"Ok" sospirai, "se vinco mi paghi il dolce."
Nicolò scosse la testa, "ti sembro Berlusconi?"
Spalancai la bocca esterrefatta, "giochi nell'inter. Sei la cosa più vicina a Berlusconi che conosco." Lo puntai con la mano aperta indicando la sua camicia di dolce e gabbana e i suoi pantaloni di sartoria disegnati appositamente per i suoi quadricipiti potenti.
"Tu hai la mamma stilista, che vuoi da me" si mise sulla difensiva prima di scoppiare a ridere, "dio scusa sembrava un'offesa dei dodicenni tipo: hai la mamma puttana" fece un'ultima e roca risata prima di alzare le sopracciglia e guardarmi con occhietti di scusa, "non direi mai che la Teresa è una puttana sia chiaro. E forse non avrei dovuto dire puttana per la diciottesima volta."
Calò un secondo, brevissimo, di silenzio, e poi scoppiai a ridere con lui.
Se l'avesse sentito mia madre sarebbe già stato rinchiuso in una bara, distante vari metri dalla superficie più esterna della terra, ma per fortuna non c'era.
"18!" e io avevo fatto bingo.
"Bingo!" urlai, alzandomi in piedi con le braccia stese verso il cielo prima di baciare la mia stessa mano e puntare a qualcosa ultraterreno tipo dio o Gandhi o qualsiasi cosa ci fosse una volta morti.
Colpì la spalla di Nicolò con la schedina mentre saltellavo e ricevo da tutta la platea di anziani signori sguardi di disapprovazione e rammarico ma c'ero abituata quindi era più o meno lo stesso di ogni altro giorno vissuto.
Misi una mano fra i suoi capelli biondicci perfettamente pettinati e li accarezzai.
Era un'abitudine che avevo preso in modo quasi incosciente da un anno, ergo da quando ci eravamo conosciuti ad un party di Briatore o di uno dei suoi figli o di una sua ex moglie. Onestamente non so di chi fosse quella festa, c'ero finita solo perché avevo voglia di fumare erba ma i ricchi a quanto pare si fanno solo di cocaina, quindi quella sera non mi divertì fino a quando non vidi Nicolò barella con gli occhiali da sole dentro una discoteca, una bottiglia in acciaio eco friendly piena di gin tonic in mano sopra un cubo vicino al deejay che quella sera era David Guetta.
Credo fosse David Guetta, magari era solo un francese biondo dai capelli lunghi.
Mi urlò in faccia qualcosa mentre passavo davanti a lui, dato lo stato ero fermamente convinta potesse dirmi dove ci fosse la possibilità di trovare dell'erba ma mi rispose solo: "nei nostri cuori" e poi mi caddè addosso come un sacco di patate perché scivolò addosso sulla chiazza di gin che aveva creato lui stesso mentre scuoteva le braccia in quello che credo fosse un ballo o un rito satanico.
Svenne a terra e io presi a massaggiargli i capelli perché mia madre mi toccava sempre i capelli quando stavo male e a me faceva sentire sempre meglio.
Lui rimase a terra perché sbattè la testa a terra e si procurò un mini trauma cranico che ad oggi ha peggiorato la sua situazione mentale già grave ma io continuai a toccargli i capelli ogni volta che succedeva qualcosa.
Da lì eravamo diventati migliori amici e in una settimana legammo come quel lupo di Twilight con la figlia della tizia che si voleva scopare.Alla fine vinsi 22 euro e 30 centesimi.
Pensavo che sarebbe andata meglio ma andava bene così.
"Scusi, ci può portare la carta dei dolci perché qua c'è scritto solo" Nicolò abbasso lo sguardo sul foglio del menù, l'unico che avevamo sul nostro tavolo, "peperoni."
La signora che prendeva gli ordini e dava le schedine del bingo indicò con la testa un altro menù giallo plastificato schiacciato contro il tavolo e quasi parte del legno.
Terribilmente sporco.
"Oh" disse lui ridendo, "non l'avevamo visto. Si era mimetizzato bene, forse l'unto lo ha incollato al tavolo o forse gli sputi di qualche dentiera da-"
"Bah me ne vado, quando volete qualcosa non chiedetelo a me."
La signora con il caschetto rosso se ne andò, lasciandoci confusi a fissarci l'uno con l'altro.
Scoppiammo a ridere.Fummo buttati fuori dopo un'altra partita perché ogni volta che la voce ripeteva i numeri, Nicolò urlava "voce" e per parlare con me invece di bisbigliare mentre c'era il gioco, parlava come se fosse sotto ad una cassa in discoteca e le signore tentarono di dire "shh" e zittirlo ma credo che a lui non fosse chiaro che fossero riferiti a lui.
Di solito non lo zittivano perché era un calciatore e ricco, un calciatore ricco e quelli come lui hanno dei privilegi a cui lui non era abituato era solo un burino caotico che viveva costantemente in un villaggio vacanze nella sua mente.
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Green Light
Teen FictionNicolò Barella è un gran calciatore sì, uno di quelli che possono diventare grandi, uno dei migliori. Ma eticamente parlando? È simpatico. È socievole. È cordiale. È gentile. Ma vuole tradire quella sta per diventare sua moglie, con la sua migl...