anni

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Di quegli anni passati lì ho pochi ricordi. Mi ricordo che la domenica andavamo a messa. Per tutta l'estate facevamo il bagno in piscina. D'inverno il bagno sotto la pioggia. Arrivavano quei sei mesi di pioggia. Con l'allagamento delle strade. L'odore di terra bagnata che mi riempiva i polmoni. Il cambiare delle stagioni. Le foglie sugli alberi. La luce, i miei umori. Tutte piccole cose che le trovo confuse e annebbiate nella mia testa. Alcuni volti che sono impressi come un impronta sulla terra bagnata. Altri visi composti solo da uno sguardo, un occhio, un sorriso ,la bocca. Visi a metà, che non riesco a metterli in un ordine nella mia testa. Visi che si sono cancellati del tutto. Ma ho un ricordo preciso di quegli anni. Un ricordo che mi ha aiutata a capire il mio essere interiore. Quell'essere che ho rinnegato per anni, che ho tenuto nascosto ma che poi è uscito da solo con tutta la sua prepotenza.
Era un giorno come tutti gli altri. Eravamo io e lei. Una ragazzina dai capelli di seta color miele ,occhi come l'oceano e le labbra di una rosa rossa. Un sorriso e un'anima che erano un unica cosa. Trasparenti e pieni di magnanimità. Mani delicate e pelle bianca come la neve. Una bellezza unica con quei suoi due occhioni che fissavano il cielo e sognavano una vita migliore. Unica nel suo genere. Fu lei la mia prima cotta sbagliata. Il mio primo amore proibito. Il mio primo amore nello sbocciare della mia infanzia. All'età di otto avevo intrapreso una storia clandestina con una ragazza di un anno più grande di me. Suo fratello non accettava il nostro amore. Ma noi giurammo amore eterno nella casetta rosa, sotto un piccolo tetto che pareva fatto solo per noi due , noi giurammo che ci saremmo amate per sempre, che saremmo diventate grande e bellissime. Dovevamo essere due fotomodella con delle gambe chilometriche ,e dovevamo guadagnare tanti soldi per poi aiutare i bambini poveri e malati come noi. Un sogno che facevamo entrambe sotto lo stesso tetto, mano nella mano, mentre lei mi guardava e mi spostava i capelli dal viso e io le davo un lieve e delicato bacio sulla guancia rosata.
Un sogno mai realizzato, poiché lei crebbe e cambiò idea. Mi disse di non amarmi più ,che amava un altro. Un altro?! E chi era questo ragazzo? Come un altro?
Credevo di piacerle ,ma ben presto dovetti capire e accettare che non era affatto cosi. Poiché la trovai un anno dopo mentre teneva la mano a un ragazzo dentro la nostra piccola casa rosa. Dentro il nostro nido d'amore. Soffrii ma in silenzio. Piansi senza versare lacrime. Mi arrabbiai senza rompere niente. Mi abituai a quel cambiamento e per controbattere al suo gesto decisi di fidanzarmi con suo fratello. Lei non fu molto felice, ma io ero troppo avanti per ascoltare quello che lei tentava di dirmi. Quello che poi capii da sola. Lo capii solo dieci anni più tardi, quando cacciai quel mio essere interiore. Non nascondendolo o per paura o per vergogna. Ma scoprii la vera me, quella che sono oggi.
Un episodio significativo che mi segnò per tutta la vita, ma non fu l'unico.
Neanche un anno che stavamo nell'orfanotrofio arrivò una bambino. Piccolo. Piangeva nella sua enorme tutina gialla. Lo lavavano in un lavabo nell'atrio della casa. Io stavo li seduta a terra che lo fissavo ,mentre piangeva e chiedeva da mangiare. Le zie mi dicevano di andare via, ma io rimanevo li ferma ad aspettare che mi dicessero quello che volevo sentire. Dopo una mezzoretta decisero di pronunciare quelle tre semplici parole
-"È tuo fratello "-
-"Lo so..."-le rispose e loro mi guardarono sconcertate e sorprese.....

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