Speranza di luce

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<< I miei occhi erravano ancora sulla collina, perdendosi nello scenario più selvaggio, quando a un tratto vidi risplendere una luce. >>

Jane Eyre. Pagina 294.
Viola proseguiva la lettura con voce decisa, ma cauta; lo sguardo fisso sul ciondolo, pronto a cogliere il benché minimo cambiamento.

<< Continuava a brillare senza né avvicinarsi, né allontanarsi. >>

Viola trasalì, vedendo il ciondolo che gradualmente si accendeva di una luce sempre più brillante. Si fermò solo un momento. Doveva andare fino in fondo.

<< "Sarà un falò", mi chiesi, e mi aspettavo che diventasse più grande. Ma no, rimase sempre lo stesso. "Forse è la candela di una casa", allora pensai. >>

Si interruppe, attratta dal bagliore quasi accecante che si propagava dal ciondolo. Socchiuse gli occhi e allungò il braccio per allontanare la collana il più possibile, pronta all'imminente esplosione. Ormai era questione di istanti. Si coprì il viso con l'altra mano e...

Viola rimase immobile per qualche secondo, poi riaprì gli occhi e si ricompose, sciogliendosi da quella strana posizione. Osservò attentamente il ciondolo. Il bagliore era completamente sparito.

Diede una rapida occhiata in giro: non era successo nulla.

Com'era possibile? Cosa c'era che non andava? Viola fece appello a tutta la sua volontà per non cedere alla disperazione. Fece un ultimo sforzo, nel tentativo di visualizzare ancora una volta l'esplosione della sera precedente. Forse doveva farlo in camera sua. O forse poteva la luce poteva accendersi solo in un particolare momento della giornata. Cosa, cosa le stava sfuggendo?

"Ma certo!" Di colpo, l'illuminazione. "La collana... devo indossarla."

Prese la catenina con entrambe le mani e se la agganciò dietro al collo. Concitata com'era, non ebbe nemmeno un istante di esitazione. Riprese la lettura da dove l'aveva lasciata.

<< "Forse è la candela di una casa", allora pensai. La luce era ancora allo stesso posto, pallida, ma ostinata. >>

Viola lo sentì, ancora prima di vederlo: il bagliore si era ridestato. Questa volta, non si fermò.

<< Mi trascinai, lentamente, verso quel punto. Percorsi la collina. Caddi e mi rialzai due volte. >>

La luce era diventata talmente intensa, che il suo riflesso le rendeva difficile distinguere le parole sullo schermo. Ma Viola non si fermò.

<< Quella luce era la mia ultima speranza, dovevo raggiungerla. >>

Con quell'ultima manciata di parole, colme di trepidante fiducia e incrollabile determinazione, la voce di Jane si fuse con quella di Viola. Era completamente immersa nel racconto, che aveva preso vita nella sua mente, accesa dalla sua fervida immaginazione: riusciva a vedere Jane Eyre, come se fosse lì di fronte a lei, mentre si faceva strada per raggiungere quella speranza di luce.

E in quel momento, il bagliore esplose.

Viola aveva chiuso istintivamente gli occhi, per proteggersi dalla luce; ma il suo corpo non era per niente in tensione: le braccia ricadevano lungo i fianchi, appoggiate al ruvido denim della salopette che aveva indossato quella mattina, prima di sgattaiolare fuori da casa sua. Riaprì gradualmente le palpebre, sbattendole due o tre volte prima di riabituarsi alla luce del sole. La prima cosa che fece fu inclinare il collo per guardarsi il petto: la collana era ancora lì, intatta, esattamente uguale a com'era pochi istanti prima. Come se nulla fosse successo. Invece qualcosa era successo eccome: questa volta, il ciondolo era di nuovo esploso in uno scoppio di luce.
Appurata l'indennità della collana, Viola si preoccupò di verificare che tutto il resto fosse ugualmente indenne. In primo luogo, lei non era svenuta: era già un piccolo traguardo, considerando com'era andata a finire la prima volta. Poi si prese una ciocca di capelli tra le dita e se la avvicinò al viso. Niente, erano ancora biondi. Eppure doveva esserci qualcosa di diverso. Viola era stata travolta dalla stessa energia della sera precedente, ne era certa. Allargò il suo campo visivo, allontanando lo sguardo prima verso il prato ai suoi piedi, poi sempre più in là, verso la fine della radura. Niente. La sua amata quercia era identica a come la ricordava e così erano anche la cancellata di ferro rosso e la casa del custode. In una manciata di secondi, che per Viola sembrarono eterni, passò in rassegna tutto quello che il suo sguardo riuscì a raggiungere. Tutto, tutto era tale e quale a prima.

Viola riprese in mano il ciondolo e lo fissò intensamente, con sguardo implorante. Come faccio a decifrarti?
Lo lasciò ricadere sul suo petto e si spostò in avanti di un paio di passi, attraversata da un tremito che manifestava tutto il suo smarrimento. Fu in quel momento che lo vide. Un piccolo, minuscolo sfolgorio – proveniente dall'interno della casa – catturò la sua attenzione. Non era riuscito a scorgerlo prima a causa del riflesso del sole sulla finestra, ma ora che si era spostata poteva vederlo chiaramente.

Come rapita da quel chiarore, Viola raggiunse la finestra ancora prima di accorgersene. Quello che vide oltre il vetro la paralizzò. Una candela. Una candela di cera bianca rischiarava il davanzale. La fiamma era flebile, ma costante, e aveva già iniziato a sciogliere la punta della cera.
Viola non riusciva a credere ai suoi occhi. Cercò un chiavistello nascosto nello stipite della finestra e lo sollevò: un movimento che aveva fatto così tante volte da bambina, che le sembrò fosse passato solo un giorno dall'ultima volta. Gli infissi si sbloccarono e la finestra si aprì. Viola allungò il braccio e afferrò il portacandela. Rimase in silenzio a fissare quella luce tremolante.
Nessuno abitava più in quel posto da anni e la casa era rimasta chiusa per tutto quel tempo. Eppure, inspiegabilmente, c'era una candela accesa sul davanzale. Una luce di speranza. Come quella che Jane Eyre aveva intravisto in una casa lontana.

Viola sospirò, piena di un'emozione indecifrabile. Era successo di nuovo: le sue parole si erano materializzate. Prima i capelli, ora la candela. La collana – con la luce che essa sprigionava – era in grado di rendere realtà quello che Viola leggeva ad alta voce.
Incredibile. Assolutamente incredibile.

Si allontanò dalla finestra e raggiunse la quercia. Ora più che mai aveva bisogno di un sostegno. Si sedette ai piedi dell'albero e appoggiò la testa sull'ampio tronco. Si era portata la candela con sé, proteggendo la fiamma dal vento con la mano libera. Appoggiò il portacandela a terra, poco lontana da lei, senza mai distogliere lo sguardo da quell'incessante sfolgorio. Con la punta delle dita, si accarezzò il petto e raggiunse il pendente dorato. Lo tastò delicatamente, stringendolo tra il pollice e l'indice. Tutto il timore che aveva provato nei confronti di quel gioiello così speciale era svanito. Non l'avrebbe lasciato più andare.

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