Capitolo 1.

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Capitolo 1 :

Mi sveliai di colpo.

I miei occhi erano diretti dritti al soffitto.

Gli sentivo sgranati dalla paura causata dall'incubo che stavo vivendo pochi secondi prima.

Mi appoggiai sui gomiti alzandomi solo di qualche centimetro.

Mi guardavo intorno.

La mia camera era ancora spoglia, non vissuta, sommersa dagli scatoloni, color caffellatte, che contornavano le mura della stanza.

Le uniche cose di normale erano il letto su cui dormivo, l'armadio, ancora vuoto all'interno, nella parete più grande.

Mi resi conto che quello era solo un brutto sogno: Il primo giorno di scuola in una città nuova, non poteva andare così male.

La sveglia avrebbe preso a suonare da un momento all'altro, cominciai ad elaborare il pensiero di una nuova vita.

Pensavo a quello che sarebbe potuto succedere ad una sfigata come me, il primo giorno, in una scuola mai vista prima.

La sveglia scattò col suo persistente rumore, mi alzai svogliatamente dal letto.

Andai in bagno e diedi un'occhiata alla mia immagine riflessa sullo specchio.

-Elisabeth, Elisabeth, Elisabeth...-

Continuai a dire il mio nomefisaandomi negli occhi azzurri.

Mi diedi una manata leggera sulla fronte, pensando di essere una scema così, me ne andai dal bagno sbuffando.

Mi preparai tutta di fretta, con la paura di fare tardi a di perdere la metro.

Feci colazione in fretta e in furia e arrivai con cinque minuti di anticipo alla fermata.

Devo dire che non avevo mai preso la metropolitana.

A Forks non ce n'erano.

Ho perennemente preso lo scuolabus o la macchina di mio padre.

La metro era proprio come la facevano vedere nei film.

Assomigliava a quella di Harry Potter, con le piastrelle verdone che pareti e pavimenti, per terra c'era di tutto.

Sigarette, cartine, pezzi di plastica...

Poteva esserci un micro mondo in ogni centimetro.

C'era molta gente, troppa per le mie abitudini.

Osservato delle persone, mi inventato delle storie fantastiche basandomi sulle loro espressioni.

Le guardavo attentamente, per osservare ogni ruga del viso, ogni lineamento, ogni lentiggine.

Giravo lo sguardo da tutte le parti da persona a persona.

La metro sarebbe arrivata da un momento all'altro, ma un volto rapì la mia attenzione.

Era un ragazzo.

Un ragazzo dall'aria assente, fissava per terra, probabilmente era incantato, rapito dalla musica che proveniva dalle cuffiette che indossava.

A primo impatto mi sembrò un ragazzo dalla storia interesaante.

Fui attratta dalla sua figura, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.

I suoi capelli spettinati, di un castano ramato, non tanto evidente sotto la luce morente delle lampade al neon.

La sua faccia non era molto in vista, notavo solo le ciglia lunghe.

That MetterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora