10) nice lips

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Will's POV

...settecentotrentadue pecore, settecentotrentatrè pecore, settecentotrentaqua-

«NO, LASCIAMI IN PACE» un urlò ruppe il silenzio della stanza.

«Nico?» sussurrai.

«NON PRONUNCIARE IL MIO NOME» ok Nico stava chiaramente sognando, o meglio, incubando. Ok forse "incubando" non è la parola giusta ma è notte fonda e io non sono lucido. Insomma, Nico stava facendo un incubo.

«Nico, va tutto bene, sono io, Will.» mi alzai dal mio letto (o quello di Hazel, come vogliamo chiamarlo insomma), e mi avvicinai a lui.

«NON MI INGANNERAI. NON QUESTA VOLTA. COSA VUOI DA ME» Era terrorizzato ma cercava di mostrarsi forte, tipico di lui.

Avevo paura a toccarlo ma in qualche modo la superai e appoggiai una mano sulla sua spalla.

«Hey, sshh stai solo sognando. Dai, svegliati» tentai.

La mia mano venne scagliata via con violenza.

«NON MI TOCCARE. NON HAI POTERE SU DI ME» La disperazione nelle sue urla era sempre più grande.

Ritentai una seconda volta, ma quando anche questo tentativo ebbe fallito, evitai di riprovarci perché le mie mani potrebbero essermi utili in futuro e preferirei non perderle.

Non sapevo cosa fare.

Avrei dovuto svegliarlo, probabilmente.

Ovviamente non è ciò che decisi di fare.

Mi sdraiai accanto a lui e lo abbracciai.

Lui cacciò un urlo, io lo strinsi a me e sembrò tranquillizzarsi.

Avrei dovuto alzarmi e tornare nel letto di Hazel, probabilmente.

Ovviamente non è ciò che decisi di fare.

Anzi. Mi misi più comodo e tornai a contare le pecore per addormentarmi.

Settecentotrentaquattro pecore, settecentotrentacinque pecore, settecentotrentasei pecore...

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

«WILLIAM SOLACE. GET THE FUCK OUT OF MY BED.»

Mi svegliai come fulminato. Ci misi qualche secondo a realizzare dove mi trovassi.

Ero nella capanna di Nico, più precisamente nel suo letto. 

PERCHÈ SONO NEL LETTO DI NICO?

Ah, gli incubi.

Mi presi qualche istante per osservare e capire se la gamba sopra Nico fosse mia o sua.

Alla fine decisi che fosse mia, ma non mi degnai di toglierla. Però se io avevo la gamba su di lui, lui aveva il braccio su di me. Il che non gli dava il diritto di lamentarsi.

I suoi capelli erano tutti spettinati e aveva il viso gonfio dal sonno.

«Non mi hai sentito per caso? Levati.» iniziò a spingermi con entrambe le mani e mi resi conto in tempo che se avesse continuato a farlo sarei spiacevolmente caduto dal letto.

Quindi com'è giusto che sia, gli afferrai le braccia per evitare che continuasse a spingermi. Gli presi i polsi e, non avendo abbastanza forza in corpo per fare altro, semplicemente gli tenni le mani strette vicino al mio petto.

«Ok Sunshine, ho afferrato il concetto. Dammi qualche secondo per potermi propriamente svegliare» supplicai.

Lui smise di agitarsi e si calmò. Agitandosi aveva spettinato i suoi capelli ancora di più.

Golden - SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora