Capitolo VII

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Avevo appena passato la serata più bella da non so quanto tempo. Piano piano, sentivo che la strana sensazione che mi aveva avvolta prima stava scomparendo, e questo mi sollevò. Andai in cucina, dove mi accorsi che avevo lasciato ancora la mia cena sul tavolo. Ormai la carne era fredda e non più tanto buona, per cui dovetti buttarla via. Sistemai la cucina e poi salii al piano di sopra. Lanciai la borsa sulla sedia della scrivania e andai in bagno. Mi feci una doccia veloce e mi preparai per dormire. Intanto ripercorrevo nella mia mente quella favolosa serata. Indossai il pigiama e mi buttai sul letto. Poi misi le cuffie e feci partire una playlist di canzoni romantiche. Ripensai a tutto ciò che era successo in quei due giorni, non volevo dimenticare nulla. Alla fine mi addormentai.

Sognai che stavo passeggiando con Carlisle nel tardo pomeriggio. Non sapevo che strada fosse, ma intuivo che eravamo vicini all'ospedale. In giro non c'era nessuno. Da sola con Carlisle, era veramente un sogno bellissimo! Eravamo in silenzio, ma la passeggiata era molto piacevole, mi piaceva stare con lui. Ad un certo punto divenne buio, il vento iniziò a soffiare e la strana sensazione mi avvolse, ancora più forte della sera prima. Mi voltai verso Carlisle, che era diventato ancora più pallido di quanto non fosse già, ed una voce nella mia testa mi sussurrò:

"Scappa"

Io dissi di no, ad alta voce, e Carlisle mi guardò in un modo strano. I suoi occhi erano diventati scuri, quasi neri, e sembrava in conflitto con sé stesso. Potevo cogliere anche dello spavento nel suo sguardo, e la cosa mi sorprese. La voce continuava:

"Scappa. Scappa"

E io continuavo:

"No. No."

Ma intanto mi stavo allontanando contro la mia volontà, con il vento che mi spingeva, e Carlisle tentava di raggiungermi. Sul suo volto era dipinta un'espressione preoccupata, che mi fece rabbrividire, non sapevo perché. Sul mio volto invece c'era la paura. Avevo i capelli scompigliati dal vento che mi andavano sulla faccia, e sentivo le lacrime che stavano per scendere e che mi offuscavano la vista sempre di più. Carlisle mi tese la mano, e tentai invano di prenderla. Sfiorai appena le sue dita, fredde e dure come il marmo. La voce, alla fine, gridò:

"SCAPPA!"

"NO!"

Mi risvegliai alzata di scatto nel letto. Avevo il cuore che batteva all'impazzata e la fronte era imperlata di sudore. Avevo ancora una cuffia addosso, e la musica andava ancora. La spensi e presi un respiro profondo. Avevo veramente le lacrime agli occhi, quell'incubo mi aveva scossa anche nella realtà. Mi alzai barcollando dal letto ed andai in cucina a prendere un bicchiere d'acqua, che bevvi lentamente mentre riacquistavo lucidità. Poi tornai in camera e guardai l'orologio: era l'una di notte.
- Fantastico- pensai scocciata mentre mi rimettevo a letto. Ora ero un po' più lucida, e tentai di capire cosa esattamente fosse successo in quel sogno. È vero, spesso i sogni non significano nulla, ma quello era diverso, era un sogno lucido, e mi capita molto raramente di farne. Perché sarei dovuta scappare da Carlisle? E perché quella fastidiosa sensazione di sovrannaturale mi perseguitava perfino nei sogni? Carlisle c'entrava qualcosa? Tentavo di dare una risposta sensata a quelle domande, ma non riuscivo a trovare nulla di plausibile. Mi sdraiai, ma continuai a rigirarmi nel letto con mille pensieri e domande in testa. Mi addormentai molto dopo, verso le tre del mattino. Per fortuna non feci nessun sogno. La sveglia suonò alle otto, e mi svegliai a fatica. La nottata mi aveva distrutta, e mi sarebbe piaciuto dormire ancora un po'. Ma ormai mi ero svegliata ed avevo anche delle cose da fare, per cui dovetti alzarmi. Andai in bagno e mi specchiai: ero in condizioni pietose. Avevo i capelli disordinatissimi, il segno di una lacrima sulla guancia ed un accenno di occhiaie. Sembravo quasi uno zombie.
- Tsk, come se esistessero-, pensai tra me e me. Perché non esistono, giusto? Le creature sovrannaturali non esistono, è ovvio. Ma chi lo dice?
- Mi sa che ho letto troppi fantasy-, mi dissi, e probabilmente era vero. Decisi quindi di inserire quelle domande nel cassetto del mio cervello "cose a cui penserò dopo" e di darmi una sistemata. Mi pettinai e mi lavai la faccia, poi misi un po' di correttore per nascondere le occhiaie. Infine mi misi una delle mie amate salopette e una maglietta a maniche corte. Poi scesi in cucina e mi preparai la colazione. Mangiai lentamente, avevo ancora sonno. Dopo mangiato controllai il frigorifero e mi accorsi che dovevo fare la spesa. Erano quasi le nove e mezza, ma visto che non sapevo dove fosse il negozio di alimentari avrei dovuto girare per un po' (trovai molto più interessante il rischio di perdermi piuttosto che usare Google Maps), quindi decisi di uscire. Presi la borsa e l'ombrello, visto che il cielo era nuvoloso, ed uscii di casa.

Come i girasoli col sole ||Carlisle Cullen Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora