3) smiles

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Nico's POV

Il resto della giornata proseguì tranquillo. Di tanto in tanto Will entrava nella mia stanza per fare qualche controllo o per portarmi qualcosa da bere e rimaneva lì a parlare.

Non ero abituato a tutto ciò. Insomma ho passato gli ultimi anni completamente solo, senza nessuno con cui parlare. Adesso invece avevo persino degli amici. Fino ad ora l'unico amico che ho avuto è stato il titano Bob, ma poco dopo che Percy e Annabeth sono tornati dal Tartaro, ho percepito la sua morte

Sì ormai potevo considerare amici i ragazzi dell'Argo II, bhe almeno Jason e Hazel. Poi c'erano anche Reyna e il coach Edge. E infine c'era Will. Lui prima ha detto che eravamo amici, mi ha definito "una faccia amica".

Non ero sicuro di sapere come fosse avere degli amici. Non sapevo dimostrare affetto e, soprattutto, non volevo provare affetto. Ogni volta che mi sono affezionato a qualcuno, qualcosa è andato storto. Ho provato affetto per mia madre, per Bianca, per Bob...per Percy. E in tutti i casi ne sono uscito ferito.

Non ero sicuro di volerci riprovare.

Ma orma era troppo tardi. Mi ero affezionato a tutti loro. L'unica cosa che potevo fare era cercare di limitare i danni.

Sperai con tutto me stesso che Will non si fermasse con me anche a cena perché non avevo nessuna intenzione di mangiare. Ma purtroppo non fui così fortunato.

«No Nico, non andrò a cenare con gli altri e rischiare che tu on mangi.» disse Will per l'ennesima volta.

«Non sai contro chi ti stai mettendo, Solace.» cercai di minacciarlo di nuovo.

«Oh, certo che lo so. Ma si dà il caso che in questo momento quello che da gli ordini qua sono io. Ora per favore ascolta gli ordini del dottore.» Gli si leggeva negli occhi che non era intenzionato a lasciar perdere, ma Nico Di Angelo non si fa comandare né dai morti, né tantomeno dai vivi

«Lo sai che potrei evocare uno scheletro o qualsiasi e cosa che ti porti fuori con la forza vero?»

«Nico, ne abbiamo già parlato. Certo, potresti provarci, ma sai meglio di me che se lo facessi finiresti per fare una visitina a tuo padre e non saresti più capace di tornare indietro.» Rispose lui in tono deciso.

Odiavo quando le persone non erano terrorizzate da me.

In realtà odiavo anche quando lo erano senza nessun motivo.

Però sapevo che Will aveva ragione. Ormai ci avevo perso le speranze, così decisi che quello sarebbe stato il mio ultimo tentativo. Sbuffai, presi la forchetta e gli feci spazio accanto a me sul letto.

Normalmente non avrei lasciato nessuno starmi così vicino, ma nella stanza non c'erano altri posti per sedersi e mi dispiaceva lasciare Will in piedi.

Solo quando questo si sedette vicino a me notai che con sé aveva una chitarra.

«E quella?» gli chiesi indicando lo strumento.

«Bhe siccome stasera non potrai esserci al falò, ho pensato di portare il falò da te.» rispose lui imbarazzato.

Sentii qualcosa premermi sulle labbra. Era forse un sorriso? Non importa, tanto non lo avrei lasciato andare comunque.

Non mi interessava tanto del falò, ma il gesto di Will aveva scaturito una fiamma calda dentro di me. E il problema era che quella fiamma mi era familiare, era la stessa che avevo provato quando Percy ha salvato me e Bianca la prima volta che ci siamo incontrati.

Arrossii di colpo e giunsi alla conclusione che fosse meglio non replicare, così iniziai a mangiare. Will fece lo stesso e consumammo la nostra cena in silenzio.

Quando entrambi avevamo finito di mangiare, il biondo esclamò «è arrivato il momento delle canzoni del campo!». Io mi sistemai meglio sul letto mentre aspettavo che il suo piccolo concerto iniziasse.

«Dillo che vuoi solo vantarti dei talenti che hai preso da tuo padre.» borbottai a bassa voce e mi sembrò di vederlo arrossire, ma non replicare. Esibizionista.

Will afferrò la chitarra e iniziò a suonare le prime note. Le sue dita accarezzavano esperte le corde e la sua voce riempì la stanza. Aveva una voce melodiosa e intonata. Nonostante il suo campo fosse la medicina, se la cavava divinamente anche nella musica.

Continuò a cantare per circa mezz'ora a quando anche l'ultima nota si infranse contro il silenzio della stanza, mi sentii come svuotato. La sua musica mi era entrata nelle vene e mi scorreva nel sangue, così quando aveva smesso, tutto il mio corpo fu avvolto da un'aura di disappunto.

Mi lasciai sfuggire un «Wow, sei bravissimo.» ma era a bassa voce, quindi sperai non l'avesse sentito. Ma a quanto pare Tyche sembrava avercela con me, perché neanche questa a volta si degnò di darmi una mano.

Will aveva sentito perfettamente e mormorò un «Grazie, in realtà hai ragione, è tutto merito di mio padre» appena udibile.

Il silenzio si impossessò di nuovo della stanza e io non riuscivo a togliermi dalla testa una cosa che aveva particolarmente attirato la mia attenzione mentre Will stava suonando.

Mentre osservavo le sue dita accarezzare le corde della chitarra avevo notato il braccialetto che portava al polso. Aveva i colori azzurro, giallo e magenta e se la memoria non mi ingannava, quelli erano i colori dell'orgoglio pansessuale.

«Ehm Solace, il braccialetto che hai al polso...»non sapevo come continuare la frase. Non volevo invadere il suo spazio, ma il fatto che portava il braccialetto lì in bella vista mi fece pensare che non avesse nulla da nascondere.

«Sì ecco...me l'ha regalato Apollo 2 anni fa, quando ho scoperto di essere pansessuale.» rivelò.

Una pausa.

Io ero senza parole, non sapevo proprio che dire. Will notò il mio stupore e ci pensò lui a parlare di nuovo.

«Bhe se non vuoi più parlarmi lo accetto. Ora devo andare, si sta facendo tardi e i miei fratelli si preoccuperanno.» Detto ciò, si incamminò verso la porta.

PANICO. Cosa faccio adesso? Non posso fargli credere di non volerlo più vedere solo perché è pansessuale.

«No Will, aspetta. Certo che voglio ancora parlarti, bhe almeno non meno del solito. E poi...sì ecco...io sono...uhm, non mi piacciono le ragazze.»

Un'altra pausa.

COSA HO FATTO? Perché gli ho appena svelato il mio segreto? Non erano questi i piani. Cosa mi è successo? In realtà ero ben consapevole del motivo per cui l'avevo fatto. Sapevo di potermi fidare di Will perché lui non mi avrebbe giudicato. E poi sapevo come ci si sentiva a non sentirsi accettati. Non volevo che provasse quella sensazione.

Adesso era lui quello stupefatto.

Dopo interminabili secondi finalmente parlò. «Ma è meravi- cioè wow non me l'aspettavo» borbottò.

«Ti colgo sempre impreparato, Solace.» Sì sto mascherando il mio terrore con del sarcasmo, lasciatemelo fare. «Però avevi ragione prima. Si sta facendo tardi e i tuoi fratelli potrebbero preoccuparsi.» e sì, sto scappando dalle mie paure, non ho bisogno che qualcuno mi ricordi che sono un codardo.

Lui annuì e aprì la porta. «Hai ragione, ci vediamo domani, Mister Morte.»

Questa volta non mi trattenni. Presi l'arancia che non avevo mangiato a cena e gliela scagliai contro. Ma lui fu più veloce di me e il frutto colpì la porta ormai chiusa. Lo sentii sghignazzare nel corridoio.

«Buonanotte.» disse abbastanza forte da farsi sentire oltre la porta chiusa.

«Buonanotte.» risposi sottovoce. Non so perché ebbi la certezza che mi avesse comunque sentito.

Quando fui sicuro che se ne fosse andato lasciai andare quel sorriso che avevo trattenuto per troppo tempo ormai.


A/N: oh wow qualcuno ha veramente letto questa roba. Sono stupefatta. grazie mille besties, vi amo.

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Golden - SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora