Capitolo 13.

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Capitolo 13:

JAKE'S POV.

Come quasi ogni domenica,  mi svegliai alle 7.00 per andare a lavorare.

Solamente per quella settimana, mio padre,  mi diede una specie di vacanza.

"Concentrati più sulla scuola! Cerca di non farti bocciare ancora una volta!" La sua voce nella mia testa.

Durante la settimana di riposo dal lavoro, possiamo  dire che non mi ero per niente concentrato sulla scuola.

Bhe... come facevo?

Avevo conosciuto lei.

Elisabeth.

O meglio...Elis.

Come diavolo facevo a concentratmi?!

In quel edificio passavamo tutti i momenti liberi insieme: 

Alla mensa,  nei cambi dell'ora,  nei corridoio per saltare qualche materia.

Tutti momenti passati solamente con lei.

Momenti bellissimi.

Indimenticabili.

"Cazzo non mi sarò mica innamorato?!"

Appena sveglio decidi di fare una bella doccia per mettere in chiaro le cose dentro la mia testa.

L'acqua bollente scendeva per tutto il mio corpo facendo rilassare i muscoli tesi già dalla mattina.

The dark side of the moon dei Pink Floyd  migliorava del tutto la situazione.

"Cazzo penso di essere innamorato di lei...oh merda!... Jake ma che ti prende! L'ultima volta che ti sei innamorato è andata a finire che lei si è trasferita! Non voglio che lei se ne vada per colpa mia,  se mai succederà qualcosa!"

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Chiusi la porta di casa controllando di aver preso tutto.

Cominciai a scendere le scale.

Arrivai alla porta Elis.

Ci rimasi per qualche secondo davanti con la speranza di ritrovarmela davanti in "pigiama", ma niente.

-Ma che cazzo faccio?! Chi è alzato alle 7.00 del mattino di domenica?! Apperte me,  ovviamente!-

"Bene,  ora mi metto a parlare da solo davanti ad una porta!..." Mi portai le mani tra i capelli tirando leggermente le punte.

-...Dio sono patetico!- Tolsi lo sguardo dalla porta e continuai a scendere le scale per arrivare al portone.

La bici era al solito posto:

Il palo davanti a casa fuori dal marciapiede.

Il lucchetto si aprì, e non ci pensai neanche due secondi a montare sulla  bici.

Ero già in ritardo,  e durante il viaggio mi immaginavo la faccia di mio padre appena fossi arrivato in fabbrica.

Orrenda e arrabbiata a morte.

Non proprio un bello spettacolo alla mattina, per non parlare del suo cazziatone giornaliero.

-Giorno papà... - I miei occhi dritti sul pavimento.

-Sei in ritardo!- Immaginavo perfettamente il tono severo e minaccioso.

"Ciao anche a te papà...si anche io sto bene! Grazie di avermelo chiesto!"

-Lo so...- Andai avanti senza guardarlo in faccia.

-Bene... allora ti fermerai di più dopo pranzo!- Si portò le maniche della sua camicia a quadri sui gomiti  per dare aria ai polsi.

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