Guardo le gocce battere sulla finestra.Siamo a maggio.
Piove.
La scuola è già iniziata, ma abbiamo avuto la possibilità di accedere ai dormitorio soltanto ora, a causa di lavori di ristrutturazione.
Ho occupato uno dei due letti disponibili, quello che mi ispirava di più. Sempre se si possa essere ispirati da un letto.
Non credo che il mio futuro compagno di stanza se ne lamenti, voglio dire un letto è solamente un letto e, nel caso la volesse, posso cedergli tranquillamente la poltrona nell'angolo.
Quanti problemi.
E me li sono creati da solo.
Dovrei smettere di pensare così tanto.
Sento bussare.
Come mi rivolgo verso la fonte del suono vedo una figura alta, muscolosa sbucare dalla porta.
L'ho già visto.
Questa è la prima cosa che mi attraversa il cervello.
Familiarità.
Questo il nome che dò alla sensazione che provo.
Questo ragazzo mi è dannatamente familiare.
Eppure sono certo, sicurissimo, di non averlo mai visto prima.
Mi sarei ricordato delle spalle larghe e dei muscoli definiti.
Voglio dire, è sicuramente uno spettacolo che mi rimarrebbe impresso facilmente.
Non mi era mai successo con nessuno.
Di provare emozioni del genere, intendo.
Di avere la sensazione di déjà-vu alla vista di una persona, un estraneo poi.
Stranamente, nonostante la sua figura sia imponente e dovrebbe essere minacciosa, soprattutto per uno smilzo senza i suoi muscoli come me, mi sento a mio agio.
Non mi intimorisce.
Anzi, mi sento quasi protetto, come se nulla di male potesse accadermi, finché è con me.
Credo sia necessario salutare, presentarsi: con lui passerò i prossimi tre anni di liceo, condividendo la stanza poi, e intendo avere un buon rapporto con lui, essergli amico.
- Ehi, ciao! Sei il mio compagno di stanza? Come ti chiami? Io sono Satori, Tendō, puoi chiamarmi come preferisci. -
Mi guarda sorpreso, gli occhi leggermente spalancati e, oserei dire, un lieve rossore sulle guance.
- Ciao -
Quasi timido, la voce dal timbro basso che gli esce quasi tremolante.
- Sono Ushijima Wakatoshi, puoi chiamarmi come vuoi anche tu. -
- Oh, va bene, Toshi ti piace? -
- È perfetto... è perfetto, Sato. -
E così è iniziato il capitolo di vita che condivideremo, un po' inusuale e forse un po' imbarazzante, ma davvero adorabile.
Toshi è silenzioso.
Non parla molto.
Non fa domande, risponde quasi a monosillabi ed è talmente sincero e spontaneo che mi meraviglia.
E, se normalmente inizierei ad innervosirmi cercando di capire cosa io abbia fatto di male, ora sono tranquillo.
So che non ce l'ha con me.
È semplicemente in suo modo di essere, l'ho capito.
Dopo tanti anni con dita puntate contro e bisbìgli dietro le spalle, le persone ho iniziato a capirle, interpretarle.
Ne avevo bisogno, lo ritenevo necessario per una vita che non attirasse troppo l'attenzione.
Sapere fino a che punto scherzare per fermarmi con largo anticipo prima di anche solo sfiorare il limite e permettere alle persone di guardarmi infastidite, etichettarmi ed escludermi.
Dovevo proteggermi.
Leggere il linguaggio fisico è piuttosto semplice, basta un po' di esercizio.
Ma lui.
Lui nel volto serio non nasconde nulla.
Lo vedo nella fronte rilassata e le guance distese.
Le mani grandi lasciate morbide e senza alcun segno di nervosismo.
È schietto.
Della schiettezza genuina di chi ti dice le cose in faccia, di chi dice la verità senza un briciolo di cattiveria.
Mi sento a casa.
Mi sento così dannatamente al sicuro.
Come se avessi trovato un posto in cui potermi leccare le ferite, senza timore di essere attaccato alle spalle.
L'ho sorpreso guardarmi qualche volta.
Nulla di strano, è normale voler capire con chi stai in stanza insieme, però devo ammettere di sentirmi quasi osservato, fissato.
So che mi fissa quando crede non me ne accorga.
Come un bambino, che si ferma a guardare il suo gioco preferito nella vetrina di un negozio, con gli occhi che brillano e la mente leggera.
So che mi fissa ma non mi crea alcun fastidio.
Ad essere sincero mi sento quasi protetto quando lo fa, come se avessi chissà quale angelo custode a vegliare su di me.
Ricordo di averci pensato per la prima volta mentre rifacevo il letto e ricordo anche di aver sorriso, divertito da come mi fosse venuto in mentre proprio questo paragone quando non sono nemmeno credente.
Voglio dire, una creatura mistica mandata da una divinità onnipotente e onnisciente specificamente per me?
Poco credibile a mio parere.Sono passate poche settimane dal nostro primo incontro e la convivenza in stanza è di gran lunga più piacevole di qualsiasi abbia mai avuto.
É sempre tutto così tranquillo, Wakatoshi nel suo ordine mi trasmette serenità.
Ecco l'unica cosa di cui immagino dovrei lamentarmi è il suo strano atteggiamento nel miei confronti, questo suo seguirmi con gli occhi, come ad assicurarsi che sia lì con per davvero.
Dico immagino perché mi sono ritrovato a cercare il suo sguardo quando non lo sentivo su di me, come se ne avessi la necessità, come se, senza, non riuscissi a continuare a svolgere ciò che dovevo.
Una sera ero andato a letto più tardi del solito, complici lo studio arretrato e la poca voglia di fare i compiti, e proprio mentre stavo per addormentarmi, l'ho sentito sussurrare nel vuoi qualcosa sulle linee di 'mi ricordo, non mi sono dimenticato di te', ricordo poi di essere sprofondato nel sonno.
Strano, senza dubbio, sentire il proprio compagno dire cose del genere, ma devo essere strano, infinitamente strano, anch'io perché ricordo di aver sentito come un peso che si sollevava dal petto, a quelle parole, come se aspettassi di sentirle pronunciare da una vita.
La mattina dopo ero felice, senza un motivo particolare, come non lo ero da anni.
Questo qualche giorno fa, e ripensarci mentre, seduto alla scrivania, osservo le gocce di pioggia tracciare linee invisibili sul vetro della finestra, mi riempie di serenità.
Oggi è il venti maggio e fuori piove.
Fine
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𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑔𝑜𝑐𝑐𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑖𝑜𝑔𝑔𝑖𝑎 [ushiten]
Fanfiction« Sorrido amaramente ai ricordi. Mi vedessero ora. Le mani sporche di sangue e una pistola sempre carica nella fondina. Numerosi omicidi alle spalle. Nessun rimorso, anzi, oserei quasi dire di essermi divertito, di aver provato piacere, un brivi...