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Pearl


La rabbia, la mia vecchia amica più soddisfacente è ritornata in pista. Ho perso il conto di quante volte io abbia ceduto all'impulso di rovinare tutto, saranno state cinque volte? Sei? Non ricordo di preciso, ma c'è stato un preciso momento in cui mi sono detta "al diavolo tutto". È iniziato tutto quando avevo dieci anni, e a quel tempo ero già un caso senza speranza. C'era una bambina di nome Susi: lei era acqua e sapone, perfetta con quei suoi boccoli ricci e rossi. C'era un ma, però, era sempre al centro dell'attenzione; era tutto un "oh, ma come sei bella Susi", "uh, ma come risplende il tuo abito" e... cazzate varie. 

Poi c'ero io, che venivo messa sempre in castigo ed ero la pecora nera della mia classe. Nessuno spendeva mai una buona parola per me, e non capivo neanche il perché. Avevo un carattere esplosivo: parlavo continuamente e creavo confusione ma, nulla di così grave da poter essere emarginata da tutti! Quando si tennero i colloqui dei genitori io ero troppo impegnata a gironzolare per i corridoi, fin quando non senti proprio quella finta buonista di Susi dire ad alcune bambine che io ero troppo problematica, una scansafatiche e una bambina cattiva. Quando sentì le sue parole calò il gelo in me, e nell'attimo di pochi secondi uscì allo scoperto per tirarle i capelli e sbatterla terra. Ecco, adesso, a distanza di anni, ricordo ancora quel momento con un sorriso sulle labbra.

«Che diavolo hai da sorridere?». Alzo il capo, vedendo Lionel con una maglietta rosso scuro e un paio di jeans neri, accompagnati da degli anfibi. «La tua mente non è pronta a certi pensieri, te lo garantisco», sorrido malevola, mentre lui avanza verso di me. Alza gli occhi al cielo, fermandosi proprio di fronte. I suoi capelli sono leggermente scomposti, e hanno un colore oro bruciato; gli dona questo taglio. «Sembravi malinconica, poi arrabbiata e infine rancorosa. Tu hai un box di emozioni dentro», mi dice, lasciandomi un attimo perplessa. Di che sta parlando? Alzo un sopracciglio confusa e lui spiega. «Sto cercando di dirti che sei una bomba ad orologeria. Pensi di avere il controllo su tutto, ma ti sbagli, perché quando qualcosa non va per il verso giusto, tu esplodi e ti comporti da stronza», arriva alla conclusione, quasi come se mi conoscesse da una vita intera. Mi sento un attimo disorientata e anche... scocciata. 

Non può capirmi in così poco tempo, mi rifiuto di pensarlo. «Non pensavo che mi studiassi, cos'è mi controlli mentre sono a casa?» Ridacchio, provando ad evitare il suo sguardo persistente e azzurro. «Mi basta poco per capire le persone, e tu, sei complessa e semplice al tempo stesso», fa spallucce, superandomi con noia. Schiudo la bocca, fulminandolo con lo sguardo. «Ehi, biondino. Non ho chiesto l'aiuto di uno strizzacervelli, chiaro? Evita di farmi delle psicanalisi!» Esclamo. Si volta, guardandomi con sufficienza. Copia le mie mosse vedo... «Ti ho semplicemente descritta, Pearl Piotrowsky», dice il mio nome intero. Mi dà talmente sui nervi questo ragazzo, eppure potrei mangiarmelo in un boccone solo. Mi domando perché non lo faccia però.

Se ne va via, lasciandomi da sola nel corridoio. Quando rientro in aula la lezione è già finita e Lotty ha appena consegnato il foglio alla professoressa sexy. Lotty si avvicina a me, prendendomi dal gomito per poi uscire dall'aula. Ma fanno tutte così qui in America? «Andiamo in mensa, ci dovrebbe essere la pizza oggi», sorride come una bambina. Ah, bene, così risparmio sul pranzo. Mi fa fare l'intero giro, per poi arrivare di fronte ad una porta verde. La spalanca, mostrandomi una sala rettangolare con alcune vetrate: ci sono persino dei tavolini fuori. A destra ci sono le cucine con i vari piatti esposti, ma prima di essi ci sono dei vassoi messi su uno scaffale. «Vieni», mi incita, mentre io mi guardo intorno. C'è un mucchio di gente sia dentro che fuori, sarà difficile prendere un piatto... Aspettiamo in fila, fin quando non prendiamo entrambe i vassoi rossi. Mi avvicino, prendendo un trancio di pizza normale, un piatto d'insalata e una fetta di pollo; concludo il tutto con una bottiglietta d'acqua. 

«Ci sediamo lì», mi indica il primo tavolo vicino alla vetrata. Sposto lo sguardo verso la fine della sala, vedendo Lionel in compagnia di Sven e un altro ragazzo. Chi cattura la mia attenzione è la sua ex, Sally, no... qual'era il suo nome? Me lo dimentico sempre, maledizione. Lotty nota il mio sguardo e poi scuote la testa, facendomi segno di lasciarli perdere. Quando ci sediamo le porgo una domanda piuttosto semplice, ma che mi incuriosisce. «Tuo fratello sa che lei non ti garba affatto?» Le chiedo, aprendo la bottiglietta d'acqua. «No, ma penso che se lo immagini», fa spallucce, addentando il suo trancio di pizza. È parecchio strano però, perché lei è qui, tutta sola, e loro sono in fondo alla sala?

Non permetterei mai a mia sorella di restare in disparte, neanche ad Iwona che è una gran deficiente. La mia famiglia non si tocca, anche se mi hanno mandata via. La mia curiosità è talmente tanta che mentre mangio, ad un tratto, sposto lo sguardo su Lionel che sta per uscire, e quindi, decido di alzarmi per seguirlo. Lotty mi chiede dove vado, e io le dico che devo andare in bagno. «Di nuovo? Ma sei andata prima», corruga la fronte. «Dovevo fare una telefonata, non ero andata in bagno», le faccio l'occhiolino, facendole intendere chissà che cosa. Dopo averla soddisfatta con le mie risposte, lei mi lascia andare. 

Una volta in corridoio alzo il capo, vedendo il bel biondino girato di spalle. «Toglimi una curiosità», comincio, facendolo voltare di scatto. Mi guarda con seccatura, per poi voltarmi le spalle e continuare a camminare. Lo raggiungo, restando al suo passo. «Perché tua sorella mangia da sola? Cioè, il tuo comportamento dell'altro ieri mi sembrava molto protettivo; eppure mi devo ricredere. Sembra quasi che tu la ignori», sgancio la bomba. Si ferma di colpo, assottigliando quei bellissimi occhi azzurri, a volte tendenti al grigio cenere. «Come mi comporto con mia sorella non sono cazzi tuoi», esclama ruvido. Sorrido divertita: devo aver smosso qualcosa in lui. «Stai nascondendo qualcosa Lionel, lo sento e percepisco...» Sussurro, avvicinandomi con passo suadente. Mi guarda con occhi disinteressati, ma riesco a scorgere una fiamma tra essi. 

Arrivo ad un soffio dal suo naso, spostando i miei occhi sulla sua bocca morbida e rosea. «Stai cercando di dissuadermi per farmi parlare?» Usa una voce dura, ma sottolineata da un leggero erotismo. Inclino il viso, avvicinandomi di più alle sue labbra.

Neanche un centimetro ci divide: basterebbe un leggero movimento per prendermi un suo bacio. Ma io me lo voglio prendere? Questo ancora non lo so. Il suo sguardo diventa focoso, e d'improvviso mi prende dal polso, sbattendomi contro il muro. Devo ammettere... che questa sua scelta mi ha risvegliata. «Non giocare con me Pearl, non ti conviene. So come sono le ragazze come te: vi piace avere tutto, comandare e sentirvi padrone di ogni cosa. Se pensi di potermi manipolare ti sbagli di grosso, chiaro?» Ringhia, ad un soffio dalle mie labbra. 

Devo averlo fatto arrabbiare, è dannatamente eccitante in questo stato. «Diventi più sexy quando ti arrabbi, te l'hanno mai detto?» Sogghigno, facendogli buttare fuori un sospiro pieno di rabbia. Si allontana di colpo, facendo scomparire il mio sorrisetto compiaciuto. «Dici che io sono facile da capire, ma secondo me, tu, sei anche peggio. Nascondi qualcosa, ti senti con una ragazza che in qualche modo ha ferito Lotty; sembra che non te ne freghi nulla», arrivo a questa conclusione, staccandomi dal muro per fronteggiarlo. Irrigidisce la mascella mentre mi avvicino, e quando poso una mano sulla sua guancia, lasciando un tocco amaro e o dolciastro allo stesso tempo attiro la sua attenzione. C'è della disperazione in Lionel: la riesco a vedere senza neanche toccarla; la percepisco e basta. «Smettila, non provare minimamente ad entrarmi in testa», sbotta, stringendo i pugni. «Non ho bisogno di farlo...» Dico, avvicinandomi al suo orecchio per concludere la mia frase con un sussurro, «ci sono già dentro, devi solo accettarlo», finisco. Si allontana di colpo, come se fosse spaventato e infastidito al tempo stesso. Devo aver toccato un nervo scoperto, perché adesso riesco a vedere del timore nei suoi occhi.


Angolo Autrice:

Pagina Instagram: Car_mine01

Pearl ha fatto c'entro alquanto pare, secondo voi cosa è successo?

Un bacio. 

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora