Tre

229 10 0
                                    

Non riesco a cucire sta merda, pensai scorbutica mentre fissavo la stoffa di pizzo.
Per dare più senso alla mia vita avevo deciso che oltre che disegnare modelli mi sarebbe piaciuto poterli cucire ma non avevo mai cucito nella mia vita e partire con un modello complesso a più strati non era poi proprio un ottima idea.
Lasciai il tessuto sulla scrivania e mi alzai stiracchiandomi, mi faceva male la schiena e la sarta dietro di me si lamentava perché imprecavo ogni volta che mi colpivo il dito con il piedino della macchina da cucire.
Volevo ricordarle che fosse mia madre la ceo dell'azienda che pagava il suo stipendio ma sarebbe stata una mossa da ricca poppante e stavo cercando di fare quella cosa che si chiama maturare, che io in ventitré anni non avevo mai fatto.

"Torno in ufficio" dissi a Gertrude dietro di me mentre mi avviavo verso la porta per uscire dalla stanza. "Ci riprovo dopo" ricordai a me stessa annotando nella testa che sarei dovuta tornare a riprovarci.
Per ora cucire mi metteva ansia.
Sorpassai le scrivanie bianche e uscì nel corridoio del secondo piano dirigendomi verso l'ascensore.

Amavo disegnare i modelli, fare i modelli e i prototipi ma odiavo cucire e dato che non riuscivo a farlo dopo la prima volta che avevo provato, mi resi conto che non era una cosa che poteva fare per me.
Entrai in ascensore, mi appoggiai alla parete e guardai le notifiche del cellulare.
Nicolò mi aveva mandato una meme.

Erano due giorni che eravamo tornati a parlare e di nuovo, era tornato tutto come prima, nessun disagio ed era strano perché ce ne sarebbero dovuti essere milioni, ma stavo bene ed ero contenta.

Qualche secondo dopo mi mandò un articolo su di lui, qualcosa su come fosse il centrocampista italiano più promettente e giovane.

Sei sempre così modesto.

Non devo esserlo dato che sono promettente.

Ti odio.

Comunque passi da me dopo lavoro? Lancio bottiglie a Lukako e cerco di non farmi ammazzare.

Gli dissi semplicemente ok.
Era tutto normale, eravamo amici, gli amici si vedono e fanno cose da amici come colpire un calciatore sulla pancia con delle bottigliette di plastica.

Mi cambiai gli stivali con le sneaker, mi misi il bomber e andai in macchina per dirigermi ad oppiano.

Stavo per farmi un'ora e mezza di macchina e la cosa non mi pesava affatto.
Ero uscita perfino prima da lavoro per poterlo vedersi allenare almeno mezz'ora.

Chiamai Nicolò per farmi venire a prendere perché ogni volta non sapevo dove infilare la macchina e avevo bisogno della sua posizione per beccare un parcheggio comodo.

Venne velocemente, erano quasi le sette e doveva aver finito l'allenamento.

"Ma una cosa" dissi mentre scendevo dalla macchina, "sei in ritiro o tipo allenamenti post stagione finita?"
Chiusi la portiera e lo seguì fino ad entrare nel centro suning.
"Ritiro, perciò non dovrei avere distrazioni e bla bla, ma non vedo qualcuno che non sia il culo di Lukako da due settimane. Franci è in Belgio per una campagna."
Annuì e poi smisi di camminare, "è una settimana che fissi solo il culo di Lukako?"
Lui fece una triste ammissione di colpa per poi fermarsi davanti a me negli spalti di uno dei cinque campi da calcio d'allenamento.
"Ho due ore prima della cena. Vuoi fare qualche tiro?"
"Sono una schiappa perciò certo che sì."

Era già successo e mi sembrava di essere tornata indietro, a quando ancora non era successo nulla ed eravamo felici di stare insieme ma senza altri pensieri, solo felici.

"Se vuoi chiamo Lukako così lo colpisci con la palla e fai finta che sia stato un errore."
Scoppiai a ridere, "te lo vuoi scopare che parli sempre di lui?"
"Oddio mi ha scoperto. Più che altro mi farei scopare da quel ragazzone."
Calciai la palla per colpirlo e dato che era piuttosto vicino a me ce la feci e guadagnai un suo "Ehi ma sei stronza."

Green Light Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora