango spiazzata da quelle parole, lui non aveva il diritto di dire queste cose, non aveva il diritto di nominare mio padre. La situazione che avevamo in casa non la conosceva nessuno e mi faceva rabbia. Mi alzo per andarmene, quando mi afferra per un braccio e mi gira verso di lui. I suoi occhi mi fissavano con disprezzo, quei suoi occhi verdi chiaro si erano scuriti e mi mettevano paura. Mi dimenai dalla sua presa e vedendo che continuava a stringermi il polso, gli diedi un calcio sulla sua parte intima ed esco dalla classe il più velocemente possibile.
"Te la farò pagare, brutta stronza." lo sento urlare dalla classe.
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Però poi hai sorriso.
Romance"Ti amo dal primo momento che ti ho visto e che hai sorriso. Ti ho amata quando hai preso il palo in pieno e mi sono domandato che cazzo di ragazza ho? Ti ho amata quando ti ho visto a carnevale vestita da coniglietta. Ti amo come Jace ama Clary. Ti...