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Pearl

Passeggio sul ponte di legno, sorridendo quando mi accorgo che Lionel ha in mano una sigaretta: di solito non fuma davanti alla sottoscritta, lo fa solo in bagno. Compio un altro passo, mettendomi al suo fianco con sguardo divertito. «Ti ho beccato!» Lo sorprendo, ricevendo un'occhiataccia in risposta. Butta fuori il fumo, girando la testa dall'altro lato per non trasmetterlo a me. «Ti è piaciuta la festa?» Gli chiedo, ponendo una mano sulla sua schiena. Annuisce, guardando il mare di fronte a sé. Ormai è mezzanotte inoltrata e siamo rimasti in pochi: io, Lionel, Lotty, Luis e Sven; tutti gli altri sono tornati a casa. «Non avresti dovuto organizzare tutto questo, non ce n'era bisogno, non quando ti mancano i soldi Pearl», puntualizza, scuotendo la testa con veemenza. 

Sospiro, facendo spallucce con indifferenza. «Non mi pesa aver organizzato il vostro compleanno, d'altronde i vent'anni sono importanti», ostento. Butta la sigaretta ormai consumata a terra, strofinandola con la scarpa per spegnerla del tutto. Alza il capo verso il mio, ammirandomi con quelle sue iridi azzurre e brillanti. «Sei un mistero totale Pearl, mi rendi davvero difficile capirti a volte», constata, fissandomi intensamente. Una ciocca di capelli finisce sulla mia guancia a causa del vento, ma ben presto Lionel la riporta dietro l'orecchio, facendomi imbarazzare come poche.

Raramente mi dimostra qualcosa, ma stasera è una continua scoperta per me: ha messo una mano sulla mia coscia, mi ha ringraziata e ora questo... Insomma, sto prendendo troppi attacchi di cuore in una serata sola! «Non guardarmi così, non ti conviene», sussurro, del tutto a disagio. Alza un sopracciglio, facendosi più vicino per mettermi in difficoltà. «Non ti sto guardando in nessun modo. Ma forse... tu vorresti che io ti guardassi diversamente», soffia, usando una voce sensuale. Tante piccole scintille si spargono nel mio corpo, e questa sensazione non mi piace per niente: ci sono già passata in tutto questo, ed è finita male per me. Distolgo lo sguardo, tirando un forte sospiro quando arriva a un soffio dal mio viso. «Smettila», gli intimo, mentre la sua mano finisce sul retro del mio collo. Vuole farmi cedere, mostrarmi quello che potrebbe essere; peccato che non possa permettermelo, non più. 

Ho sofferto troppo in passato, e anche lui... Se stessimo insieme sarebbe una dannazione totale per entrambi. Riesco a sentire l'odore della birra sulle sue labbra per quanto mi è vicino, e dato che non è cosciente di quello che fa, mi allontano. I suoi occhi si adombrano, permettendomi di capire che non gli sta bene il mio distacco. Gli volto le spalle, intenzionata a correre via per prendermi la borsa e pagare questo posto. Entro nel locale e quando sono di fronte al bancone Sven mi raggiunge, lanciandomi un'occhiata enigmatica. Volgo lo sguardo alla signora, dicendole che noi due divideremo il prezzo. Ci fa il conto, ed entrambi poniamo i soldi perfettamente contati sul piccolo piattino. «La ringrazio, arrivederci», la saluto, regalandole un sorriso di cortesia.

Quando resto in compagnia di Sven mi preparo a qualche sua domanda sconveniente. «Come mai tutta questa fretta di andare a casa? È successo qualcosa con Lionel?» Mi chiede, usando un tono neutro. «No, voglio soltanto riposare», mento. Si ferma di fronte a me, lanciandomi uno sguardo supponente del tipo "guarda che so cos'è successo". «Non voglio parlarne, va bene? Probabilmente hai visto la scena sul ponte, ma non c'è niente da spiegare», chiarisco, provando a superarlo. Mi blocca di nuovo il passaggio, sospirando forte, come se facesse fatica a non dirmi quello che pensa. 

Non che mi interessi la sua opinione ovviamente. Mi guardo intorno, puntando gli occhi sull'uscita della sala mentre lui apre bocca. «Stai mentendo Pearl, e tu non lo fai mai. Scappi da Lionel soltanto perché ti piace», sgancia la bomba, beccandosi un'occhiata di puro odio. «Ti sbagli, perché non mi piace, non in quel senso almeno. Il punto è che ci sono già passata e sono stata di merda dopo della mia ultima relazione. Non voglio dover riprovare quei sentimenti, io... non ci cascherò di nuovo», mi oppongo solenne. Non penso che possa capirmi, come non può comprendermi neanche Lionel o Lotty. Sven mi fissa con aria estraniata, e forse rinuncia anche a trovare una risposta da darmi. «Se pensi che scappare sia la soluzione migliore fa pure, ma se continui così non troverai mai pace: lascerai sempre che il dolore ti consumi fino all'osso», sibila, vicino al mio volto. Mi scocca un'ultima occhiata e poi mi dà le spalle, uscendo dalla porta con passo pesante. Sposto gli occhi verso il tavolo, trovando Lionel impegnato a guardarmi con aria gelida. Non mi capisce, e sembra persino avercela con me.

Più tardi, quando ritorniamo a casa, l'aria che respiro mi sembra soffocante. E non appena il biondo chiude il portone so già che mi aspetterà una notte lunga e piena di pensieri. Cammino sui tacchi fino alla cucina, posando la borsetta sul bancone. Lionel si appoggia all'arco, fissandomi con ferocia. «Parla, avanti» lo sprono, spingendo i capelli dietro la schiena. Schiocca le labbra, puntando gli occhi nei miei. «Sei una stronza. Incapace. E anche egoista» Marca ogni insulto con un tono calante e sprezzante, quasi come se sputasse veleno. Sospiro, sentendo la rabbia montarmi dentro con enfasi. «Arrabbiarti con me non mi farà cambiare idea», lo informo glaciale. Sorride con falsità, passandosi una mano fra i capelli biondi. «Ma stai zitta», sputa fuori. Sbatto una mano sul bancone, marciando verso di lui con furia. Gli arrivo a un soffio dal viso, lanciandogli frecciatine infuocate soltanto con gli occhi. «Cosa vuoi da me? Sappiamo entrambi che siamo due casi senza speranza, Lionel. E poi pensi ancora alla tua ex; per non parlare di quando torni a casa tardi perché ti scopi qualche tua cliente!» Ringhio. Non si deve azzardare a farmi la mattana, non quando ha dei comportamenti indicibili che mi confondono. 

«Saranno pure cazzi miei, no? Dopotutto non stiamo insieme, e dopo d'oggi sono sicuro al cento per cento che non sarai mai e poi mai la ragazza giusta per me!» Mi sbrana, accrescendo la mia rabbia. Annuisco con riluttanza, stringendo i pugni per alleviare i nervi. «Hai ragione: non sarò mai la ragazza che fa per te proprio come tu non sarai mai quello giusto per me», inveisco, distogliendo lo sguardo. Lascio la cucina, allontanandomi per mettere distanza tra me e lui. Questa volta ha fatto male, tanto.



Angolo Autrice:

Non so perché ma, mi è venuta in mente "mi fido di te" di Jovanotti.

Pagina Instagram: Car_mine01

Un bacio!

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora