Dietro l'angolo

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Era opinione diffusa e comunemente affermata che qualsivoglia tipo di istituzione pubblica collocata nel Queens mancasse di organizzazione e investimenti e, di conseguenza, fosse completamente priva di prestigio e validità. Tale principio era, in effetti, quasi sempre applicabile; la Midtown High era una felice eccezione: qualche anno prima un abbiente e rinomato professore, originario di quei borghi, l'aveva presa a cuore, rendendola l'oggetto principale del suo mecenatismo. Così, da fatiscente scuola superiore, si era convertita in un liceo specializzato nelle materie scientifiche, il che dava a centinaia di studenti come Mj - e, a quanto sembravano suggerire gli ultimi sviluppi, di recente anche a Betty - pane per i loro denti.

Viola non era da meno e, da ragazza curiosa e pratica quale era, la affascinavano i corsi di punta dell'istituto, come Robotica e Biologia, nei cui laboratori poteva mettere in pratica ciò che imparava: trovare un'applicazione concreta alle complesse formule che apprendeva a lezione, sporcarsi le mani e mettersi in gioco in prima persona nel tentativo di eseguire un esperimento o di costruire un prototipo di sua invenzione la riempiva di un'euforia indescrivibile. Grazie a questo approccio propositivo, da aggiungersi ad una smisurata volontà di imparare, le ore passate a scuola, anche quelle generalmente considerate più noiose o futili, diventavano per lei un entusiasmante viaggio alla ricerca di nuove scoperte. Nonostante questo, Viola rimaneva pur sempre una persona eclettica, la cui personalità racchiudeva in sé innumerevoli interessi e passioni differenti, talvolta analoghe, talvolta diametralmente opposte.

Su tutte, però, a prevalere era sempre e comunque l'inclinazione per la parola scritta. Pressoché qualunque cosa era in grado di accendere la sua curiosità, purché fosse impressa tra le pagine di un libro. Probabilmente, l'origine di tale amore viscerale era riconducibile proprio al posto verso cui era diretta in quel momento, in seguito al termine delle lezioni.
Girò l'angolo della strada principale che conduceva a casa sua e poi nel centro del Queens e, in armonia con quanto lasciava immaginare il nome, si ritrovò davanti l'ampia insegna in bassorilievo, la cui scritta recitava: Just Around The Corner. Viola sentiva un legame profondo con quel luogo, quasi come se fosse legata ad esso con «una corda strettamente, inestricabilmente annodata» ad ogni parte del suo corpo, per citare il Signor Rochester: Jane Eyre, uno dei primi romanzi che aveva letto, e poi riletto e riletto, proprio tra quelle mura.

Strinse inconsciamente le cinghie dello zaino mentre varcava la soglia, come a voler convogliare in quel gesto il brivido che, nonostante il passare degli anni, ancora la percorreva ogni volta che entrava in quel negozio.

"Ciao nonna" disse guardandosi intorno, alla ricerca di quella figura tanto familiare, tanto amata. La intravide dietro al bancone, intenta a servire una signora che teneva per mano una bambina dai capelli ramati raccolti in due treccioline.

"Stella mia!" e poi, rivolgendosi alla cliente, "Guardi com'è bella mia nipote."

"Nonna!!!" ribatté imbarazzata. Ma la nonna non aveva torto. Tendeva a passare inosservata ai più, ma chi si prendeva il tempo di osservarla si rendeva conto di quanto Viola fosse bella, più bella anche di Betty. La sua era una bellezza particolare: gli occhi verdi trasmettevano calore ed erano lo specchio della sua vivace intelligenza; il viso era incorniciato da folti capelli castani, mossi e indomabili, lunghi fino alle spalle, che le coprivano la fronte con una frangetta quasi sempre spettinata; la generale espressività dei lineamenti dolci rifletteva chiaramente tutte le emozioni da cui era travolta. Ciò che la rendeva unica, però, era l'evidente assenza di effimera vanità; al contrario, la bellezza era avvalorata dal suo spessore, dalla sua personalità, infinitamente più incantevole dell'aspetto esteriore.
Dopotutto, lo sguardo adorante della nonna aveva una sua ragione d'essere. Contemplò la nipote mentre le si avvicinava e si abbassava un po' per lasciarsi abbracciare e riempire di baci.
Nel frattempo, la bambina dai capelli rossi stava lasciando la libreria stringendo forte forte un libro più grande della sua faccia, come se fosse un tesoro preziosissimo che sarebbe potuto scomparire da un momento all'altro. Si fermò un attimo per girarsi e salutare Nonna Rose agitando la manina, poi proseguì trotterellando in uno slancio di eccitazione. Viola sorrise di rimando, mentre cercava di scorgere le lettere sulla copertina rigida.

"Robinson Crusoe" lesse ad alta voce, sognante.

"Ti ricordi quando anche tu lo scovasti tra gli scaffali?"

Viola si abbandonò al sopraggiungere dei ricordi. "Adoravo quel libro."

"Sei andata in giro con una bandana in testa per settimane! Non riuscivamo a convincerti a togliertela..."

Risero all'unisono all'immagine della piccola Viola che si aggirava tra i corridoio facendo finta di essere un intrepido naufrago.

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