Capitolo 12

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Occhio per occhio:

Venerdì 24 Dicembre,
Ore 19:37 p.m

La mente era offuscata, la voce tremante, le gambe doloranti e i miei capelli biondi in completo disordine.

Sentire la pelle del moro su di me, era una sensazione meravigliosa. I gemiti che mi faceva tirare fuori erano sempre più frequenti, aveva sempre l'idea giusta per finire sopra di me e togliere quei vestiti, mi baciava il collo in modo da farmi vedere il mondo di un solo colore. Rosso passione.

Il modo in cui mi leccava la mascella per poi passare ai capezzoli era troppo per contenere le virilità.

Siamo usciti molte volte, ma da quel giorno, la gelosia era più liberatoria. Ogni volta che un ragazzo o una ragazza voleva guardare o tastare il mio ragazzo, io gli baciavo il viso e lui mi toccava per farli ingelosire.

Gli omofobi se ne stavano buoni e le opinioni non ci importavano più come le prime settimane.

Ormai ero suo al cento per cento, e mai lo avrei lasciato in mano di merde che desiderano il suo corpo.

Quel sorriso, quei occhi, quelle mani e quella virilità, erano miei.

Più pensavo alle mie parole, più ero fiero della faccia ttaumatizzata dei miei amici; mi conoscevano da un bel po' oramai e non si sarebbero aspettati un Newt furioso, neanche io ad essere sinceri.

Più guardavo la neve cadere, e più mi sembrava su-reale la relazione tra me e Thomas.

Fuori era già buio, scesi al piano di sotto e mi accostai all'entrata, lo guardavo e con il grembiule rosa chiaro e la schiena nuda si muoveva veloce a cucinare per la notte di Natale.

Casa sua era bella grande e con le decorazioni natalizie, i regali sotto l'albero e luci fuori casa sembrava ancora più magica e unica.

Aspettavamo i ragazzi. Dopo l'atto di gelosia che avevo combinato a casa mia, Tommy aveva gentilmente cacciato tutti. Scusandosi e invitandoli a cena. Tranne George, ovviamente.

Perso nei pensieri lo fissavo imbambolato, le mani svelte del mio ragazzo prendevano ciotole, un mestolo, farina, uova e tutto il materiale per fare delle buonissime fettuccine fatte in casa.

Il telefono mi era tra le mani, decisi di fargli una bellissima foto ma per errore cliccai un'immagine diversa, c'era Sonya e mio padre. Dopo l'incidente è aver rischiato di perdere la mia famiglia.. non riuscivo più a pensare.

Sonya mi aveva detto che sarebbe passata lì e vedere se la polizia sapeva qualcosa di quella Jeep malridotta, e poi sarebbe passata a salutarci prima che tutti se ne accorgessero.

Fissai la foto e con le pupille tremolanti. <<Ehy amore>> mi chiamò Thomas allungando l'ultima lettera di poco, lo fissai subito e sorrisi il più credibile possibile.

Ma lui mi conosceva troppo bene.

<<Ehy. Che hai?>> Subito chiese preoccupato, Tommy si avvicinò a me e mise le mani intorno alla mia vita costringendomi a girare del tutto il corpo.

Mi misi in lacrime, pensai all'incidente, agli insulti di tutti quei omofobi e degli attacchi di panico entro quella fottuta foresta.

La testa faceva molto male e il petto era completamente schiacciato. <<Newt>> quasi urlò vicino a me, ero preso da tutto quella negatività che mi uscì solo una domanda, <<T- Tommy mio padre starà bene?>>.

La mente era vuota e le labbra rosse e screpolate.

Thomas si tolse il grembiule e mi diede un bacio sulla guancia, <<Newtie, starà bene>> disse solo.

Va A Finire Che Ti Amo •||• NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora