Satori
Le nostre scelte sono ciò che ci definiscono.
Siamo quello che facciamo.
Le nostre parole possono anche avere un certo rilievo, ma mai quanto le azioni.
Le nostre azioni riflettono la nostra personalità e, se qualcuno dovesse fingere, anche in questo caso sarebbe comunque a riprova della sua natura.
Tutta la nostra vita è la conseguenza di ogni scelta che abbiamo compiuto: che queste siano state poi giuste o sbagliate, dipende dai punti di vista.
Per me il concetto di 'giusto' e 'sbagliato' è talmente soggettivo da risultare quasi ridicolo.
Non esiste una definizione universale di ciò che è corretto, potrebbe esistere però un grande numero di persone che la pensa allo stesso modo, però il favore della maggioranza non implica la veridicità di un concetto.
Non so cosa sia giusto.
Non so cosa sia sbagliato.
Non so cosa abbia portato questo ragazzo a scegliere proprio questo pub per ubriacarsi.
Cosa gli abbia fatto pensare che questa fosse la scelta 'giusta'.
Forse la voglia di andare in un luogo lontano da casa, forse il desiderio di non incontrare alcuna faccia conosciuta.
In ogni caso, la sua decisione è piuttosto discutibile: andare nel luogo di ritrovo per eccellenza della Shiratorizawa e con indosso eclatanti simboli della Karasuno, sua rivale, non credo sia stata la scelta più ragionevole abbia mai preso.
Ho ricevuto una soffiata da Taichi, anche lui membro della grande famiglia della quale faccio parte, ma che ha preferito uno stile di vita più tranquillo e sicuro, decidendo quindi di lavorare in questo pub.
Stasera era di turno e quindi eccomi qui, seduto su uno sgabello dalla seduta consumata dagli anni, al fianco di questo improbabile e mezzo addormentato ragazzo, vittima di un eccessivo consumo di alcol.
- Ehi, sei qui da solo? - chiedo alla persona spalmata sul bancone con la testa tra le braccia.
Lo so.
Questa frase è di un ovvio che fa quasi male, ma devo attaccare bottone, e in fretta, quindi non ho tempo di ideare chissà quale brillante battuta da rimorchio.
- ... -
Credo sarà più difficile del previsto.
Lo scuoto per una spalla e l'unica risposta che ottengo è un mugugno poco convinto.
- Come? Non ho capito. - addolcisco un po' il tono, cercando di provare un altro approccio, che sembra finalmente funzionare.
- È proprio quello il problema. - la voce strascicata e l'alito che sa di alcol.
- Tesoro devi spiegarti meglio, mmh? - devo sforzarmi per non metter su una faccia schifata alle mie stesse parole.
- Nessuno capisce mai un cazzo, nessuno mi capisce e mi lasciano tutti da solo. - tira su con il naso, asciugandosi le lacrime con le maniche della felpa che gli coprono le mani.
- E se ti facessi io un po' di compagnia? - potrei vomitare, mi sento tanto uno di quegli stronzi viscidi, quelli che drogano i drink della gente per portarsela a letto.
- No, mi fai schifo. - devo dargli ragione, ma non siamo qui per socializzare.
- Il mio Kei. Solo lui può farmi compagnia. - biascica ancora con mi sorpresa, per poi scoppiare in un pianto a dirotto.
STAI LEGGENDO
𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑔𝑜𝑐𝑐𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑖𝑜𝑔𝑔𝑖𝑎 [ushiten]
Fanfiction« Sorrido amaramente ai ricordi. Mi vedessero ora. Le mani sporche di sangue e una pistola sempre carica nella fondina. Numerosi omicidi alle spalle. Nessun rimorso, anzi, oserei quasi dire di essermi divertito, di aver provato piacere, un brivi...