Questione di sorrisi

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"Hai intenzione di rivolgermi di nuovo la parola prima o poi?"

Mj, Betty e Viola erano sedute ad uno dei tavoli squadrati della mensa. Di solito pranzavano loro tre sole, anche se capitava che si unissero alcuni compagni di scuola, perlopiù interessati ad ammirare Betty piuttosto che a passare del tempo con le ragazze.

Il clima al tavolo, quel giorno, era piuttosto teso: Mj giocherellava con il suo panino, visibilmente angosciata dai sensi di colpa, Viola addentava nervosamente un hamburger, mentre Betty guardava entrambe con apprensione, troppo agitata per mangiare.

"Avresti dovuto vederlo Betty, come si divertiva il nuovo amico di Mj a prendermi in giro."

"Quante volte devo ripeterti che non è mio amico?"

Betty intervenne, ignorando Mj e rispondendo a Viola con estrema dolcezza: "Sono sicura che non aveva intenzione di ferirti..."

"Ferirmi? Ah, il suo atteggiamento non ha la benché minima influenza su di me!"

Le due ragazze si trattennero dal sottolineare la scarsa credibilità di quest'ultima affermazione solo per evitare di peggiorare ulteriormente l'umore di Viola.

"La tua amica sa parlare?" continuò con voce canzonatoria, facendo il verso. Continuò ad evocare la conversazione avuta luogo qualche ora prima. Nonostante tentasse di liberarsene, la memoria continuava a riproporle l'immagine di Peter che la guardava divertito.

"Un sorriso così beffardo... odioso! Lui se la stava spassando mentre io me ne restavo lì impalata, incapace di fare qualsiasi altra cosa che non fosse borbottare o fare la figura dell'idiota. Ahhh, mi sento così... così..."

Mj le prese la mano. Seguì un sospiro di Viola, che finalmente la guardò negli occhi.

"Non sono arrabbiata con te. Veramente." Si sforzò di sorridere e appoggiò la mano ancora libera su quella dell'amica.

"Non sono arrabbiata con nessuno in realtà, o meglio, non ho motivi logici per esserlo. Ma il solo pensiero di quello spocchioso che, uscito fuori dal nulla, ha addirittura l'ardire di beffarsi delle mie sventure mi fa infuriare!"

"Riesci ad essere poetica anche quando sei arrabbiata..."

Betty guardò nuovamente Mj con aria di rimprovero.

"Che c'è?" ribatté lei sulla difensiva. Il suono squillante della campanella pose fine a quella pausa pranzo così poco serena.

"Qui serve una dose extra di energia positiva" e così dicendo Betty distese le mani verso il centro del tavolo, proponendo silenziosamente di ripetere il loro saluto speciale. Mj colse prontamente l'invito. Viola in un primo momento esitò: non era dell'umore, ma ebbe la lungimiranza di capire che proprio per questo ne aveva particolarmente bisogno; così appoggiò anche le sue mani, lasciandosi accarezzare dalle sottili e morbide dita di Betty e da quelle affusolate ma forti di Mj.

Non appena le ragazze si furono separate, nella mente di Viola iniziò a sgorgare un incessante flusso di coscienza. Si aggirava tra i corridoi della Midtown High apparentemente tranquilla, mentre dentro di sé imperversava un'accesa discussione.

"D'accordo, Viola, analizza razionalmente la cosa. Non c'è alcun bisogno di essere così drammatica... Non puoi permettere che una conversazione durata non più di due minuti ti rovini un'intera giornata, giusto? Giusto. E poi, quando mai hai dato peso a ciò che dice la gente? Certo, non è piacevole fare la conoscenza dell'ennesimo saccentino che non ha alcuna considerazione per le buone maniere o per i sentimenti altrui, ma te ne farai una ragione. Anzi, ti dimostrerai migliore. Dagli il beneficio del dubbio... Betty potrebbe anche aver ragione: magari non è la persona meschina che immagini. È alquanto improbabile, ma è pur sempre una possibilità. In ogni caso, tu non sei sicuramente più nei suoi pensieri già da un pezzo, se mai ci fossi stata, questo è poco ma sicuro; pertanto lui non merita affatto di infestare i tuoi. Chiaro? Niente più Peter... com'era il cognome? Patel? No. Palmer? Nemmeno. Ah sì, Parker. Non che mi interessi, comunque. Niente più Peter Parker. È un bel nome in effetti... ma non è questo il punto! Viola, ti voglio concentrata. Vuoi sapere perché sei così seccata? Te lo dico io perché: puoi raccontare quello che vuoi a Betty e a Mj, ma sai bene che non ti va giù che qualcun altro abbia potuto scorgere la tua parte vulnerabile. Sai cosa c'è? Va bene così. Che Peter pensi pure che sono una ragazzina timida e impacciata. Ah ah, cosa avevamo stabilito? Niente più Peter."

Stava elaborando quest'ultimo pensiero quando, varcando la porta dell'aula di Inglese, intravide pochi passi avanti a lei un maglione blu che le parve pericolosamente familiare.

"Non ci credo" bisbigliò.

L'improvvisa agitazione di quella mattina si ripresentò e i movimenti si fecero di nuovo impacciati, il che non fece che alimentare le fiamme della frustrazione e della rabbia che era quasi riuscita a spegnere poco prima. L'unico obiettivo di Viola in quel momento era fare tutto il possibile per evitarlo. Nella speranza di passare inosservata, invece di dirigersi come al suo solito nelle prime file, optò per l'angolo in fondo all'aula. Pregò interiormente che l'unico banco accanto al suo venisse occupato il prima possibile da qualsiasi altra persona al di fuori di lui. Almeno in parte, la sua richiesta fu esaudita.

"Hey, ciao."

Nessuna risposta.

"Viola, giusto?"

"Che memoria." Il sarcasmo del suo tono era tagliente, affilato. Cosa voleva fare esattamente, infierire? Era talmente spietato da sedersi proprio accanto a lei per tormentarla fino a questo punto? Non osava guardarlo: non avrebbe sopportato di rivedere quel sorriso sardonico.

"Senti, non ho idea di cosa..."

"Ti volevo chiedere scusa" la interruppe.

Quella manciata di parole fu sufficiente per disarmarla.

"È da tutto il giorno che ci ripenso e non sono stato molto educato stamattina. Per niente."

Di nuovo, nessuna risposta. Ma questa volta Viola si voltò verso di lui.

"Mi dispiace, sul serio."

Era una delle poche occasioni della sua vita in cui Viola non trovava le parole. Riuscì solo a scuotere la testa, annuendo con espressione benevola. L'attenzione di entrambi fu catturata dalla voce del professore che diede il via alla sua lezione.

"Meglio continuare dopo, non vorrei fare doppietta di richiami oggi..." sussurrò Viola scherzosamente, ritrovando le parole.

"Certo."

Il viso di Peter venne illuminato di nuovo da un sorriso. Viola lo guardò con occhi nuovi: non un sorriso provocatorio, non un sorriso beffardo, ma un sorriso sincero, carico di sollievo.

Come per magia, tutta la tensione accumulata si era dissolta e, senza accorgersene, si ritrovò a sorridere anche lei. Incollò gli occhi sul libro aperto sul banco, senza però focalizzare alcuna parola.

La lezione di quel giorno era su Joyce. Per quanto seguì Viola, sarebbe potuta essere anche sui Led Zeppelin...

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