Risposte

1.4K 71 4
                                    

La serata non é una delle migliori. Ho sempre amato la pioggia,ma stasera la sua presenza mi da fastidio. Forse perché sono nervosa, o semplicemente distratta. Mi sento osservata. Mia sorella diceva che ero egocentrica quando pensavo di essere osservata. Ma questa volta è diverso. C'é lei che mi fissa, mentre guido. Riesco a percepire il suo sguardo. Forse sa a cosa sto penso.
-Hey amore tutto bene? -mi chiede una voce al di fuori dal mio pensiero. Mi volto e rispondo.
-Si, tutto bene... -forse non lo dico con tanta convinzione visto che Erika mi chiede di fermare la macchina.
-Che c'é? Ti fa male qualcosa ?-le chiedo preoccupata. Mi guarda e dice -A me non c'è niente... a te invece? Ti vedo troppo pensierosa...mi devi dire qualcosa? -mi chiede con tono insistente. La guardo allibita e rispondo
-No niente, non ti devo dire niente... pensavo solo a quanto piovesse tutto qua, niente di tanto importante -.
-Ah ok... sei sicura di stare bene? Se vuoi possiamo tornare indietro... -mi chiede.
-Non ti preoccupare va tutto bene... e poi non possiamo tornare indietro siamo quasi arrivati e non possiamo disdire la cena...-le rispondo.
-Mmmh che peccato...c'ho tentato... - mi dice con fare biricchino e poi mi rivolge un sorriso. La guardo con un disconsenso totale, e ripartiamo.

-Ecco qua siamo arrivate.. - annuncio felice
-Urrà... -ribatte Erika con un pizzico di sarcasmo.
Saliamo le scale. Alla porta c'è lui ad aspettarci. Un ragazzone col viso da bimbo e un gran cuore. Appena mi vede mi viene in contro. Mi abbraccia e mi bacia. È da tanto tempo che non ci vediamo.
-Ohh che bello siete venute... mi sei mancata stronza.. -dice entusiasto .
-Sii eccoci qua...mi sei mancato anche tu bestia... -gli dico.
Erika e Mario si salutano soltanto con un freddo "ciao" . Niente di più e niente di meno.
Entriamo in casa dove ci attendono gli amici di Mario. Erika mi tiene per mano. Ora non so se devo essere io a darle forza oppure lei a me. Fatto sta che è confortante  averla con me.
Dopo un saluto generale ci sediamo a tavola. Un silenzio religioso. Un'aria di tensione. Ogni cucchiaio di risotto che mangio sa di tensione. Nessuno dice niente. Al di fuori dei pochi complimenti verso la chef.
Il riso fatto da Mario è buono. La pasta non lo so. Erika la mangia senza far traspirare nessun stato d'animo.
Poi un suono sordo. Proviene da sotto il tavolo. Erika mi gurda con uno sguardo smarrito. Difronte a lei a tavola c'è Laura. Lei mi guarda perplessa. Tutti zitti. Le chiedo di non muoversi. Erika porta le sue due mani sulla gamba. La faccia sofferente.
-Laura hai mosso le gambe? -chiedo con un filo di voce. Lei fa di si con la testa.
-Mario puoi aiutare Erika ad alzarsi?- Mario si alza e la prende sotto braccio. La portiamo in camera da letto.
-Stai bene amore? Ti fa male qualcosa? -le chiedo con la voce tremolante.
-Si, mi fa male la gamba... aiutami a svestirmi...-mi risponde.
Le tolgo i pantaloni.
La sua gamba. Bianca come Il latte e fredda come la neve. È muscolosa come piace a me. Ma poi si stringe all'altezza del ginocchio. Al di sotto del quale adesso non ci sta più nulla, solo una gamba artificiale.
La sua gamba.
Quella per la quale ho lasciato tutto. Quella per la quale ho lottato per avere la mia Erika. Le da fastidio farmi vedere quella sua parte del corpo. Ma a me non importa. Io la amo e basta. Con una, con due ,con tre gambe, io la amo, punto.
-Menomale che non è successo niente... -la rassicuro tirando un sospiro.
-Però mi fa male... mi ha dato un bel  calcio ,che ha spostato la protesi- conclude con la faccia di una che vuole essere coccolata. Mi alzo le do una bacio e l'aiuto a vestirsi.
-Hey tutto Bene ?-mi chiede Mario. Io annuisco soltanto e ritorniamo in cucina dove tutti ci guardano. Più che altro guardano Erika.
-Vi spaventate per una gamba artificiale ?- chiede Erika con tono seccato. Tutti abbassano lo sguado. Francesca fa finta di mangiare. Giuseppe rigira la pasta nel piatto. Laura guarda fissa Erika.
-No non ci spaventa... solo che non sapevo che avessi una gamba artificiale....-risponde Laura.
-Ah adesso dovrei andare in giro con un cartello appeso con su scritto "senza una gamba e lesbica " !?!? - inarca il sopraciglio Erika. Tutti guardano loro due che litigano. Io cerco lo sguardo di Mario che mi aiuti a fermare sta lite prima che diventi guerra.
-Bastaaa!!!-una voce soppravale sulle altre. Una voce rauca ,arrabbiata. Quella di Mario.
-Laura la smetti di fare domande stupide e di rovinare ogni fottutissimo incontro!?! Me è mai possibile che per causa tua non possiamo fare una cena in santa pace? Devi sempre stare li a criticare a fare domande, punzecchiare tutti!!?!... -
Laura si sente offesa apre bocca per dire qualcosa, ma il suo ragazzo nel pieno della vergogna la frena.
-Adesso continuiamo a mangiare in santa pace... -conclude Mario.
Laura apre e bocca e dice -Scusami per prima e anche per l'altra volta... sono stata scema ...scusami...-
Erika non alza neanche lo sguardo ma le fa un ceno col capo.

Finiamo di mangiare. Si passa tutti sul divano a parlare del più e del meno... Io mi fumo la solita sigaretta...e poi una voce si distacca dalle altre. Si rivolge ad Erika, che ha un caffè in mano seduta su una sedia con la gamba artificiale stesa.
-Come hai perso la gamba?- passa un minuto di silenzio che viene interrotto dalla voce di Erika
-beh...la colpevole sono io...- Io la interrompo. Mi volto e continuo
-In realtà la colpa mia... - faccio un respiro profondo e continuo dicebdo -...Un anno fa più o meno ero a cena con i suoi... Volevo parlare con sua madre. Lei mi odia..
mi ha sempre odiata per il semplice motivo che io l'ho spinta a essere quello che è e a non laurearsi in qualcosa che lei non amava. Ma questa questa è un'altra storia. Comunque stavamo finendo di cenare e non sopporatavo più le sue domande cosi impertinenti... il suo modo di fare cosi rancoroso... il suo modo di farmi sentire in colpa e di dirmi che non valevo niente... mi alzai e andai in bagno.
È chiamai Erika.
Era a lavoro. Nel suo studio. Stava finendo un quadro. La supplicai di venirmi a soccorrere. Anche se poi scelsi io di andare a parlare con sua madre. Fui io a mettermi in quella situazione. Ma oggi posso ben dire che   avrei sopportato un'altra ora con sua madre... tanto da li a poco saremo  partite e non l'avremo più rivista.
Se solo una cosa fosse andata diversa quel giorno, se solo UNA sarebbe stata diversa... ora non saremmo qui e lei avrebbe la sua gamba e sarebbe lontano da me... ma dopotutto cosa é una gamba? Un arto...e a cosa serve? Solo a camminare e andare lontano...da cosa? A questo punto è meglio avere una gamba in meno se hai la capacità di viaggiare con la mente. Se hai due gambe e la fantasia non la usi non servono a niente. meglio averne una e viaggiare col pensiero!- concludo e con le mie parole anche la mia sigaretta. Tutti tacciono. Poiché quando si da  loro una risposta sulla quale riflettere e pensare
Non riescono più a parlare.

violet tulipDove le storie prendono vita. Scoprilo ora