Evitai di andare a fare il giro in barca con gli altri perché ero convinta che qualcuno lo avrebbe proposto anche per il pomeriggio successivo e perché avevo voglia di stare da sola, girare per negozi e fare un po' di shopping per risanare l'anima fra le boutique di Portofino e in più erano tutte coppie e onestamente vederli abbracciati due a due sulla boa della barchetta, mi avrebbe solamente fatto venire voglia di buttarmi in mare e legarmi una pietra alla caviglia.
Perché cazzo avevo accettato un weekend fuori circondata solo da coppie?
Anche perché non avevo amici e gli unici due che mi erano rimasti, di cui uno valeva come mezzo, erano fidanzati o sposati.Andai in giro in ciabattine e copricostume, ancora con l'odore di acqua e sale sul corpo ma con qualche livello di abbronzatura in più di ieri.
Avevo un po' di ansia di girare da sola, dato che un'ora prima un ragazzino mi aveva detto di mostrargli le tette ma era pieno pomeriggio e non era giusto doversi sempre sentire non protetta, anche in mezzo alle persone e alle due del pomeriggio.C'era un lieve vento che faceva svolazzare il mio largo kaftano bianco a righe blu e mi dava la sensazione di benessere.
I capelli erano mossi dal mare e il sole picchiava sulla pelle.
Ero in quella che credo si chiami serenità o benessere.
La sensazione durò circa sei secondi perché velocemente mi riempì la testa di pensieri che tentai di schiacciare ma finì solo per pensare ad altro.
Se non pensavo a quello che era successo due ore prima, pensavo a quello che era successo due ore prima ma con Nicolò, se non pensavo a quello pensavo alla situazione con Nicolò in generale e se escludevo quello finivo per pensare a quanto mi sentissi sola e se toglievo anche quel piccolo pensiero, iniziavo a riflettere ai problemi del lavoro ma poi ricordavo che era sbagliato pensare al lavoro durante il weekend, quindi pensavo di nuovo a quanto la mia vita fosse triste dato che davvero mi era sfiorata l'idea del lavoro mentre ero a Portofino.
Ush, sbuffai.
In generale era una vita di merda ma quei secondi con il vento fra i capelli e il sole sulla pelle erano stati carini. Un po' brevi ma carini.In circa un'ora comprai un vestito nero, corto attillato e smanicato, ne avevo almeno altri 3 ma erano simili. Un paio di sandali neri con il tacco squadrato e lievemente storto ed il laccetto fino.
Un bikini rosa opaco molto semplice abbinato con un cappello rosa a visiera tonda e larga e tessuto fresco e degli orecchini a forma di cerchio, spessi mezzo centimetro e larghi quattro.
"Potevamo andare ad Ibiza come fanno tutti" pensai ad alta voce mentre guardavo l'ennesima boutique con posizione privilegiata sul mare e sul porticciolo costeggiato da yatch.
Non tanto perché apprezzavo davvero Ibiza ma perché li c'era la carne fresca anche per me, single e sola.
Invece ero finita per spendere altri soldi in altri vestiti che sapevano non mi servissero ma di cui sentivo la necessità.
Insomma seicento euro per dei sandali erano la necessità, insieme a quelli arancioni che stavo guardando da fuori la vetrina.
"Bellissimi" sussurrai guardandoli: a punta, con i lacci lunghi che potevo allacciare fino al polpaccio e la forma davanti che avvolgeva il piede lasciando uno spazio a triangolo da una fine e l'altra.
Con il vestito nero senza spallini sarebbero stati benissimo.
"Elide?"
Mi voltai velocemente. Avevo quattro buste in mano che sbatterono l'una contro l'altra.
"Andrea" mormorai. Non me lo ricordavo così bello. I riccioli scuri sotto al sole sembrava mi urlassero di toccarli.
Gli occhi erano ancora coperti dagli occhiali da sole a goccia.
"Fai shopping?" indicò con l'indice le buste fra le mie mani, ridendo un po'.
Abbassai il viso sulle buste e poi sulle sue spalla larghe e abbronzate, coperte molto poco dalla canotta bianca e larga.
Sicuramente faceva palestra, aveva delle braccia di almeno 40 cm a riposo.
"No..." mentì allungando la o finale e scuotendo leggermente la testa.
Lui rise mostrandomi i denti perfettamente bianchi.
Mio dio, era un dio.
"Tu che fai? Gli chiesi. Dalla mise sportiva avrei detto niente ma avevo voglia di parlare con qualcuno e soprattutto con lui.
Abbassai un secondo lo sguardo sul piccolo marciapiede bianco sporco per poggiare le buste a terra, non dimenticandomi dei tacchi nell'edificio azzurro dietro di me.
C'era un sacco di blu nella mia vita negli ultimi giorni.
"Stavo per andare a fare una partitella a basket" mi sorrise ancora.
Adoravo come le sue labbra carnose e rosee pronunciavano la parola "partitella".
Dietro il ragazzone davanti me si apriva uno spettacolo naturale che dava a picco sul mare colpito dal sole.
Non avevo ancora notato quanto fosse bella Portofino.
La boutique era abbastanza in alto rispetto al livello del mare, dietro di noi solo i chiottoli, la recinzione in ferro nera che evitava ai bambini di buttarsi giù dalla rupe erbosa per finire in mare.
Io annuì, "giochi a basket? Sei alto tipo l'empire quindi ce lo si aspetta da te" farfugliai non sapendo bene cosa da fare.
Mi sentivo in imbarazzo perché il tizio davanti a me era straordinariamente bello.
Poteva fare la pubblicità del profumo di Dolce e Gabbana, sarebbe stato benissimo in dei piccoli slip bianchi.
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Green Light
Genç KurguNicolò Barella è un gran calciatore sì, uno di quelli che possono diventare grandi, uno dei migliori. Ma eticamente parlando? È simpatico. È socievole. È cordiale. È gentile. Ma vuole tradire quella sta per diventare sua moglie, con la sua migl...