Satori
Morte.
Devo ammettere di aver pensato spesso alla morte, durante la mia vita.
Ne ero circondato.
I bambini che morivano per mancanza di cibo sulle strade.
Gli adulti che, la vita, se la strappavano a vicenda.
Io stesso che la strappavo ad altri dopo esserne scampato.Dopo tutti questi anni, credo di essermi chiarito le idee, di essere giunto a una conclusione riguardo quello che c'è dopo la morte.
Niente.
Il nulla.
A mio parere, non esiste un "dopo".
In molti credono ci siano perfino strade differenti, determinate dal comportamento tenuto durante tutta la propria esistenza, una per un luogo luminoso, di pace e gioia eterna; l'altra per un abisso oscuro, di infinite pene e sofferenza.
Per me no, non è così.
Tutto cessa semplicemente di essere.
Esiste ancora come corpo fisico, solo non è più vivo, persiste in uno stato di non-essere, di cui non ce ne si accorge neanche, perché, infatti, non si 'è' più.
La coscienza, quello che io sento di essere, si spegne.
La morte della carne che supera qualsiasi altra cosa.
Gli organi che cedono lentamente, uno dopo l'altro, finché non rimane nulla di più che un mucchietto d'ossa e della carne in putrefazione.
Nessun pensiero.
L'idea non mi ha mai turbato in particolar modo, anzi, mi trasmetteva quasi un senso di calma e serenità.
Come la garanzia che, se le cose fossero andate peggio, avrei potuto far smettere tutto, senza nemmeno preoccuparmi delle conseguenze, perché, in ogni caso, non ci sarei stato: non ci sarei stato, a vedere il mio corpo ridursi al nulla e non ci sarei stato, certo, a vedere la vita di quelli che rimanevano che andava avanti.
Me ne sarei andato relativamente in pace, senza il rimorso di abbandonare qualcuno che teneva a me, perché quel qualcuno che teneva a me, tanto da sentire la mia mancanza, non c'era.
Steso sotto la pioggia, i miei pensieri, non credo abbiano poi molta importanza.
Ho pensato troppo durante la mia vita.
A cose quotidiane, a cose profonde e a cose frivole.
Ora sono stanco.
Sento freddo.
Sento freddo alle gambe, alle braccia.
Sento i brividi sulle spalle e lungo il collo.
Eppure, ironia della sorte, sento caldo.
Un tepore, ormai, viscoso e liquido, che parte dallo stomaco e, lentamente, si spande sotto di me, raggiungendo le mani, le braccia, le gambe.
Lento e inesorabile.
Normalmente avrei pensato che tutta la vita non sia altro che un mero tentativo di sopravvivere, spesso immotivato.
Adesso no.
Perché adesso, steso sotto la pioggia, mi rendo conto che, ora, una figura imponente mi ripara, mi protegge.
Toshi.
Questo, beh, questo cambia tutto.
Tu cambi tutto.
Ah, Toshi.
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𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑔𝑜𝑐𝑐𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑖𝑜𝑔𝑔𝑖𝑎 [ushiten]
Fanfiction« Sorrido amaramente ai ricordi. Mi vedessero ora. Le mani sporche di sangue e una pistola sempre carica nella fondina. Numerosi omicidi alle spalle. Nessun rimorso, anzi, oserei quasi dire di essermi divertito, di aver provato piacere, un brivi...