Capitolo 22

2.3K 160 33
                                    

SANEM
Guardo mia figlia ride felice, entro nell'ufficio seguita da Can, mi guarda e viene verso di me

< mamma lui mi fa ridere tanto>

indicando con un dito il signor Embre che imbarazzato, si gratta la testa,

< davvero? Sai che lui è il mio capo?>

lei lo guarda più seria

< allora puoi far venire sempre mamma a prendermi a scuola?>

il signor Embre sgrana gli occhi, sicuramente imbarazzato dalla richiesta di Nazli così precisa e diretta, intervengo io

< Nazli che dici? Vengo sempre a prenderti, a volte può capitare che la mamma deve finire un lavoro importante, ma non è colpa del signor Embre>

lei annuisce poi mi guarda quasi arrabbiata

< non mi piace quando viene nonna o zio Osman>

mia sorella interviene

< Nazli dai ora andiamo a comprare un bel gelato e poi andiamo a casa ok?>

sorride poi guarda verso Can, che in tutto questo tempo era rimasto immobile in silenzio ad ascoltare e osservare

< tu come ti chiami?>

le sorride

< io sono Can >

lei lo osserva attentamente

< anche tu lavori qui?>

lui sorride e annuisce con la testa, intervengo

< Nazli anche lui è un mio capo, Can è il signor Embre sono fratelli >

lei mi sorride

< come te e zia Leyla?>

annuisco e sorrido

< mamma posso avere anche io una sorella o un fratello, quando papà torna da lavoro?>

il mio cuore si spezza in questo momento per la richiesta di mia figlia, odio dire le bugie, tantomeno a lei, al tempo stesso mi sento in imbarazzo davanti hai mie capi, Ceycey interviene, la prende in braccio

< non sei ancora stanca di fare tutte queste domande?>

lei fa no con la testa e lui fa una faccia buffa

< allora tu continua, io vado a mangiare un cioccolatino >

la mette a terra e si incammina verso l'uscita della stanza, Nazli mi guarda

< mamma anche io lo voglio>

sorrido

< vai a prenderlo, ora arrivo e andiamo ok? Non fare arrabbiare zio >

mi schiocca un bacio sulla guancia e va con Ceycey.
Noto come Can l'osserva, noto anche che un velo di tristezza ha preso possesso del suo viso, ma ora dovevo affrontare i miei capi in maniera professionale

< signor Embre io.... Vorrei scusarmi per non aver mai detto riguardo mia figlia, mi scuso anche per ciò che è successo poco fa, io sono mortificata>

il signor Embre alza le sopracciglia

< Sanem non hai nulla di cui scusarti, non esiste un contratto che dice di essere obbligati a parlare della propria vita privata, sei qui per svolgere il tuo lavoro e come più volte ti ho detto, sono pienamente, anzi siamo pienamente, soddisfatti di come lo svolgi, l'unica cosa è che se avessi saputo, che il tuo problema con i straordinari era per tua figlia, non ti avrei mai pressata a farlo >

Amore incondizionato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora