7) thank you

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Nico's POV

Quando ero armai convinto di essere più o meno presentabile uscii dal bagno. Per presentabile si intende una solita maglietta nera e i jeans dello stesso colore. Non tentai neanche di sistemare i capelli, perché sapevo non sarebbe servito a niente.

Appena uscito mi ritrovai un Will con un irritante sorriso in faccia che mi aspettava sul mio letto.

Mi avvicinai anche io e iniziamo a fare colazione.

«Quando ho detto che sarei venuto con te, non intendevo all'alba.» sbuffai.

«Avresti dovuto chiedermi tutti i termini e le condizioni prima di accettare.» rispose Will.

Il suo sorriso era abbagliante, non potei evitare di chiedermi quale problema dovesse avere chi sorride di prima mattina.

Però era carino. Quando sorrideva. La maggior parte delle volte era irritante, ma era comunque ?carino?

«Avresti dovuto dirmeliv senza che te lo chiedessi.» ribattei alzando gli occhi al cielo.

«Stai di nuovo dando la colpa a me della tua mancanza d'attenzione.» rispose il figlio di Apollo.

«Senti, sono un semidio, è normale.» cercai di fare la faccia arrabbiata, ma con quel sorriso era molto difficile.

«Hai ragione. Ora eviterò di umiliarti ulteriormente se vieni con me.» Lo odio.

«Andiamo e stai zitto.» Will non aspettava altro. Si alzò energicamente dal letto e si avvicinò allegro alla porta.

«Dopo di lei, Signore delle Tenebre.» fece il tipico gesto da gentiluomo mentre aspettava che mi avvicinassi e lo prendessi a schiaffi. Sei serio Solace? Ti diverte così tanto l'idea di essere picchiato?

Mi avvicinai a lui e gli tirai uno schiaffetto dietro la testa.

«Così debole solo perché è troppo presto e non ho voglia di farti troppo male già di prima mattina» spiegai.

Lui si permise di ridere. Quel ragazzo aveva chiaramente desideri di morte.

Mi aspettavo disgusto da parte dei semidei che mi avrebbero visto, ma dovetti ricredermi. Molti di loro mi sorridevano, altri perfino mi hanno fatto i complimenti.

Sicuramente la storia del mio viaggio con Reyna, il Coach Hedge e una statua troppo grande per i miei gusti aveva fatto il giro del campo. Tutto ciò non era nei piani. È gratificante però, non posso negarlo.

Semplicemente è inaspettato. Non sapevo come reagire. Non mi capitavano spesso queste cose. Era una sensazione strana, ero forse ?fiero di me stesso?

Non so che emozione fosse, ma non era male.

Passai il resto della mattina ad osservare – o meglio, ammirare – Will mentre visitava altri semidei. Di tanto in tanto mi chiedeva di passargli qualcosa e io mi sentivo più utile che mai.

Will era molto amichevole coi pazienti. Passava il tempo parlando con loro, anche di cose insensate, ma li metteva in qualche modo a loro agio.

Stavamo uscendo insieme dalla camera di un figlio di Afrodite, saranno state le 10 e mezza, quando una ragazza alta, capelli biondi (non biondi quanto quelli di Annabeth però) e uno sguardo terrorizzato si avvicinò correndo e urlando il nome di Will.

«Sarah! Che succede» chiese Will iniziando leggermente ad impanicarsi.

«Liam...lui sta...» non riuscì a finire la frase. Lacrime le si formarono agli angoli degli occhi e iniziò a singhiozzare.

Will in qualche modo capì quello che Sarah stava dicendo e iniziò a correre.

Iniziò a correre come se non ci fosse un domani nella direzione dalla quale Sarah era venuta. A me non restava che seguirlo.

Correva a perdifiato e di conseguenza lo facevo anche io.

Si fermò solo quando arrivò davanti ad una stanza con la porta socchiusa, che spalancò. Si precipitò dentro, io sempre dietro di lui.

La stanza era come la mia, solo un po' più grande. Sul letto giaceva un ragazzino, avrà avuto sui 12-13 anni.

Will si avvicinò a lui, osservò qualcosa di a me non identificato e sbiancò. Sbiancò completamente.

Iniziò a girare furiosamente per la stanza. A volte si fermava e infilava qualche ago nella pelle di quello che immaginai essere Liam.

«Qualcuno mi porti il defibrillatore. Subito.» ordinò. Era disperato. Non l'avevo mai visto così, del sorriso che aveva stamattina non c'era più neanche l'ombra. Sembrava come se stesse per mettersi a piangere.

«Resisti Liam, ti prego.» Will supplicò il ragazzo incosciente che giaceva sul letto. Era in questi momenti che mi sentivo completamente inutile. Un ragazzino stava morendo, e l'unica cosa che potevo fare io era guardare.

Un altro figlio di Apollo corse verso Will portandogli il defibrillatore da lui richiesto.

Will non fece passare neanche un secondo che già era vicino a Liam mentre cercava di rianimarlo.

«Ti prego Liam. Lo so che sei forte» pregava disperatamente.

Sentii Thanatos che lottava per prendersi la vita di Liam, ma Will non voleva lasciargliela.

«Non puoi lasciarci. DEI VI PREGO AIUTATEMI. Liam non mollare adesso, lo so che sei forte.» ormai i suoi occhi erano lucidi. Liam ancora immobile.

I battiti che si sentivano sul monitor cardiaco iniziarono a rallentare.

«TI PREGO NO» urlò questa frase e provò un'ultima volta a salvare il ragazzo.

Bip..biip...biiip....biiiip.....biiiiiiiiiiiiiiiiiiip.

La linea che mostrava il battito cardiaco diventò una linea retta e nello stesso istante Will cadde in ginocchio, mani nei capelli e un urlo disperato.

Thanatos aveva vinto.

Percepii la definitiva morte del ragazzo. La sua anima che si staccava dal corpo e volava via. Probabilmente sarebbe finito nell'Elisio.

Qualcuno coprì Liam completamente e tutti uscirono dalla stanza. Will non sembrava intenzionato ad alzarsi.

Le lacrime ormai uscivano come fiumi, i singhiozzi riecheggiavano per la stanza.

Io non sapevo che fare. Probabilmente non stavo pensando lucidamente perché trovai il coraggio di inginocchiarmi di fronte a lui e abbracciarlo.

Lo abbracciai come se la mia vita dipendesse da quello. Lui evidentemente non se l'aspettava, ma si lasciò abbracciare.

Ci mettemmo più comodi, mentre lui continuava a piangere sulla mia spalle. I ruoli si erano invertiti.

La mia maglietta era ormai zuppa, ma la cosa non mi dava fastidio. Abbracciare Will non mi dava fastidio. Probabilmente in quel momento era la cosa più utile che potessi fare.

Passarono minuti, forse ore, impossibile da dire. I singhiozzi di Will andavano piano piano scemando. Quando smisero del tutto si staccò dall'abbraccio.

«Se vuoi posso portarti negli inferi e farti parlare con lui un'ultima volta.» proposi. 

Volevo veramente renderlo felice in qualche modo. Sarebbe stato uno sforzo enorme portare me e Will, per poi riportarci, ma ce l'avrei fatta.

Poi non era così male stare in infermeria.

Lui fece un sorriso. Gli occhi rossi e gonfi, ancora lucidi.

«Grazie Nico, ma non posso rischiare che tu ti faccia altro male», detto ciò, si alzò e così feci anche io.

«Vado a parlare con Sarah. Tu puoi lasciare l'infermeria. Ci vediamo a pranzo.» si avvicinò alla porta e uscì. Non prima di avermi guardato dritto negli occhi e aver sussurrato un «Grazie.»


A/N: Hi besties, il capitolo non è stato minimamente riletto. Solo perchè ora sto passando un periodo un po' uhm no. Scusate eventuali errori. XX

Golden - SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora