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Le strade solitamente popolate di New Orleans sono completamente deserte.

Ho parcheggiato la macchina vicino al centro. Avevo bisogno di fare una passeggiata qui. Per qualche motivo riesce sempre a farmi tornare il buon umore ma oggi purtroppo non funziona. Non faccio altro che pensare a quello che è successo neanche 15 minuti fa.

Non è la prima volta che la vedo ridotta male ma per qualche strana ragione questa sono rimasta sconvolta e delusa. Mi chiedo come delle volte riesca ad essere così egoista. Mi bastava una semplice chiamata o un messaggio nel quale mi faceva sapere che era al sicuro e che stava bene. Avrei preferito mille volte che mi avesse mentito, che non si fosse presentata più.

Per me il Natale è sempre stata la festa massima di gioia. Non tanto per i regali o il cibo, non me ne importa poi molto, ma per il senso di gioia, di unità che si sente in questo giorno.

Mentre passeggio, guardo verso una casa con le finestre aperte: si intravede una bella famigliola seduta al tavolo mentre giocano a tombola. Sorrido a quella scena così dolce e innocente e proseguo per la mia strada.

Ad un certo punto il telefono inizia a vibrare. Lo prendo dalla tasca, pronta per ignorare l'ennesima chiamata di mia madre, ma questa volta non è lei.

<< Si può sapere che fine hai fatto? Ho il telefono intasato di messaggi e chiamate di tua madre perché tu non rispondi>> urla dall'altro capo del telefono, mentre in sottofondo si sentono i suoi fratellini che giocano.

<<Non ho voglia di sentirla Kat. Inventati una scusa, dille che sono a casa tua o che ne so io>> rispondo facendo un bel respiro. Vorrà sicuramente sapere di più ma io in questo momento non ho proprio voglia di riaprire l'argomento.

<< È tornata anche questa volta ubriaca?>> domanda sapendo già la risposta.

Annuisco semplicemente, come se lei potesse vedermi, ma sembra così dal momento che la sento sbuffare rumorosamente.

<< E tu cosa lei hai detto o cosa hai fatto?>>

<< Le ho detto quello che pensavo dopo ben tre anni di queste sceneggiate da bambina di cinque anni>> rispondo alzando leggermente il tono. Mantenere la calma non è mai stata una delle mie qualità.

Passa qualche minuto di puro silenzio prima che lei dica: << Dai Isa, prova a capirla. Ha perso un figlio e...>>

<<Capirla?! Ho provato a capirla in tutti i modi possibili di questo mondo ma quello che fa ogni anno non la giustifica>> dico bloccandola prima che possa finire il discorso. Solo quelle poche parole sono bastate a mandare a puttane tutta la calma che avevo acquistato fino a quel momento. <<Non posso capire quanto faccia male perdere un figlio, non sono madre. Ma io ho perso un fratello per l'amore del cielo. Perché nessuno sembra essersene accorto?!>>

<<Io me ne sono accorta e lo sai. C'ero io ogni volta che piangevi disperata o ti stava per venire un attacco di panico. Non sto dicendo che non volevo esserci, anzi lo rifarei mille altre volte se ti aiuta a stare bene, ma, mentre tu hai qualcuno che ti appoggia e sostiene, lei non lo ha o per lo meno crede di non averlo>> risponde con tutta la calma del mondo.

Questa è una delle tante caratteristiche che adoro di Katherine. È la ragazza più iperattiva che io abbia mai conosciuto, ha la lingua biforcuta e non ha paura di dire quello che pensa. Ma nei momenti giusti riesce ad avere una calma e una pazienza che a volte mi sorprendono. Io non sarei stata capace. Avrei sicuramente risposto a tono davanti ad un tono sfacciato come quello che ho usato io.

<<Hai detto bene: crede. Crede di non avere nessuno al suo fianco ma non è vero. Ha le sue amiche, ha te e, diamine, ha me. Sono la figlia, ci sarò sempre per lei e la aiuterò sempre. Cerco ogni giorno di farglielo capire ma a quanto pare non riesce>>

Il Figlio Del Diavolo (NON CONCLUSA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora