Dodici

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Alla mia domanda si immobilizzò. Per qualche secondo sembrava la statua di cera di sé stesso ed era inquietante.
Anche la carnagione era diventata più chiara.
"Aspetta" riuscì a dire dopo svariati secondi, mettendo le mani avanti in segno di difesa, "cosa ho detto?"
Anche in questi momenti io e lui sembravamo scemo e più scemo.
"Qualcosa come, io penso di essere innamorato di te e anche come glielo dico: io amo Elide. E penso di essere io Elide."
Assottigliai gli occhi, "a meno che non conosci un'altra Elide, il che spiegherebbe il secondo ti amo ma non il primo: penso di essere innamorato di te."
Lui annuì, quasi prendendo atto delle stesse cose che aveva detto lui poco prima.
"Io conosco solo te, nel senso hai un nome strano."
"Grazie?"
"Comunque non pensavo di averlo detto ad alta voce. Se la cosa è imbarazzante cancelliamo dalle nostri menti gli ultimi cinque minuti. Direi che basta, no?"
Scossi la testa. "Io non me lo dimentico."
Sbarrò gli occhi, spaventato, e mosse le mani spostando solamente l'aria.
"Perché?"
Feci spallucce, "non voglio."
"Ma hai due anni."
Misi le braccia conserte. "Mi hai detto che mi ami Barella, come posso cancellarlo scusa."
Assottigliò gli occhi, come se stesse cercando di capire qualcosa. Potevo vedere gli ingranaggi nel suo cervello muoversi lentamente per cercare di far funzionare qualcosa che aveva smesso da tempo di farlo.
"Quindi è una cosa per te importante, che vuoi ricordare?"
Io feci di sì con la testa mentre lui continuava ad avere la sua espressione da Sherlock Holmes dei falliti dipinta sul visetto.
"Quindi tu hai qualcosa da dirmi?"
Scossi la testa.
Non gli avrei detto di amarlo perché nonostante sapessi che provavo svariate cose per lui, molte delle quali erano ancora incomprensibili per me, non volevo dirglielo ora. Non avevo idea del perché ma volevo tenerlo per me ancora per un po'.
"Non mi ami?" chiese in modo diretto, spiazzandomi.
Pensavo non me l'avrebbe mai chiesto, dato che non sono cose che di solito si domandano ma lui era così particolare e strano che potevo aspettarmelo che mi mettesse con le spalle contro al muro.
"Io provo qualcosa per te, penso sia amore, sì. Ma non volevo dirtelo ora."
"Perché?" accrucciò la fronte.
Feci spallucce, "non lo so. Ma non volevo dirtelo così. Volevo organizzarlo."
Lui mi sorrise, quasi rise di me e delle mie manie, "manco io volevo farmi scappare un ti amo in un discorso da disperato ma è successo e in ogni caso lo sento di amarti."
Stavo forse per piangere? Probabile.
"Non ci posso fare niente, è così. Sono pazzamente ossessionato da te. Ti amo, davvero. Mi esplode il cuore. Sto fisicamente male."
Sbarrai gli occhi, "aspè, hai un infarto?" mi alzai preoccupata.
Lui scoppiò a ridere. "Nel senso che quando non ci sei, sento fisicamente del dolore e non so come spiegarlo."
Mi avvicinai a lui per scoccargli un bacio sulle labbra.
Presi un respiro profondo. "Ti amo."

Il momento idilliaco durò circa otto secondi, poi squillò il telefono a Nicolò.
Era sua mamma. Suo papà aveva avuto una ricaduta, non si sapeva il perché o a che cosa fosse dovuto, ma era come se non si ricordasse più chi fosse.

Nonostante lui non volesse lo accompagnai fino a Cagliari.
Conoscevo davvero poco i suoi dato che non erano di Milano, li avevo visti forse un paio di volte e l'idea di vederli in quel contesto non mi entusiasmava ma l'idea di farlo andare da solo, prendere un aereo da solo e permettergli di rimuginare sui suoi pensieri era una cosa che mi strappava il cuore a mani nude.

Durante il volo non scambiammo mezza parola, mi limitai a toccargli i capelli.
Volevo sapere a cosa stesse pensando in quel momento ma fargli domande mi sembrava la cosa più sbagliata da fare in quella situazione, quindi cercai solo di stargli vicino e fargli sentire la mia presenza.

Noleggiò una macchina e velocemente andammo in ospedale.

La sorella Martina e la mamma Rita erano fuori dal pronto soccorso, la mamma fumava una sigaretta e la figlia le stava vicino tenendole una mano sulla coscia.
Gli occhi di entrambi erano rossi e gonfi, avevano forse smesso in quel momento di piangere.

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