"Io sono Peter"

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"In quali due categorie si dividono i sensori?"

Viola passò mentalmente in rassegna le diverse classificazioni che aveva imparato a memoria, alla ricerca di quella giusta; guardando i ragazzi intorno a lei, capì che stavano facendo lo stesso. Miss Carlyle, in attesa di una risposta da parte dei suoi studenti, posò sulla scrivania uno scatolone strabordante. Si mise a smistare cavi, processori e microchip, finché non trovò la scheda madre che stava cercando. Viola la ammirava con sguardo adorante, rapita dalla scioltezza con cui si destreggiava tra i vari strumenti del laboratorio.

"Nessuno?"

La docente si rivolse a tutta la classe, ma Viola ebbe la percezione che quella sollecitazione fosse rivolta direttamente a lei. In effetti, non aveva tutti i torti. Nonostante sapesse la risposta, esitava ad intervenire. L'insicurezza e la paura di sbagliare, da imputare principalmente alla sua tendenza al perfezionismo, la frenavano, in aggiunta alla propensione al mettersi in mostra il meno possibile. La Carlyle era ben consapevole del potenziale di Viola: si era presa del tempo per osservarla, come faceva con tutti i suoi alunni, e aveva scoperto nella ragazza molto più di una mente brillante. Aveva intravisto in lei il costante proposito di dare il massimo, talvolta anche a suo proprio svantaggio. Il buon cuore di Viola la spingeva a rendersi disponibile per aiutare i suoi compagni, facendosi così apprezzare e stimare da tutti, insegnante inclusa. Quest'ultima, intuendo la titubanza di Viola, decise di non forzarla. Spostò l'attenzione sul resto degli studenti: i più guardavano nel vuoto, cercando di evitare il contatto visivo con Miss Carlyle; c'era poi chi sfogliava un libro con noncuranza e chi faceva scarabocchi sull'angolo del quaderno. La curiosità dell'insegnante fu poi catturata da un'immagine singolare, proprio nell'istante in cui Viola si era finalmente convinta ad alzare la mano.

"Parker" interpellò, passandosi la scheda madre da una mano all'altra.

Un ragazzo in penultima fila alzò lo sguardo di scatto, sussultando come se fosse stato improvvisamente destato dal sonno. Si affrettò a chiudere il cassetto della sua postazione, su cui aveva sistemato il materiale in modo che niente oltre al suo viso fosse visibile. Lanciò una rapida occhiata alle sue spalle e si ricompose nel modo più naturale possibile.

"Peter, sei tra noi?"

"Le categorie dei sensori, sì." Poco meno di un secondo di silenzio. "Propriocettivi ed esterocettivi."

"Esattamente" confermò con tono compiaciuto e tutt'altro che sorpreso. "Bentornato, Peter."

Il ragazzo le rispose con un sorriso, rilassando le spalle sotto al maglione blu che indossava e tirando un sospiro di sollievo.

Viola dal canto suo, un paio di file più avanti, non riuscì a trattenere uno sbuffo di stizza. Era irritata perché quella era la stessa risposta che avrebbe voluto dare anche lei, se solo si fosse decisa prima. Si ritrovò a rimuginare sull'accaduto... Perché mai indugiava sempre così tanto? Che ci voleva a dire quelle tre semplici parole? E poi chi era quel ragazzo? Non sembrava minimamente interessato alla lezione, eppure la prof sembrava stravedere per lui... Ma no, era solo la frustrazione a parlare, forse anche un po' di gelosia, e non era intenzione di Viola lasciare che le emozioni negative prendessero il sopravvento. La lezione stava andando avanti, la Carlyle aveva ripreso la spiegazione e nessuno oltre lei sembrava aver dato troppo peso a quanto appena successo. Nemmeno Peter.

Peter... A pensarci bene, non l'aveva mai visto, nonostante fosse abitudinaria di quel corso. Doveva essere nuovo: forse si era appena trasferito e non conosceva ancora nessuno. No. Miss Carlyle gli aveva dato il bentornato, quindi non era nuovo alla Midtown High. In ogni caso, avrebbe potuto...

"Pssst! Viola" sussurrò Mj dal banco affianco, dandole un colpetto sul braccio e interrompendo il suo flusso di pensieri.

Viola si voltò verso di lei, con aria interrogativa.

"Smettila di fissarlo!"

"Cosa? Io non lo stavo..."

"Smettila e basta!"

"C'è qualche problema, ragazze?" La figura della professoressa appariva, in prospettiva, più alta di quanto fosse effettivamente in realtà, ed era probabilmente per questo che incuteva ancora più soggezione.

Viola e Mj fecero cenno di no, scuotendo la testa all'unisono.

"Meglio così. Per oggi è tutto, ragazzi, potete andare."

Le ragazze raccolsero le loro cose e corsero fuori dall'aula prima di tutti gli altri.

"Oggi non è proprio la mia giornata, Mj! Prima la risposta mancata e adesso il rimprovero della Carlyle."

"Non era un vero e proprio rimprovero dai..."

"Non sei d'aiuto, Mj."

"D'accordo, d'accordo. Però non farne un dramma, davvero." Mj si stava impegnando al massimo per usare il suo tono più incoraggiante, ma Viola non voleva sentire ragioni. Era uno dei suoi difetti: quando si convinceva di una cosa, era quasi impossibile farle cambiare idea.

"Che poi, per inciso, non lo stavo nemmeno guardando."

"Di chi stai parlando?"

"Lo sai benissimo. Mr Sensori."

Viola la sentì sogghignare e si voltò accigliata verso di lei.

"Che hai?"

"Non ti arrabbiare, ma lo stavi decisamente fissando." Viola stava per scattare, ma Mj la prevenne. "E penso anche che il motivo di questa tua improvvisa agitazione sia che tu non voglia ammetterlo."

"Farò finta di non aver colto la tua allusione e comunque..." si bloccò quando Mj, troppo impegnata a ridere da scansare il ragazzo che stava attraversando il corridoio davanti a lei, finì per sbattergli contro.

"Oddio, scusami" stava borbottando lui.

"No no, scusami tu. Ero un po' distratta..." rispose Mj ammiccando a Viola senza smettere di ridere, a metà tra l'incredulo e l'entusiasta. L'amica era rimasta a qualche passo di distanza, imbambolata al centro del corridoio.

"Vieni" la incitò "prima che finisca travolta anche tu." Viola li raggiunse, ma non disse una parola. Ci fu un imbarazzante istante di silenzio, interrotto dal ragazzo.

"Frequentiamo lo stesso corso di Robotica, vero?"

"Sì, esatto" intervenne Mj con un ghigno. "Tu sei Mr Sensori."
Viola la fulminò con lo sguardo.

"Ah, è così che mi chiamano?"

"Solo qualcuno..."

Dopo la uccido. I pensieri di Viola erano a grandi linee questi.

"Scherzi a parte, io sono Peter."

"Io mi chiamo Mj."

I loro sguardi confluirono in direzione della ragazza bruna, che si era tenuta in disparte, senza mai distogliere lo sguardo.

"La tua amica sa parlare?"

Viola avrebbe voluto scomparire, si sentiva il viso sempre più in fiamme.

"Viola" borbottò. Poi, con più convinzione: "Mi chiamo Viola."

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