25

2.2K 93 1
                                    

Pearl


La stupida sveglia sul cellulare mi ridesta dal sonno, facendomi imprecare mentalmente. Non ho alcuna voglia di andare all'università, sono tornata alle tre e alle quattro e mezza mi sono addormentata. Sono le sette e cinquanta al momento, ma io sto già mandando un messaggio a Lotty per informarla che oggi non ci sarò. Che vadano al diavolo quei tizi che stanno dietro le cattedre a bacchettare. Mando il messaggio a tentoni, per poi posare il telefono sul mio comodino. Poggio la testa sul cuscino, voltandomi dall'altra parte per controllare Lionel. Non si è neanche accorto della sveglia, è impressionante. Ha il volto sul cuscino e i capelli scomposti. Mi viene da sorridere al guardarlo così, sembra un bambino imbronciato. Chiudo gli occhi, provando a prendere sonno. Quando mi risveglio non so che ore sono, ma so che il sole è già alto e quindi devo alzarmi per preparare la colazione. Sbuffo, stropicciandomi gli occhi con pigrizia. Ricevo una chiamata sul cellulare, quindi prendo il telefono e rispondo senza neanche vedere chi sia. «Pronto?» Rispondo con la voce impastata. «Stavi dormendo, Pearl?». Ah, è Lotty. «Se dormire vuol dire chiudere gli occhi e non pensare più a niente per qualche ora perché sei in uno stato incosciente si, allora stavo dormendo serenamente», sogghigno, provando a non fare rumore mentre mi alzo dal letto. Lionel dorme come un ghiro, non si è mosso dalla posizione di prima.

«Noto che il sarcasmo non ti manca neanche appena sveglia», esclama. Cammino a piedi scalzi per la camera, buttando un'altra occhiata al fratello dormiente per poi aprire la porta. Una volta in corridoio la ascolto in silenzio. «Che diavolo ha fatto mio fratello? E non dirmi che si è ubriacato perché non ci credo», mi intima severa. Alzo gli occhi al cielo, pensando ad una scappatoia. Dovrei dirglielo o no? D'altronde è suo fratello, e magari potrebbe aiutarlo. La voce nella mia testa vuole fare la paladina della giustizia; l'altra mia voce invece, vuole tenerla all'oscuro di tutto per fare in modo che me la sbrighi io. Decido di dare ascolto alla prima. Mi guardo in giro prima di dirle la verità di cui è tanto preoccupata. «Ti ricordi quando mi hai detto che in passato aveva toccato il fondo con mano? Bene, può essere che ci sia ricascato. Ma non preoccuparti, posso aiutarlo io», le dico, sentendola imprecare. «oh mio Dio, lo sapevo... e ora che facciamo?» Va in paranoia.

 Mi avvicino al frigo per prendere il latte e riscaldarlo nel pentolino. «Te l'ho detto: posso provare ad aiutarlo, ma non ti garantisco nulla», sospiro. «Come potresti aiutarlo?» Ringhia preoccupata. «Ho avuto a che fare con molti drogati, e ne ho visti tanti altri uscirne da questa situazione. Se per caso non dovesse funzionare con me, be', allora lo porterei in un centro e anche da uno psicologo», provo a tranquillizzarla, accendendo il gas per far bollire il latte. «D'accordo... Devo andare a lezione ora, ci sentiamo più tardi», sospira sconsolata. La saluto e poi chiudo la chiamata. Dovrei preparargli dell'acqua calda con il limone e la menta, potrebbe aiutarlo a far evaporare le tossine dal corpo.

Nel frattempo che si cuoce il latte io riscaldo un bicchiere con l'acqua tiepida nel microonde. Dopo trenta secondi è caldo, quindi ci posso mettere la menta e il succo di limone. Lo spremo per bene e poi mescolo il tutto. Probabilmente farà schifo, ma dovrà berlo comunque, perché già presumo che una volta sveglio avrà il mal di testa. Spengo il gas dove c'è il pentolino del latte e poi verso il contenuto in due tazze, mettendo in seguito del caffè e lo zucchero. Ho diverse merendine in casa, tra cui: muffin, croissant e delle rondelle con dentro la cioccolata. C'è l'ampia scelta. 

Sento dei passi nel corridoio, e quindi presumo che il bel principino si sia alzato. Mi volto, ammirando il suo petto nudo accompagnato dal suo tremolio e dal suo sguardo distrutto. Sembra invecchiato di qualche anno al momento. Mi fissa con impassibilità, ma io so benissimo che dentro di sé non avrebbe mai e poi mai voluto farsi vedere da me in questo stato. «Siediti, ti ho preparato l'acqua calda con il limone e la menta», lo informo, venendo guardata come se avessi tre teste. «Cos'è, uno scherzo?» Ribatte. «No, è l'unico rimedio adatto per eliminare le tossine dal tuo corpo, e tu, adesso, ne hai fin troppe», lo trucido con gli occhi. Scuote la testa contrario, grattandosi poi il mento liscio. «Hai intenzione di farmi da medico? Non ho bisogno del tuo aiuto», accentua il tono. «Io penso proprio di si, dato che ho promesso a tua sorella che mi sarei occupata di te». Alza un sopracciglio, realizzando solo dopo qualche secondo quello che ho detto. «Che cazzo hai fatto!?» Urla, marciando a passo di elefante. «Lo sapeva benissimo che ti facevi, è per questo che mi ha chiesto di tenerti d'occhio», sbuffo, mentre lui spalanca gli occhi.

Pensava seriamente di essere passato inosservato? Chiunque avrebbe capito il suo comportamento. «Io non mi faccio», gli scappa una risatina nervosa. Sposto gli occhi dalla tazza del latte che sto bevendo a lui che incrocia le braccia al petto. «Inventane una migliore. Non parli con una ragazza di dieci anni, ma con una di diciannove. So benissimo quali sono le conseguenze della droga, e tra queste ci sono: i tremoli, il sudore e l'emicrania», elenco. «Ho tutto sotto controllo», specifica, alzando una mano per giustificarsi. Si, e io sono bionda e ho gli occhi verdi! «Abbi la decenza di non prendermi per i fondelli, grazie. E mi sono contenuta con le parole», gli regalo un sorriso finto. Prendo il bicchiere con l'acqua e glielo porgo. Lo fissa con un misto di disgusto e noia, non capendo che purtroppo quel liquido non è cioccolata calda. «Non ti ho fatto questa bevanda perché è buona, ma perché aiuta». Mi sembra di parlare con un bambino piccolo e impertinente a volte. Gli volto le spalle per sedermi al tavolo e lui sorseggia l'acqua con indifferenza, non permettendomi di capire nulla. «Ci sono i cracker nel secondo mobiletto in alto a destra, ti conviene prenderli», gli dico. Va verso il mobiletto, prendendo un pacchetto dal recipiente. Ne mangia qualcuno e nel frattempo mi alzo per prendermi un muffin, devo pur fare colazione anche io, no?. Qualche minuto dopo, quando abbiamo finito di mangiare, lo guardo. Mi aspetto che mi dica la verità questa volta, senza restrizioni e senza paure. È il momento di raccontarmi un po' di sé, e senza informazioni, lui non uscirà da qui. 



Angolo autrice:

Pagina Instagram: Car_mine01

Seguitemi, mi raccomando!

Un bacio.

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora