Primavera

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I primi boccioli stavano cedendo all'inesorabile avanzare del tempo, schiudendosi e rivelando al mondo il tesoro che racchiudevano. Piccoli tocchi di colore che, proprio come avrebbe fatto il pennello di un pittore, arricchivano il parco di infinite sfumature e rendevano evidente anche all'osservatore più distratto che la primavera era ormai in arrivo.

Questo era il periodo che Viola preferiva in assoluto: il vento che andava via via intiepidendosi e il dolce aroma della fioritura la accompagnavano nelle lunghe passeggiate che amava fare nel parco. Vivendo in città, questo era per lei l'unico modo per estraniarsi da quella realtà così caotica e tangibile - che comunque in fondo amava - e rifugiarsi in un mondo più etereo, quasi impalpabile. L'imponente bellezza della natura la faceva sentire così piccola e al tempo stesso parte di qualcosa di così grande da sopraffarla. Erano le piccole cose ad incantarla maggiormente. Le capitava di perdersi a tal punto nel cinguettio di un passero o nell'incedere del ruscello da estraniarsi completamente da tutto il resto. Non era raro che qualche passante le sbattesse contro o la rimproverasse perché si era fermata nel mezzo del sentiero... Allora Viola si interrogava incredula, chiedendosi come fosse possibile che le persone intorno a lei potessero rimanere impassibili davanti a un tale spettacolo.

Da piccola si era convinta di essere stata scelta dalle Ninfe del Bosco come loro rappresentante umana ed era per questo motivo che lei riusciva a vedere il paesaggio con occhi diversi rispetto agli altri. Sentiva inoltre come una seria responsabilità quella di aiutare più persone possibili a vedere il parco per il posto fatato che era in realtà. Così trascorreva i pomeriggi dopo la scuola a scorrazzare con i suoi amici, andando in esplorazione alla ricerca di nascondigli segreti dove, come lei spiegava loro, gli scoiattoli avevano un loro esclusivissimo circolo di lettura oppure in cui le fate nascondevano la loro polvere magica. Sin da quando era una bambina, la fervida immaginazione di Viola trovava la sua massima espressione solo circondata dal verde.

A distanza di anni, non molto era cambiato. Ora il parco non era più il reame di ninfe e animali parlanti, ma semplicemente uno dei "posti felici" di Viola, come li definiva lei. Certe volte sentiva il bisogno talmente impellente di immergersi nella sua magia che non ci sarebbe stata nevicata troppo fredda o pioggia troppo incessante che potesse impedirglielo. Sebbene non si aggirasse più tra quell'intreccio di alberi raccontando storie sull'esistenza di creature fantastiche e passaggi segreti - più per evitare che gli altri la considerassero ancora più insolita di quanto già non facessero, piuttosto che per un'effettiva convinzione personale della loro inesistenza - la sua fantasia non era stata scalfita di un millimetro. Anzi, se possibile non aveva fatto che maturare, così come negli anni aveva fatto lei. Il parco si era così trasformato nella sua oasi creativa, la personale musa ispiratrice di Viola. Lì poteva essere se stessa appieno, lasciando che le sue due passioni più grandi si fondessero: la natura e la parola scritta.

La lettura era sempre stata una costante nella sua vita, una perpetua, sicura ed irremovibile fonte di gioia. La sua mente amava farsi condurre da quelle macchie di inchiostro impresse sulla pagina verso mondi ancora inesplorati, in epoche mai vissute, con compagni di avventura incredibilmente reali nella loro irrealtà. Comprese il valore dei libri in tenera età e se ne innamorò perdutamente, un amore di quelli che non può essere indebolito da niente e da nessuno, men che meno dal passare del tempo. Era impressionata dal potere che le parole, quando combinate in modo magistrale, potevano avere. Presto volle sperimentare in prima persona tale potere, e così all'amore per la lettura si unì altrettanto violentemente quello per la scrittura. I suoi pensieri erano spesso altrove, distanti dalla realtà, alla ricerca di stimoli: i dettagli che la colpivano erano preziose fonti di ispirazione e ogni nuova esperienza si andava ad aggiungere al baule di ricordi a cui attingere durante i suoi flussi creativi.

Dunque eccola lì, all'ombra di una magnolia, a lasciarsi ispirare da ciò che la circondava. Se qualcuno le avesse chiesto di descrivere il suo ideale di felicità, Viola avrebbe fatto un'istantanea di quel momento: seduta ai piedi di un albero, il fruscio del ruscello in sottofondo, un taccuino sulle gambe, una penna tra le dita e un fiume in piena nella testa.

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