12) goodnight, father

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Nico's POV

La cena passò in fretta, io e Will passammo la maggior parte del tempo a litigare sulle band. Insomma a lui non piacciono band come i Ramones o i Nirvana? Ma sta scherzando?

«Non ho intenzione di continuare a parlare con te. Non parlarmi più. Mai più, possibilmente.» affermai.

La cosa mi era veramente inconcepibile.

«Dai, non essere così drammatico. Sono solo gusti» replicò Will alzando gli occhi al cielo.

Io non gli risposi per evitare di insultarlo pesantemente.

Mentre camminavo per tornare alla mia capanna lui continuava a venirmi dietro.

«Dai Nico, non ignorarmi. Non dico che non siano bravi, semplicemente non sono il mio genere, tutto qui» continuava a piagnucolare.

Io continuavo ad ignorarlo. Alla fine però fui costretto a cedere, un po' per pena, ma anche perché non ne potevo più di sentirlo lamentarsi.

«Va bene, Will basta che mi lasci in pace» concessi.

Riuscii a vedere il suo viso illuminarsi, nonostante fosse buio.

«Va bene, ti lascerò in pace quanto vuoi. Buonanotte Mister Morte.» disse.

Poi successe.

Will si sporse e si abbassò per darmi un bacio sulla fronte.

Un. Bacio. Sulla. Fronte.

Rimasi lì, immobile mentre lui scappava via non aspettando neanche una mia risposta.

Mi resi conto di star stando lì, impalato di fronte alla mia porta, così cercai di riprendermi ed entrai dentro.

L'oscurità mi avvolse. Non avevo proprio intenzione di accendere la luce, ma poi mi ricordai che avrei dovuto parlare con mio padre stasera e mi vidi costretto a farlo.

Non l'avrei ammesso, ma volevo parlare con mio padre. L'ultima volta che gli ho parlato è stato in quella cappella di ossa di frati.

E il nostro colloquio non era stato così male.

Riuscii in qualche modo a creare un arcobaleno e chiesi alla dea Iride di mostrarmi mio padre.

Aspettai qualche secondo e la sua figura finalmente apparve seduta al suo trono nel Sottosuolo.

«Nico, figlio mio. A cosa devo questa tua chiamata?» mi chiese. Si vedeva dal suo volto che non gli faceva schifo vedermi.

«Padre, sono qui per una richiesta» risposi cercando di trattenere l'emozione e anche un po' la paura.

Certo, era mio padre. Ma non è che avessimo tutto questo gran bel rapporto. Poi bhe lui è il dio dei morti.

«Va bene, ma non ti posso promettere niente. Insomma sai come funzionano le regole qui, non possiamo interferire troppo sulle faccende umane» acconsentì.

«Certo, lo so. Hai presente il cappellino di Annabeth? Quello che quando viene messo in testa fa diventare invisibile la persona che lo indossa?» iniziai la mia richiesta.

«Figlio mio, stai parlando del mio Elmo dell'Oscurità» mi fermò lui.

«Esatto. Il cappellino funziona proprio come il tuo elmo. Le fu regalato da sua madre Atena. Volevo chiederti se potessi averne uno anche io.» conclusi.

Era imbarazzante. Mi sentivo come un bambino invidioso dei giochi dei suoi amici, e che quindi assilla i suoi genitori affinchè li comprino anche a lui.

Golden - SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora