Capitolo X

228 15 2
                                    

Scesi in cucina e misi sul fuoco l'acqua per la pasta. Mentre apparecchiavo la tavola, feci partire sul telefono le canzoni di Emanuele Aloia. Amavo quel cantante, le sue canzoni erano stupende, e adoravo le citazioni storiche nei suoi testi. Riusciva a comunicare semplicemente citando un quadro: il Bacio di Klimt, la Monna Lisa, la Notte Stellata...
Mi lasciai trasportare dalla musica. Buttai la pasta, cantando "Sakura" a squarciagola. Sperai che in quel momento non fosse passato nessuno lungo la strada, perché probabilmente mi avrebbe presa per pazza. Continuai a cantare, fino a che la pasta non fu pronta. Mentre la versavo nel piatto, partì "Girasoli", la mia canzone preferita. Una volta avevo addirittura cercato un tutorial su Youtube per imparare a suonarla con il pianoforte di mia mamma, a discapito delle sue orecchie.

"Nei tuoi occhi ho visto i Girasoli di Van Gogh, e ti ho sentita più vicina per un attimo..."

Mentre cantavo il ritornello, non mi accorsi subito di ciò che diceva la canzone, dopo le tante volte che l'avevo cantata mi veniva automatico. Solo quando la canzone finì e mi sedetti a tavola realizzai. Spensi la musica e ripetei sottovoce il versetto del ritornello.

"Nei tuoi occhi ho visto i Girasoli di Van Gogh"

I girasoli, il mio fiore preferito. Il fiore del sole, del colore dell'oro. E io, i girasoli, li avevo visti negli occhi di una persona. Negli occhi di Carlisle. Quegli occhi che mi avevano colpita fin da subito, indescrivibili, unici. Sorrisi a quei pensieri. Quel ragazzo mi aveva fatto qualcosa, non era possibile che ogni cosa la ricollegavo a lui. Mi stavo forse... prendendo una cotta? No, no e ancora no. Lo conoscevo da tre giorni, e in tre giorni si stringe a malapena un'amicizia. Non aveva alcun senso. Iniziai a mangiare per tentare di scacciare quei pensieri, ma la cosa non funzionò affatto. Prendermi una cotta per Carlisle era insensato e non mi avrebbe portata da nessuna parte. E questo per un semplice motivo: non sarei stata ricambiata. Mi tornarono in mente i pensieri che mi avevano assalita non appena ero uscita dall'ospedale il giorno prima. Era passato solo un giorno? A me era sembrata un'eternità, con tutto quello che era successo. Su quel muretto avevo elencato tutti i motivi per cui Carlisle non aveva alcun motivo di essere interessato a me. E la cosa più assurda è che nonostante questa certezza, la mia mente lasciava sempre un barlume di speranza, come a dire: "Ti faccio fare film mentali inutili, solo per farti sperare". Bello essere fregata pure dal proprio cervello. Ero sempre stata una ragazza razionale, e per questo ero consapevole del fatto che era praticamente impossibile che interessassi a Carlisle. Anche perchè un ragazzo come lui che, ripetiamolo, era un dottore, biondo, alto e sembrava un divo del cinema, stando con me non avrebbe guadagnato nulla. Io ero una ragazza normalissima, capelli e occhi marroni, magra, abbastanza alta. Ragazze simili me ce n'erano a migliaia. Carlisle meritava il meglio, non di certo una come me. Senza contare il fatto che ero mezza scappata di casa, in uno stato che conoscevo a malapena e quasi completamente al verde.
Intanto, senza accorgermene, avevo finito la pasta, perciò mi alzai e misi il piatto e le posate nel lavandino. Li lavai tentando di capire che problemi avesse la mia mente per ricollegare una canzone agli occhi di una persona. A quanto pare, molti. Una volta finito, decisi che per concludere la serata la cosa migliore sarebbe stata guardare un buon anime. Andai quindi in salotto e accesi la TV. Vidi che c'era l'opzione Netflix, per cui feci l'accesso con il mio account e iniziai a scorrere tra i titoli. In quel periodo stavo guardando My Hero Academia, ero circa a metà della seconda stagione. Decisi quindi di andare avanti, perchè quell'anime mi piaceva tantissimo. Finalmente riuscii a distrarmi dai pensieri che mi avevano assillata per tutta la sera, guardando Bakugo che faceva esplodere cose e Deku che si rompeva le ossa. Ok, forse non è il modo migliore per descrivere My Hero Academia, ma se dovessi riassumere quegli episodi direi questo. Fu la parte ironica e coinvolgente di quell'anime che mi accompagnò, un episodio dopo l'altro, per buon parte della serata. Guardai sei episodi, uno dietro l'altro. Avrei voluto andare avanti, ma mi accorsi che erano le nove e mezza, e visto che avevo un po' di sonno arretrato non volevo andare a dormire dopo le dieci. Spensi la TV, quando nella testa mi balenò un'idea pazza: chiedere a Carlisle di vedere un film da me. Non so come mi venne quest'idea, ma mi accorsi che avevo voglia di rivederlo e questa sarebbe stata una buona occasione per parlargli. Presi il telefono, un po' in ansia, digitai il numero che c'era sul biglietto da visita e lo chiamai. Portai il telefono all'orecchio, e sentii che stava suonando. Carlisle rispose immediatamente.

"Pronto?", disse con la sua voce melodiosa.

"C-ciao Carlisle, sono Chiara. Ti disturbo?"

Nell'udire la mia voce sembrò sorpreso, ma mi rispose subito:

"Ciao! Come stai? Tranquilla, non disturbi affatto"

Menomale, disturbarlo era l'ultima cosa che volevo.

"Io sto bene grazie, e tu? Senti, volevo chiederti se ti andrebbe, domani, di passare da me a guardare un film..."

"Molto volentieri! Per che ora?"

Mi rispose con fermezza, ma era evidente che non se l'aspettava.

"Per le otto può andare bene?"

"Va benissimo! Grazie mille!"

"Grazie a te per aver accettato! Ci vediamo domani, buona notte!"

"Buona notte Chiara"

Disse quell'ultima frase con un sincero affetto, e questo mi emozionò. Chiusi la chiamata, felicissima. Avrei passato del tempo con Carlisle, da soli per giunta! Però sarei dovuta essere perfetta, per cui, per non rischiare di evocare un altro zombie in me, andai in bagno, mi lavai i denti e mi sistemai. Poi andai in camera, misi il pigiama e mi fiondai sotto le coperte. Spensi le luci e mi sdraiai sperando, nonostante i mille pensieri che avevo in mente, di addormentarmi presto.

Come i girasoli col sole ||Carlisle Cullen Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora