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Pearl


Mai e poi mai avrei pensato di convivere con Lionel Connor Beverly, e ora che sta succedendo per davvero, sono in fase di shock. Mi alzo leggermente dal divano, poggiando le mani contro il bracciolo per osservare quel ragazzo alto e biondo che fa colazione nella mia cucina. Sbatto più volte le palpebre, cercando di capire se quello che vedo è reale o meno. «Smettila di guardarmi in quel modo, sono per davvero nella tua cucina e non me ne andrò per un po'», mi avvisa, senza neanche guardarmi in faccia. Sta mangiando i miei cereali al cacao, ma come si permette di farmi un tale affronto?. Assottiglio gli occhi, sentendo il mio telefono vibrare sul tavolino. Oggi è sabato e quindi ho lezione fino alle dieci e mezza, probabilmente dovrei essere in bagno a cambiarmi, ma lo stupore di essermi trovata questo giovane in casa alle otto e venti del mattino mi ha bloccata sul divano. 

Rispondo al cellulare, sentendo la voce di Lotty dall'altra parte del telefono. «Come sta mio fratello?» Mi chiede, senza darmi neanche il buongiorno. Mi alzo dal divano, camminando a piedi nudi fino alla cucina. «Sta più che bene: si sta mangiando i miei cereali al cacao», ringhio, beccandomi un sorrisetto smorfioso da quell'imbecille. Sono i miei preferiti quelli... «Mi dispiace per come sono andate le cose, ma quando mio padre viene punto nell'orgoglio non perdona facilmente», sbuffa.

Vado in camera mia per prendermi il cambio, pensando di dover prendere un altro armadio per quel ragazzo. Il mio è bianco, con le rifiniture in legno ed è a tre ante; peccato che sia tutto occupato dai miei innumerevoli vestiti. «Si be' ho già visto di persona quanto tuo padre possa essere orgoglioso. Comunque, Lionel ha bisogno dei suoi vestiti, non è che potresti portarglieli di nascosto? Magari li metti nello zainetto o in una busta», le propongo. Non si è ancora cambiato da ieri e anche se si è fatto la doccia non può mettersi sempre la maglietta bordeaux e i suoi jeans azzurri con gli anfibi! «Si, immagino che non ci sia neanche spazio nel tuo armadio per poter mettere le sue magliette e tutto il resto, vero?» Constata, facendomi sogghignare.

 «Forse... Avevo pensato di prendergli un armadio ma, dovrei aspettare l'arrivo dello stipendio», sospiro, maledicendo la mia situazione economica. «Glielo prenderò io con la mia carta di credito», afferma. Mi piace vedere come Lotty si preoccupi per suo fratello, una vocina nella mia testa mi ricorda che Iwona non lo farebbe mai per me. E farebbe bene, risulterebbe poco credibile. Le dico che va bene e poi la informo di dovermi cambiare, quindi mi saluta e chiude la chiamata. Apro l'anta del mio armadio, prendendo una maglietta corta di un color magenta, mettendomi sotto un jeans a zampa di elefante azzurro con sotto dei tacchi a spillo neri. Finisco di abbottonarmi i jeans e poi esco dalla camera per proseguire in bagno. Lionel è appena uscito dalla cucina e si sta passando una mano fra i capelli scomposti. Il mio cuscino glieli ha messi in disordine, ben gli sta.

Osservo il modo in cui i muscoli del suo braccio si flettono al movimento, sentendo le mie labbra secche. Devo mettermi del burro cacao. Si accorge di me e inizia a squadrarmi da capo a piedi, facendomi l'occhiolino. «Hai cambiato colori, cos'è successo? Un miracolo?» Mi sfotte, non appena apro la porta del bagno. Si appoggia allo stipite mentre io raccolgo i capelli in una coda alta, lasciando due ciocche più lunghe accanto alle guance. «No, sono io il miracolo», sogghigno. Entra in bagno, mettendosi al mio fianco per poi prendere l'altra spazzola. «Come va con la dipendenza?» Gli chiedo, finendo di farmi i capelli per poi mettere la spazzola a sinistra del lavabo insieme alle altre tre. «Non ho soldi per comprarne nessuna, quindi tremolo continuamente e sudo da far schifo», commenta esausto. 

Ecco perché si è fatto cinque docce. «Devi cancellare questo vizio, non aspettare di avere abbastanza soldi per prendertene ancora, perché so già che aspetti solo questo tu», borbotto, spruzzandomi il profumo sotto il suo sguardo astioso. Nessuno gli venderebbe la roba buona gratis, quindi sta aspettando il momento adatto per comprarsela. Non mi farò problemi a scovarla per poi buttarla via. «Io inizio ad andare. Al ritorno andrò dal fabbro per copiare la chiave e dartene una», lo informo, sentendo solo il ticchettio dei miei tacchi. Mi manda a quel paese per quello che ho detto prima, facendo nascere un sorriso sfrontato sulle mie labbra. Mezz'ora dopo sono nel parcheggio dell'università, troppo occupata a fare manovra. Ben presto scendo dall'auto e mi dirigo verso l'interno dell'edificio. Dovrei avere lezione d'arte alla prima ora e poi letteratura inglese.

Quando arrivo in aula vedo Gwen, seduta al secondo banco in compagnia di Sophie, e mentre passo, sento i suoi occhi addosso. «Oggi non hai nessun funerale?» Mi sfotte, suscitando un sorriso divertito all' ex di Lionel. La guardo con impassibilità, curvando le labbra in un sorrisetto finto e diabolico. «Se vuoi torno a casa, mi cambio e mi preparo per il tuo», ammicco. Scurisce lo sguardo, alzandosi di colpo dalla sedia. Cosa crede di fare con quello sguardo omicida sul volto? Gwen cammina verso di me con i suoi stivali corti color caramello, ma io osservo solo il suo vestito aderente di un color verde pistacchio. «Mi inizia a stufare questo tuo atteggiamento da super diva. Qualcosa mi dice che sei così acida perché non ti vuole nessuno, d'altronde provi a rubare i fidanzati delle altre perché sei tristemente sola». Alzo un sopracciglio, per nulla offesa dalle sue parole false. «Ehi, non litigate», soffia una ragazza dall'ultimo banco, mentre gli altri borbottano qualcosa che, al momento, neanche sento. Faccio un passo verso la rossa, abbassando la testa per guardarla in faccia, dato che è più bassa di me. «Queste parole ti ha detto di dirle la tua amichetta Sally perché non ha il coraggio di dirle a me, forse?» Ammicco verso la ragazza castana. Gwen mi fulmina con gli occhi, spingendomi via. Penso che abbia fatto la mossa più stupida di sempre: non ha idea di che cosa ha risvegliato in me. Sogghigno, mostrandole il mio sguardo più tetro di sempre. Senza pensarci due volte le sferro uno schiaffo con la mano destra, facendola cadere a terra. Mugugna addolorata, scoccandomi un'occhiataccia odiosa.

«Sei forse impazzita?!» Urla Sophie, correndo verso la sua amichetta del cuore. «Spostati che le do una sberla!» Ringhia la rossa, provando a rimettersi in piedi senza l'aiuto di Sophie. Compie dei passi verso di me, mentre due ragazzi vengono a separarci. «Dateci un taglio, cazzo», sbotta una copia di Tarzan, ma più giovane. «No, mi stavo divertendo», rido, provando a spostare il ragazzone di fronte a me. All'improvviso le lamentele di Gwen cessano e quando mi volto capisco il perché. Il professore Hole ci sta fissando con aria minacciosa, e penso che abbia capito cosa sia successo. Maledizione, mi aspetto il peggio ora. «Ma che bel buongiorno, sul serio!» Esclama, entrando in aula con aria nervosa. Ho beccato proprio il giorno sbagliato mi sa. «Sedetevi tutti!» Urla, mentre io lancio un ultimo sguardo a Gwen, mostrandole tutto il rancore. 

Non appena finisce l'ora mi sente, questa stronza. «Piotrowsky a sedere, ora», sputa severo Hole, mentre io proseguo verso il mio solito banco da lavoro. «Non so cosa sia successo, ma presumo che voi due centriate qualcosa», ci indica il professore, guardando prima la rossa e poi me. «Mi ha dato uno schiaffo», mi indica, facendomi schiudere la bocca adirata. «E tu mi hai dato della poco di buono e mi hai spinta. Cosa ti aspettavi, una carezza forse?» Sbotto, sentendo la mano del prof schiantarsi contro la cattedra. Se finisco dal rettore dovranno chiamare l'ambulanza perché non le darò solo uno schiaffo. Farò di peggio. «Silenzio! Non appena finirà l'ora mi ascolterete entrambe, perché se continuate così vi spedisco dal rettore entro dieci minuti!» Alza il tono Hole. Ci fosse una volta in cui non ci rischio la pelle io, maledizione. «E ora iniziamo la lezione», conclude. Annuisco, aspettandolo solo il verdetto delle mie colpe.


Angolo autrice:

Pagina Instagram: Car_mine01

 Io che ascoltavo questa canzone durante la "rissa"

Pearl Piotrowsky (The real queen of Poland)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora